Tra poche ore sapremo se la più che decennale battaglia politica di Nessuno tocchi Caino e dei radicali per la moratoria delle esecuzioni capitali nel mondo sarà un successo come è possibile, oppure se i sostenitori della pena di morte riusciranno, ancora una volta, come in passato, a tendere quelle trappole e quelle imboscate che finora l’hanno resa impossibile.
A prescindere dal risultato che si avrà dall’assemblea delle Nazioni Unite, qualche riflessione si può comunque fare fin da ora.
1) Marco Pannella, con Emma Bonino, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Rita Bernardini (e non va dimenticata Maria Teresa Di Lascia, a cui tanto dobbiamo), e altre e altri compagne e compagni che per “comodità” non citiamo, sono stati i protagonisti, i “campioni” di questa battaglia politica. E tuttavia hanno dovuto patire da anni un vero e proprio ostracismo da parte dei mezzi di informazione, pubblici e privati; e in particolare dai programmi di approfondimento politico. E non si obietti che qua e là “briciole” di informazione e di possibilità di comunicazione sono stati offerti. Si tratta, appunto, di “briciole”, costituiscono le foglie di fico alle contestazioni di quanti lamentano la mancata informazione. Per fare un piccolo esempio: nessuno ha spiegato – e non si è avuto modo di chiarire – perché “moratoria” e non abolizione delle esecuzioni capitali.
2) Gli spazi di informazione su questi temi, come sulle altre proposte radicali, lo si devono non per una sensibilità giornalistica di chi per mandato e mestiere deve assicurare informazione; piuttosto lo si deve a lunghi scioperi della fame e della sete, a denunce, proteste, occupazioni, lotte politiche per vedersi riconosciuto l’elementare, liberale, einaudiano diritto del “conoscere per deliberare”. Senza queste lotte, senza la mobilitazione di decine di radicali in tutta Italia, il silenzio e la mancanza di informazione sarebbero stati totali.
3) Resta intatta la questione di un risarcimento di informazione da parte di chi non ha saputo, voluto e potuto assicurare informazione sulle proposte e sui temi dell’iniziativa radicale: dalla giustizia alla libertà di ricerca scientifica, dalla laicità alla moratoria delle esecuzioni capitali: tutti temi su cui non c’è stato reale confronto e dibattito. Del tutto insoddisfacente, deficitaria, è stata l’informazione.
4) La stessa classe politica italiana – in questo non ci sono differenze tra la maggioranza di Governo e l’opposizione – sembra non aver colto appieno il senso politico, civile e umano dell’iniziativa della moratoria; non si è compreso – non si è voluto comprendere, quasi si sia avuto paura di vincere – che una vittoria sulla moratoria costituisce una vittoria di tutti.
Se, come tutti ci auguriamo e vogliamo credere, tra qualche ora questa battaglia sarà vinta, certamente spunteranno molti “padri” a rivendicarne il merito. È già accaduto altre volte, e non sarà certo l’ultima. E forse una riflessione su tutto ciò sarebbe opportuna.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 17 dicembre 2007)