Una serata fredda, molto fredda. Un’occasione triste. Una preghiera, però che ci ha riscaldato i cuori. In silenzio, davanti a una miriade di candele che si univano per formare una croce tremolante, al centro del cerchio formato dai partecipanti, abbiamo pregato, ci siamo commossi, abbiamo ascoltato i pastori valdese e battista. Abbiamo meditato sulla Scrittura, sull’amore di Dio verso gli uomini e su come «uccidere nel nome di Dio sia la peggiore bestemmia verso il Signore» come ha detto il pastore valdese Pawel Gajewski commentando un passo della Genesi.
Makwan era al centro dei nostri pensieri, assieme agli altri diecimila vittime del genocidio degli omosessuali in Iran, molte delle quali senza nome e senza volto. Una strage degli innocenti verso la quale ci sentiamo impotenti, forse anche colpevoli. Una strage per cui non dobbiamo chiedere vendetta ma giustizia e perdono. E chiedendo giustizia e perdono al Signore abbiamo pregato anche e soprattutto per i carnefici, per i responsabili di tanta empietà e ingiustizia. Perché lo Spirito possa illuminarli e condurli verso l’amore di Dio che è l’unico che permette di amare il prossimo.
Andrea Panerini
(da REFO di Firenze, 14 dicembre 2007)