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Daniele Dell’Agnola. Gli “Hans Brehme” e Laura Pariani 
Un connubio di altissimo livello artistico dedicato ai bambini
10 Dicembre 2007
 

Il Quartetto di fisarmoniche Hans Brehme, composto da Paolo Vignani, Mario Milani, Roberto Sgaria e Anna Uccelli (fisarmonica basso), si è esibito domenica 9 dicembre, nel secondo concerto organizzato nell’ambito di “Musibiasca”, una rassegna musicale promossa da diverse associazioni culturali attive nel borgo di Giornico (Cantone Ticino) e che prevede sette concerti tra novembre e gennaio. Il rinomato quartetto ha eseguito musiche di Astor Piazzolla: oltre alle conosciute melodie di Adios Nonino, Oblivion, Chiquilin de Bachin, il mantice e le dita dei quattro bravissimi musicisti hanno deliziato il pubblico con un brano che Piazzolla ha composto proprio per quattro fisarmoniche: Ballet tango. Si tratta di una partitura complessa dal punto di vista tecnico e dell’interpretazione, che Vignani e compagni hanno gestito con grande equilibrio: sono in quattro, ma sembrano un solo organismo che muove musica, il fraseggio è impeccabile, l’impasto degli sguardi che i concertisti si scambiano mette in mostra un’esperienza d’assieme più che ventennale.

 

Assieme al quartetto, sul palco di Giornico si è presentata Laura Pariani, con un leggio, la sua voce che incanta recitando e il suo romanzo Dio non ama i bambini, edito recentemente da Einaudi e ambientato nell’Argentina d’inizio Novecento. La scrittrice ha scelto di trasmettere al pubblico le sofferenze narrate nel libro attraverso una lettura efficace, pervasa dal velo della malinconia. La “colonna musicale” (dire “sonora” mi pare riduttivo) di alto livello, questa storia dedicata ai bambini, il connubio tra letteratura e musica, favoriscono un’interessante tensione tra il pubblico. Incontro Laura Pariani subito dopo l’evento, per due parole di commento:

«Io credo in una letteratura letta ad alta voce. Inoltre raccontare storie è un bisogno dell’essere umano, un bisogno che a volte, quando si è adulti, si dimentica. Così ho deciso di presentare il mio libro leggendo dei brani e collaborando con il Quartetto Hans Brehme, preferendo questa soluzione alla classica conferenza con un critico letterario. In fondo ciò che scrivo è ciò che ho letto».

 

Allora possiamo invitare a leggere il romanzo con le musiche eseguite dal Quartetto in sottofondo. È una storia vera e siamo nel 1912. Un assassino gira per Buenos Aires, ammazza i figli degli immigrati italiani. È una strage di bambini. Jacopo Jaworski trova i cadaveri. L’assassino rimane impunito per molto tempo. Di tutta la storia, Laura Pariani dà piccoli assaggi, invasa da grande tristezza:

«Sì, perché questa è una storia di morte. Quando ho iniziato a scrivere mi sentivo indignata: pensi che la polizia ci ha messo sette anni ad arrestare l’assassino! Il mio è un libro dedicato ai bambini perché viviamo in un mondo che non li ama molto, i bambini», aggiunge Pariani. Ma il suo riferimento non coglie unicamente immagini di realtà lontane. No. Dall’Argentina del 1912 all’Europa del 2007, rimane la sensazione che il mondo sia ostile nei confronti dei bambini che sognano, disegnano, immaginano, ascoltano e chiedono di essere ascoltati.

«Il nostro mondo non ama i bambini anche soltanto perché non li fa. E i bambini, nella storia, conoscono la verità, basti pensare al disegno della Brigida, che riprende l’indentikit dell’assassino. E c’è pure una banda di bambini che ha in mano le prove! Ma i bambini non sono considerati testimoni attendibili, nessuno ascolta i bambini».

 

E allora Pariani, nella seconda parte del romanzo (…e i bambini lo sanno) dà voce proprio al punto di vista dei bambini. Il punto di vista più alto, cioè il vero, si svolge davanti ai loro occhi e loro riescono ad intuirlo. Al lettore piacerà il “realismo” del testo contaminato da spagnolo e dialetto lombardo. È una cruda bellezza attraverso la quale si delinea un ponte tra Argentina e Italia che sta caro all’autrice di Tango per una rosa (Casagrande) e de Il paese delle vocali (Casagrande). Dio non ama i bambini narra la realtà del passato, dell’immigrazione, dell’emarginazione e della povertà, dove non c’è tempo da dedicare alle carezze. E ancora ci chiediamo, assieme a Laura Pariani, se nella nostra realtà, più ricca, quel tempo che Micheal Ende narrò in Momo, lo abbiamo ritrovato o se i signori grigi non siano più vivi che mai.

 

Daniele Dell’Agnola

scrittore, musicista

 

(Questo servizio uscirà anche sulla pagina culturale del quotidiano La Regione del Ticino)


Foto allegate

Einaudi, 2007, pagg. 305, Euro 18,00
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