Presentazione di Zaa Nkweta. All'età di 29 anni, Malalai Joya è il membro più giovane del Parlamento afgano. È stata eletta nel settembre 2005, risultando seconda come numero di voti nella provincia di Farah. Si è guadagnata riconoscimenti internazionali per aver parlato contro la corruzione in Afghanistan ed ha ricevuto numerose minacce di morte. Il 22 maggio 2007 è stata sospesa dal Parlamento a causa delle sue critiche ai signori della guerra ed al governo centrale. Il direttore del nostro notiziario, Paul Jay, ha realizzato la seguente intervista.
Paul Jay: Malalai, quando io ero in Afghanistan nel 2002, a girare un filmato, la gente era ottimista. Direi che sentivo soprattutto due cose: la grande gioia per la fine del regime talebano e la speranza di cambiamento. Ma un'altra cosa che sentivo spesso era che se gli Usa e le truppe occidentali erano seri la loro prima azione doveva essere il disarmo dei signori della guerra. Cos'è accaduto da allora? Perché non penso che avrei il coraggio di girare un filmato in Afghanistan ora, da quanto pericoloso il paese è diventato.
Malalai Joya: I sentimenti del nostro popolo, quando la dominazione talebana cessò, erano gli stessi di quando i russi se ne andarono e i mujahideen andarono al potere. La gente era felice: adesso che questi vanno al potere, pensavano, porteranno prima di tutto sicurezza, poi democrazia, e diritti per le donne, perché questi sono valori nel nostro paese.
Ma sfortunatamente questi gruppi non sono mujahideen per davvero, sono fondamentalisti, e la fondazione dei loro sette/otto partiti era nei programmi della CIA e dell'ISI (Centrale di spionaggio e controspionaggio pakistana). Ecco perché hanno subito cominciato a lottare fra di loro per il potere. E dal 1992 al 1996, hanno ucciso 65.000 innocenti solo a Kabul, e hanno commesso enormi violenze contro i diritti delle donne e i diritti umani in genere. Gli stessi crimini dei talebani. Dopo la fine del loro dominio la nostra gente era piena di speranza che qualcuno per bene salisse al governo, gente democratica e dalla menteaperta.
Paul Jay: Però, quando leggiamo i reportage dei media sull'Afghanistan, la storia di base che ci raccontano è che la democrazia è assediata da talebani estremisti e che le truppe canadesi e americane combattono per difendere questo governo democratico.
Cosa pensi di quel che i nordamericani sentono della questione?
Malalai Joya: Questa è la politica tipica degli Usa: vogliono gettare polvere negli occhi della gente, in tutto il mondo, affinché si dica che è bene avere eserciti in Afghanistan, andare in Afghanistan a liberare la gente. Disgraziatamente, non solo le truppe non hanno portato sicurezza al paese, ma l'hanno ulteriormente sacrificata. C'è stato questo sondaggio, in Afghanistan, a cui la maggior parte delle persone ha risposto "va bene" rispetto alla presenza di eserciti stranieri, ma quel che non viene detto è che il sondaggio non ha coperto l'intero paese. Perché?
Perché oggi il governo di Karzai non ha controllo al di fuori di Kabul. Chi ha fatto il sondaggio non ha potuto neppure andarci, nelle province più lontane, per ragioni di sicurezza.
Paul Jay: La gente nel sud, attorno a Kandahar e simili, ho sentito che in maggioranza costoro probabilmente vorrebbero che le truppe straniere lasciassero il paese. Ma a Kabul la situazione, credo, è più complicata. La gente di Kabul vorrebbe che gli eserciti se ne andassero?
Malalai Joya: La nostra gente resta vittima comunque della situazione. Se le truppe se ne vanno, è possibile che la guerra civile abbia inizio in Afghanistan. Ma se queste truppe restano in Afghanistan a fare gli interessi degli Usa, che sono una democrazia fasulla e la farsa della guerra al terrorismo, è altrettanto possibile un altro 11 settembre da qualche parte nel mondo.
È per questo che noi diciamo: scegliamo un'altra alternativa che minimizzi almeno le minacce di guerra civile.
Paul Jay: Cosa dovrebbero dire i canadesi e gli americani ai loro governi? Cosa pensi che vogliano gli afgani dagli stranieri?
Malalai Joya: Tu sai che io conosco il popolo afgano. Vogliono essere liberi. Non accettano l'occupazione. Come ho già avuto occasione di dire, brevemente, in altre occasioni, chiunque conosca un po' di storia del nostro paese capisce che non accettiamo le occupazioni. Se gli Usa e i loro alleati continuano con un certo tipo di politiche, prima o poi si troveranno di fronte la resistenza della nostra gente.
Nelle province più distanti la situazione è sempre peggiore, in special modo riguardo alla sicurezza, che è così importante per noi. Oggi ci troviamo tra due potenti nemici, mujahideen e talebani. Come in un sandwich, da una parte c'è l'Alleanza del nord, che la pensa allo stesso modo dei talebani, e che è andata al potere con il sostegno degli Usa: la gente non ne può più di questi corrotti, signori della guerra, e governatorati basati sulla droga. Prendi Rashid Dostrum, uno dei criminali denunciati anche da Human Rights Watch. Lui ha il suo governo personale, e non obbedisce a quello di Kabul. Hanno le loro prigioni, questi fondamentalisti, come Sayyaf o Rabbini, e la lista sarebbe lunga, ma questa è comunque l'Alleanza del nord che controlla l'Afghanistan. Per questo noi diciamo che sono più pericolosi dei talebani.
Paul Jay: Cosa possiamo fare per aiutare te nel tuo lavoro, e le persone come te?
Malalai Joya: Ovviamente l'atto del Parlamento che mi espelle è completamente illegale, contrario alla libertà di parola. Stanno concedendo amnistie ai criminali, perché sono loro stessi, si perdonano da soli. È facile per loro. Oggi hanno buttato fuori me, domani espelleranno il prossimo parlamentare democratico che li contrasti. Non è la prima volta, per me, mi hanno sospesa sin da quando il Parlamento si è costituito. E in seguito, ogni volta in cui volevo parlare, mi spegnevano il microfono. Non vogliono sentire la verità. Mi hanno minacciata di morte. Lo stesso Sayyaf, nel bel mezzo del Parlamento, ha dichiarato: «Diamole qualche colpo di coltello, così dopo capirà chi sono i mujahideen».
Questa gente controlla il paese. Alcuni sono deputati, altri ministri, ambasciatori, governatori, comandanti, e controllano l'Afghanistan. E la nostra gente è in ostaggio, nelle loro mani.
Non so che dirti, questa è la situazione.
(Trascrizione dell'intervista rilasciata a The Real News Network,
trad. Maria G. Di Rienzo, novembre 2007)