In Italia si pubblicano dissidenti come Valladares, De Armas e Machover
A Madrid cubani in marcia per i diritti umani
A Santiago de Cuba la polizia profana una chiesa per arrestare dissidenti
L’Unione europea dell’esilio cubano convoca per il 9 dicembre una marcia a Madrid in favore di una Cuba democratica e per celebrare la giornata dei diritti umani. In Italia un’editoria piccola ma consapevole pubblica testi importanti scritti da dissidenti come Armando Valladares (Contro ogni speranza. 22 anni nel gulag delle Americhe dal fondo delle carceri di Castro, Spirali Edizioni), Armando De Armas (Miti dell’antiesilio - Spirali) e Jacobo Machover (Totalitarismo tropicale - Ipermedia). Tutto questo movimento culturale dà la speranza di un cambiamento e fornisce strumenti per capire il vero volto di una terra soggiogata da una spietata dittatura. Per fortuna si sta rompendo il muro di omertà costruito da Latinoamerica, Gianni Minà, le varie associazioni Italia-Cuba e i gruppi organizzati filogovernativi. Criticare il governo cubano non vuol dire essere contro Cuba. Tutt’altro! Significa lottare per la libertà e per il processo di autodeterminazione di un popolo.
Se in Europa si registra nuovo fermento letterario e politico, a Cuba la situazione è sempre più grave perché la polizia reprime sul nascere ogni tentativo di ribellione. Il 4 dicembre scorso, a Santiago di Cuba, sono stati arrestati diciotto attivisti dei diritti umani, dopo che le autorità avevano impedito di marciare per strada esponendo cartelli antigovernativi. Tra gli arrestati ci sono Rolando Rodríguez Lobaina, Eliecer Consuegra Rivas e Gerardo Sánchez Ortega. I diciotto fermati vanno ad aggiungersi a una lista di altri 29 dissidenti sottoposti a carcerazione preventiva perché considerati pericolosi controrivoluzionari. Wilfredo Cancio Isla, giornalista del Nuevo Herald, scrive che gli oppositori arrestati sono stati picchiati e ammanettati all’interno della chiesa cattolica Santa Teresita de Jesús.
«Si è trattato di un assalto terroristico» conferma il sacerdote José Conrado Rodríguez (foto), parroco della chiesa profanata. «La polizia è entrata nel tempio aprendo la porta a pedate, io sono uscito a chiedere spiegazioni, meravigliato da un insolito atto di violenza che incrina le relazioni tra chiesa cattolica e governo cubano». José Conrado, noto per una posizione critica nei confronti del governo, qualifica l’infausto evento come una vera e propria profanazione, compiuta con gas lacrimogeni e violenze gratuite ai danni di un gruppo di fedeli.
«Non ricordo un incidente simile di profanazione di una chiesa in 48 anni di questo governo», aggiunge l’attivista Elizardo Sánchez. In realtà una cosa simile era avvenuta all’Avana nel 1966, ma allora bisognava arrestare un fuggitivo che si era rifugiato nella chiesa di San Francesco. «Si è trattato di un episodio increscioso che non dovrà ripetersi mai più», conclude l’Arcivescovo di Santiago, monsignor Dionisio Garcia Ibáñez. La polizia ha colpito perché un gruppo di dissidenti sfilava pacificamente indossando decalcomanie con la scritta «Yo no coopero con la dictadura» e cartelli antigovernativi. Il governo cubano è preoccupato per il crescente aumento di manifestazioni in vista del giorno dei diritti umani e l’opera repressiva della polizia non fa presagire niente di buono.
Gordiano Lupi