Chiara Lalli
Dilemmi della bioetica
Liguori Editore, 2007, pagg. 240, € 17,00
Spesso sono i bambini a porre le domande più imbarazzanti e più difficili, e sono quasi esclusivamente i bambini a intestardirsi di fronte a un divieto: “perché no?”. Questa è la domanda che tutti dovrebbero formulare in presenza di un divieto. E in mancanza di una valida ragione, il divieto dovrebbe essere considerato illegittimo. Tanto il divieto di uscire a giocare all’imbrunire, quanto quello di ricorrere all’eutanasia o alla fecondazione eterologa. Perché no?
Una simile domanda sposta l’onere della prova sulle spalle di quanti desiderano vietare. E prende sul serio un diritto tanto sbandierato quanto poco rispettato: la libertà individuale. Bene prezioso che impone a chi intende limitarne il dominio di giustificare e supportare con argomenti saldi gli impedimenti morali e legali.
Nei dibattiti e nei testi normativi che riguardano le questioni bioetiche raramente sono presenti (buoni) argomenti. Ogni volta che si vuole negare o limitare la sperimentazione embrionale o il trasferimento nucleare, il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza o alle tecniche di procreazione assistita, dovrebbe essere necessario rispondere a quella domanda in modo soddisfacente.
La differenza rilevante non è rappresentata dall’appartenenza ad una qualche area (bioetica laica e bioetica cattolica), piuttosto nell’essere in grado di offrire valide ragioni.
Chiara Lalli è docente di Logica e Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ha pubblicato articoli di bioetica, filosofia pratica e filosofia della medicina, e ha curato insieme a Fabio Bacchini una raccolta di saggi teorici sull’amore (Che cos’è l’amor, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2003). Con Liguori ha pubblicato Libertà procreativa (2004) e Dilemmi della bioetica (2007).