Quando un Governo vuole veramente fare, lo fa tramite decreto legge o ponendo la fiducia. Quando invece dovrebbe farlo ma non può, emana un disegno di legge e poi se ne dimentica. Quando proprio non ha alcuna intenzione di farlo, approva i piani d’azione.
La legge Fini-Giovanardi, una delle più repressive nel mondo occidentale, è in vigore ormai da quasi due anni (infatti compierà il suo secondo compleanno il 30 dicembre prossimo). Fu approvata dal Governo Berlusconi all’interno di un decreto legge urgente sulla sicurezza alle Olimpiadi invernali di Torino. All’epoca il centro-sinistra promise battaglia per il modo con cui la legge fu approvata. Qualche mese dopo fu eletta una maggioranza e formato un Governo che avevano fra i propri mandati elettorali anche quello di abrogare la Fini-Giovanardi.
Nonostante i continui e settimanali annunci del povero ministro della Solidarietà sociale –con delega sulle tossicodipendenze– Paolo Ferrero, su una imminente abrogazione della legge Fini-Giovanardi, questa è sempre lì, immodificata, perenne. È sopravvissuta anche alle dichiarazioni di intenti pronunciate al “seminario di Governo” a Caserta nello scorso gennaio.
Ora il Consiglio dei Ministri adotta un’altra strategia: il “piano d’azione”. Non un decreto legge, neanche un disegno di legge, ma un documento per “cominciare a pensare a come modificare la Fini-Giovanardi”. Il tutto rigorosamente accompagnato dal bacio della morte: la duecentotreesima volta che Ferrero promette un imminente modifica di legge.
La delinquenza organizzata che gestisce il narcotraffico e gli spacciatori ringraziano. Mentre continuano ad essere intasate –e distratte da altri compiti più importanti per la nostra sicurezza– le forze dell'ordine che perseguono i giovani consumatori di spinelli, così come sono strapiene le carceri di gente disperata che non si redimerà mai (anzi, il carcere è scuola e master...), così come continuano ad essere trattate da delinquenti alcune persone malate di tossicodipendenza.
Pietro Yates Moretti, consigliere Aduc