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Taxi. Suoneranno le trombe? Noi suoneremo le campane! 500 licenze? No 5.000! 
Le semplici, evidenti ragioni per cui occorre una completa liberalizzazione del settore
29 Novembre 2007
 

Suoneranno le loro trombe? E noi suoneremo le nostre campane! È un chiaro invito ad astenersi dal prendere i taxi, in relazione alla attuazione delle minacce dalla corporazione dei tassisti. La tecnica è sempre la stessa: creare un disservizio alla comunità, cioè prendere per il collo i cittadini, per ottenere condizioni di favore per la propria categoria. Ricordiamo che i tassisti ricevono contributi pubblici per l'acquisto di vetture e agevolazioni fiscali. Quanto al costo della licenza vorremmo rammentare che essa è del tutto gratuita perché vi si accede per bando pubblico; la cessione ad altri dovrebbe essere altrettanto gratuita invece c'è un vero e proprio mercato che ha raggiunto la cifra stratosferica di 180mila euro a licenza. Altra anomalia è la possibilità per i tassisti di farsi sostituire da un familiare o da altra persona. Insomma il quadro che emerge è quello di una categoria con notevoli privilegi e tariffe elevate. Intanto si potrebbe modificare la legge che prevede il “trasferimento” (vendita) delle licenze. La licenza è appunto tale, una volta che non si è in grado di esercitarla si dovrebbe restituire al comune di appartenenza. Quanto alle 500 licenze e all'aumento del 18% delle tariffe (così come proposto dal Sindaco Veltroni per Roma) noi chiediamo 5000 licenze in più e lo stop al paventato aumento. I tassisti romani, tra le altre strumentali giustificazioni ai loro privilegi, asseriscono: il problema del trasporto a Roma è che mancano autobus e metropolitane, non i taxi.

Il ragionamento è monco. Madrid e Roma sono città confrontabili. La capitale spagnola ha una popolazione di poco superiore, Roma però ha più turisti.

Se a Madrid 12 mila taxi lavorano e guadagnano, nonostante siano operative ben 12 linee metropolitane (e il piano di rafforzamento è continuo), a Roma, che ha 2 linee metropolitane, se raddoppiasse il numero (da 6 a 12 mila) i tassisti farebbero affari d'oro ancor di più, vista la scarsità di mezzi pubblici. Invece, no, perché il corporativismo dei tassisti italiani inverte le regole dell'economia. Proprio non gli entra nella testa che più taxi a più buon mercato, migliorano la vita dei cittadini, ma fanno fare più soldi anche ai tassisti. Invece da noi i taxi sono pochi e cari.

Occorre, quindi, una completa liberalizzazione del settore.

 

Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc


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