Con la tipica coerenza, ma forse sarebbe meglio parlare di ostinazione, di chi incurante del mondo e certo soltanto di se stesso e del dio che ha costruito a propria immagine e somiglianza, Joseph Alois Ratzinger non incontrerà il Dalai Lama, nel corso della sua visita a Roma prevista per metà dicembre. C’entrerà qualcosa la lettera aperta di 55 pagine, che Sua Santità ha inviato nel mese di giugno ai cattolici cinesi, in cui annuncia di voler recuperare le relazioni diplomatiche con la Cina? C’entrerà qualcosa la presa di posizione del portavoce del ministero degli esteri di Pechino, che aveva parlato dell’incontro tra le due personalità religiose previsto inizialmente per il 13 dicembre come di qualcosa che «avrebbe potuto urtare i sentimenti dei cinesi» (intesi come governo, ovviamente)? Certamente sì!
La diplomazia vaticana non può sottovalutare l’importante mercato di “anime” che un accordo con il gigante asiatico aprirebbe alle sue casse (perché di soldi, e tantissimi, parliamo). Ma qualcuno potrebbe spiegarmi perché il Presidente della Camera, il comunista Fausto Bertinotti, ha deciso di assecondare, nei fatti, la bertoniana segreteria di stato, negando l’aula al leader tibetano? Qualcuno potrebbe spiegarmi il perché questa visita verrà vissuta con una infastidita ufficiosità dalle istituzioni e dal governo italiano? Perché la Farnesina ha messo la sordina sui problemi legati ai diritti civili in Cina? Ma per i commerci, chiaramente, quindi per denaro. Sarebbe allora azzardato pensare che Vaticano e Confindustria condizionino pesantemente la nostra politica, anche estera? Ritengo di no! E fu così che Cristo, guardò con simpatia quei “matti radicali” di Nessuno Tocchi Caino, gli unici che da laici lo avessero onorato amando il prossimo come se stessi, e con un mesto sorriso tornò su questa terra, raccolse quella croce da cui lo avevano schiodato 2000 anni fa, e si recò nella nuova Babilonia, indeciso solo se farsi ricrocifiggere davanti piazza San Pietro o alla Farnesina.
Tanto è lo stesso si disse, sempre farisei sono…, ma prima decise di attendere il Dalai Lama, così, tanto per esprimergli quella simpatia che solo i Radicali sapevano esternare, e probabilmente pensò: quasi quasi, prendo la tessera radicale anch’io, sono laici come me, sono non violenti come me e come me difendono gli ultimi, …quasi quasi…
Luciano Pecorelli
(da Notizie radicali, 28 novembre 2007)