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Morena Fanti. Orfana di mia figlia
25 Novembre 2007
 

Morena Fanti

Orfana di mia figlia

Il Pozzo di Giacobbe, pagg. 280, € 16,00


 

 

Carissimi tutti,

vi comunico l'uscita del mio libro. Qualcuno tra voi dirà: finalmente! Altri invece saranno sorpresi di questo mio libro, e anche dell'argomento. Il motivo per cui vi comunico questa uscita è proprio nell'argomento del libro e nel pensiero che mi ha spinto a scriverlo.

La morte di una persona molto amata, in questo caso una figlia, la mia, annienta immediatamente la vita di chi resta. Annulla desideri, sogni, ambizioni e spesso anche personalità e voglia di vivere. Se è, poi, anche una morte traumatica, improvvisa e choccante, come lo è una morte per incidente stradale, allora accade tutto ancora più velocemente e lo choc è tanto forte da farti cadere a terra e temere, e nello stesso tempo sperare, di non rialzarti mai più. Purtroppo questo è, e sta diventando sempre di più, un problema sociale: le morti sulle strade sono in continuo aumento e nessuno fa nulla per arginare il problema e contenerne il numero. Ma, soprattutto, nessuno fa niente per le persone che rimangono in vita, familiari, parenti, amici, fidanzati, figli. Per ogni persona che muore ce ne sono almeno venti che vedono la loro vita completamente sconvolta.

Questo è uno dei motivi che mi hanno spinta a scrivere del mio primo anno di sopravvivenza: raccontare l'evoluzione del dolore, le tante facce della sofferenza e nello stesso tempo, dare una voce di speranza a coloro che mi leggeranno e che staranno vivendo le stesse emozioni domandandosi se è possibile uscirne. Un altro motivo è che penso sia sempre opportuno parlare delle cose, anche di quelle che ci possono intimorire, come la morte.

Ho sempre pensato che il silenzio uccida i sentimenti, i rapporti tra le persone e, a volte, le persone stesse. Ecco perché ho deciso di parlare attraverso le mie pagine e di dare voce a tante persone che non riescono a parlare.

In questi anni il libro è stato letto da tante persone (per mia volontà è sempre stato presente sul web, fin da prima che lo completassi, proprio per arrivare a chi poteva desiderare leggerlo e confrontarsi con sentimenti ed emozioni simili a quelle che stava vivendo) e tutti mi spingevano a pubblicarlo, ma io non ero mai pronta, nonostante lo desiderassi molto.

Ora, finalmente, credo di esserlo. E, comunque, ora non mi posso più tirare indietro.

E, perciò, che vada, finalmente, questo mio libro che è sempre stato tra virgolette e ora è diventato di carta, assumendo la sua dignità di vero libro, che libro vero lo era già.

Non vi annoierò ulteriormente. Se conoscete qualcuno interessato all'argomento, potete inviare questa presentazione, utilizzando l'apposito strumento del giornale web che mi ospita.

Vi ringrazio di aver letto queste mie parole

Morena Fanti

 

 

Morena Fanti, giornalista e scrittrice, vive in una casa immersa negli alberi della campagna bolognese. È al suo esordio letterario. Collabora al quindicinale La voce dell'Isola e alla rivista culturale Pentelite di Salvo Zappulla.

http://morenafanti.wordpress.com

 

 

Dalla presentazione:

«Si snoda con straziante lucidità il viaggio dentro un dolore che usa tutte le parole del mondo per trovare un senso, uno qualsiasi, alla perdita di un figlio.

Il vissuto di maternità si ribalta, fa mille capriole e non trova tappeti nella caduta… Le domande non cercano nemmeno più risposte, i pensieri si aggrappano al mondo che si muove, troppo, intorno ad un vuoto fermo, infinito…

Il viaggio obbligato, si libera dalla colpa; a volte è discesa, a tratti accenna un volo… L’amore segna il passo al tempo e alle pagine. Non si può che provarlo.

Ma nella memoria, nello sguardo interiore, tutto rimane come era, anzi, prende nuova forma: si sente, si odora, si tocca. La conquista della memoria non è, però, una volta per tutte; la partita soffre di continue “ondate di angoscia, miste a rabbia e incredulità». (Dorella Scarponi)

 

 

Nota. Un libro forte e violento come un pugno sullo stomaco. Violento, come violenta è la mano crudele che cala a ghermirti una figlia di ventiquattro anni prossima alla laurea. Quando muore un figlio la vita si ferma. Muore anche la vita dei suoi genitori, ne devono creare una nuova. Questo non è un romanzo ma una storia vera, la storia di una vita spezzata, anzi di tante vite spezzate. Una famiglia che vive serenamente fino a quando un banale incidente stradale non le ruba la cosa più preziosa: l'unica figlia. L'unica adorata figlia. Morena racconta il suo calvario con lucidità estrema, ci sono pagine di straordinario lirismo in questo libro, intense, crudeli, terribili. Cala un velo negli occhi di quanti hanno perduto una persona cara e quegli occhi non riavranno più la stessa lucentezza. Molti lettori si riconosceranno e si identificheranno in questa storia. Il dramma, il vortice dell'abisso, sentirsi sprofondare giù senza intravedere una via d'uscita. L'annullamento della propria persona, l'abbrutimento fisico, l'apatia, il desiderio di farla finita. E poi lentamente il risveglio, la rinascita, la voglia di dare ancora un senso a questa nostra fragile precaria esistenza. Una testimonianza importante questa di Morena, su un argomento troppo spesso taciuto: la morte. Ma è anche una storia di rinascita e di positività. Uno spiraglio di luce che penetra le tenebre e apre alla speranza. Ed ecco allora che la storia di Morena diventa un documento prezioso da trasmettere agli altri, quasi un manuale che ci insegna come combattere il dolore o almeno imparare a conviverci; ci spiega come riappropriarci della nostra vita, che in fondo vale sempre la pena di essere vissuta. (Salvo Zappulla)


 
 
 
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