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Sergio Tatarano. Lettera di un radicale (brindisino) alla sinistra comunista (brindisina)
20 Novembre 2007
 

Bazzico tanto sui siti internet locali, perché ritengo che lo spazio virtuale sia una risorsa da valorizzare e il modo migliore per confrontarsi senza grosse difficoltà, visto che a Francavilla non è consentito organizzare dibattiti con avversari politici, ma solo sfilare in parate di regime nelle quali l’unico obiettivo è rappresentato dal “fare numero”.

Ho criticato per mesi il progetto del Pd ritenendolo modesto ed ho ricevuto in risposta comunicati semiufficiali con i quali mi invitavano a deporre l’aspirazione di dare contenuti a quel soggetto di fronte alla massa dei 3 milioni, contenta della riuscita delle primarie. Beati loro.

Ma cosa succede se io, radicale, mi permetto di scrivere le mie opinioni, in maniera costruttiva, su un blog chiamato “casadelpopolo.myblog.it”, spazio virtuale della cosiddetta nuova sinistra francavillese? Si registra la peggiore forma di razzismo, di fascismo dei cosiddetti antifascisti, il radicale trattato come un appestato, un uomo da eliminare fisicamente, da ghettizzare, da escludere esattamente come i fascisti fanno e hanno sempre fatto con ogni etnia a loro invisa. Tutto ciò nei confronti del soggetto politico folcloristico, brancaleonesco, ai margini, odiato dai difensori della conservazione, dei monopoli, dei fannulloni, dell’ingiustizia antimeritocratica, della “Pace” contro la libertà, laici dell’ultima ora (incapaci pure di votare recentemente un emendamento a favore dell’estensione dell’ICI agli istituti ecclesiastici commerciali).

«Se il nostro avversario ha una matrice fascista per alcuni di noi democratici, esiste una pregiudiziale politica e morale», «Le tue provocazioni, a cui già ho dato troppa attenzione, sarebbe meglio che tu le riservassi per il tuo fantomaticamente “libertario” blog», o ancora «Invitando nuovamente tutti i compagni ed i visitatori di questo blog (…) a non assecondare queste inutili discussioni…», «invito te (…) a utilizzare altri spazi come la piazza in cui i francavillesi usano ritrovarsi». Fino a dedicarmi niente meno che un Claudio Lolli del 1972: «Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia, per piccina che tu sia, il vento un giorno ti spazzerà via»(!!). Vi chiederete perché: solo perché avevo osato tentare un dialogo sul tema della droga (sul quale, come sempre, meglio qualche slogan di qualsivoglia confronto) e avevo nello stesso tempo invitato pacatamente ad accogliere la critica coloro i quali, rispetto all’altrui opinione contraria, diciamolo pure, hanno sempre mostrato una certa insofferenza. Il culmine è stato raggiunto quando qualcuno si è rivolto a me affermando «scusa se non ti chiamo compagno ma non ti considero tale».

 

Marco Pannella tuonava (ed era il 1976) che questa condotta: «è sintomatica di un modo padronale, proprietario e intollerante di agire addirittura a livello semantico, a livello delle parole».

 

Allora, amici e compagni della sinistra comunista: chi è il vostro interlocutore? È anche colui la cui fede è stata alimentata per sessant’anni dalla ghettizzazione fintamente antifascista, in realtà traditrice della libertà? È il fascista, o il radicale o chiunque la pensi diversamente da voi? Il radicale, nonviolento, gandhiano, non sa cosa sia la provocazione fine a se stessa e non può che rivolgersi amorevolmente al suo interlocutore, chiunque sia: c’è, da questa parte, un invito, il voler misurare la temperatura democratica delle vostre menti; c’è il volersi mischiare negli altri da parte mia o nostra che sbatte contro la chiusura a riccio di una comunità, la vostra, che teme il contagio, teme il confronto, teme di perdere la purezza della propria specie. Così diversi eppure così uguali a chi vi proponete di combattere.

 

Sergio Tatarano

(da Notizie radicali, 19 novembre 2007)


 
 
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