Chiavennasca; sono approdata a Lussemburgo il 1° marzo del 1999 quindi 8 anni e mezzo fa, direi nel modo forse più “banale”, se consideriamo la mobilità attuale. La banca per cui lavoravo da più di 10 anni a Milano, un bel giorno mi propone la piazza del Lussemburgo. Dopo un primo momento di smarrimento e una rapida consultazione dell’atlante, accettai la proposta per un periodo di 4/5 anni al massimo.
Ho volato per circa un’ora a bordo di un Fokker (aereo da 50 posti con eliche sulle ali) mezzo vuoto e in balia delle intemperie. Pieno inverno, un freddo al di là della mia immaginazione, nebbie da Evelon... L’impatto, come potete ben immaginare, non è stato proprio quello delle Mille e una notte.
All‘epoca non ero ancora sposata anche se mi stavo organizzando in tal senso. Il primo anno passò praticamente in un lampo, alle prese con il nuovo lavoro, l’integrazione con i colleghi, sì italiani, ma anche soprattutto francesi e belgi, la conoscenza della nuova città e un timido approccio con la lingua francese (seconda lingua ufficiale del Lussemburgo). Ben presto mi resi conto che questa città poteva rappresentare un’opportunità anche per colui che in seguito divenne mio marito, che un anno dopo decise di raggiungermi. Quindi ci siamo sposati e abbiamo ora una bambino meraviglioso di sei anni.
Passati quattro anni ci si poneva una scelta: rimanere o rientrare in Italia? Abbiamo scelto di rimanere, per noi e per nostro figlio. Non sappiamo se questa nostra decisione sia stata la migliore in assoluto ma a noi così è parsa; certo non senza qualche sacrificio. Le nostre famiglie si trovano in Italia, quindi il nostro cuore.
Anche se provengo da Milano, non sono originaria di questa città, ma di una cittadina che si chiama Chiavenna, in provincia di Sondrio, ed è questo luogo che mi manca...
Chiavenna dicevo; ci sono ovviamente e prima di tutto motivi fortemente legati all’ambito familiare e poi l’abbraccio delle Alpi, la frescura del vicino lago di Como i colori autunnali che ammantano le montagne, l'odore dei comignoli in inverno o dei campi appena falciati in estate e ancora le magnifiche fioriture primaverili...
Arrivi e partenze. Quando si comincia a viaggiare, della serie “va dove ti porta il lavoro”, si assimilano molte esperienze che ci aiutano a divenire “grandi”, si ha l’opportunità di conoscere molta gente che in un modo o nell’altro ci arricchisce etc. E, strano a dirsi, ma la nostalgia si fa sempre più marcata e presente, quella melanconica dolce nostalgia che ci fa tornare e ritornare volentieri alle origini... tuttavia senza considerare di fermarsi... non ancora...
C’è stato poi il periodo, quello iniziale, che, con tutti i buoni propositi, ho vissuto intriso di sentimenti contrastanti che mi dividevano fra il “passato” e il “presente”, una sorta di purgatorio, dove indecisioni, dubbi, incertezze giocavano a ping pong fra Lussemburgo e l’Italia impedendomi di vivere appieno le mie esperienze, né di qua né di là. Ho atteso che l’inverno terminasse, ho atteso che la primavera terminasse, piovosa, molto piovosa (fortunatamente non sono una metereopatica), ho atteso che passassero le 4 stagioni, e poi ancora e ancora...
Piano piano ci si rende conto che non si può continuare così a oltranza; in questa altalenanza di eterni indecisi e quindi si rallentano le andate e ritorni per cercare di vivere meglio dove in realtà si vive.
Altalena. Ci sono però alcune cose che non si possono in alcun modo dimenticare... ovviamente i legami importanti, i cibi, il mare, la montagna, l’arte e il modo di essere e chi più ne ha più ne metta; in realtà ci sono però anche altre cose che non mi mancano affatto, il caos, la diffusa criminalità, la non puntualità e il poco rispetto della gente e della “cosa pubblica” (in realtà sto parlando di ciò che accade nelle metropoli italiane e non ancora nelle piccole cittadine, forse e per fortuna)...
Il merito di Lussemburgo secondo me è quello di essere una città a misura d’uomo, pulita ed ordinata, quindi bella da vivere; tutto e tutti sono facilmente raggiungibili, quindi poco affanno, le cose funzionano, la criminalità è ridotta e quindi poco stress, molto verde e ben curato che fa bene agli occhi. E, ancora secondo me, ha il pregio di essere un luogo multietnico, utile per lo scambio di idee, una più ampia veduta e una comprensione e accettazione vicendevoli. Certo tutto è recepito da ciascuno di noi in modo differente, ci sono mille sfaccettature e mille motivi per pensarla in altro modo... ma a me piace pensarla così.
Lussemburgo. Mi piace paragonare le esperienze di ciascuno ad un caleidoscopio, nulla è uguale a qualcosa’altro, nessuno è uguale a qualcun altro.
Oggi, novembre 2007, sono ancora qui, con mio marito e mio figlio... a cui cerchiamo di trasmettere tutta l’italianità possibile visto che le sue visite in Italia al momento non sono frequentissime; per lui però “casa” è Lussemburgo mentre per noi “casa” è ancora Italia...
Mi piacerebbe parlarvi un po’ del Lussemburgo, degli usi e costumi, modi di pensare di agire, cosa accade, ma ...questa è un’altra storia.
Savina Martinucci