Segniamocela, questa data: 15 novembre 2007, 22:35 ora italiana: alla terza commissione delle Nazioni Unite a New York veniva approvato, finalmente, il documento sulla moratoria delle esecuzioni capitali nel mondo. Il SÌ è venuto da 99 paesi, il NO da 52, gli astenuti sono stati 33. Onore all’Italia, che ha regalato al mondo questa splendida vittoria del diritto e per la vita, di tutti e contro nessuno.
Onore, lo si potrà ben dire, a Marco Pannella e ad Emma Bonino, a Elisabetta Zamparutti e a Sergio D’Elia, ai radicali che siamo e che siamo stati capaci di essere; onore a Maria Teresa Di Lascia, cui dobbiamo Nessuno tocchi Caino, e che – ovunque sia ora – avrà sorriso commossa e brindato per questo importante risultato: che non è la vittoria definitiva, ma certamente la pregiudica positivamente.
È una bella, netta, pulita, indiscutibile vittoria. Una vittoria guadagnata giorno dopo giorno, passo dopo passo, superando incomprensioni e ostruzionismi, sufficienze e ostacoli di ogni tipo. Una vittoria, l’ennesima, che senza la caparbietà, la fantasia, il rigore, la determinazione, il pragmatismo, la duttilità della “Farnesina radicale” non sarebbe stata conseguita. Ora prendano pure gli allori i tanti che fino a ieri guardavano con scetticismo a quello che fin da subito Marco, Emma, Elisabetta, Sergio, prefiguravano e indicavano. Facciano pure. Noi, anche a costo di suscitare qualche ironia, sommessamente osserviamo che Nessuno tocchi Caino per questa sua lotta meritoria, intransigente e instancabile, meriterebbe – ma lo meriterebbe ex aequo con Marco Pannella – il premio nobel per la pace.
Da ultimo: che penoso (e vergognoso) spettacolo quello offerto da chi, in nome di un diritto alla vita ha cercato surrettiziamente, strumentalmente, di inserire emendamenti contro il diritto della donna all’autodeterminazione della propria maternità. Vaticano talebano, ancora una volta una conferma.
Va. Ve.
(da Notizie radicali, 16 novembre 2007)
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