La riflessione del filosofo Imre Toth, pubblicata in settembre da Bollati Boringhieri, ha titolo: La filosofia e il suo luogo nello spazio della spiritualità occidentale, una apologia. Possiamo dire che la sua apologia della filosofia chiama un’apologia della sociologia da chi scrive sullo stesso tema. Sono un sociologo, laureato a Trento negli anni ’70, ancora stupito dell’efficacia dell’assist generale e dell’incipit di questo filosofo:
La filosofia non è mai stata e non sarà mai una scienza. Tuttavia è un sapere: il sapere del soggetto a causa e per mezzo del soggetto. Territorio autonomo dell’essere, il fondamento ontico del soggetto è il sapere di sé. Dominio non spaziale della riflessività assoluta, l’autonomia del suo essere istituisce la presenza della libertà dentro lo spazio cosmico (:23).
La sociologia è una scienza appena nata (150 anni) e la filosofia (2500 anni) è il suo ginnasio, la palestra di riscaldamento per il suo sapere intenzionale (‘epistemologia’ nello specifico -Pasquinelli docuit-): rendo grazie a Toth della splendida sintesi (92 pagine utili).
Il ‘luogo del me’ comprende l’autocoscienza esplicita di Toth e di chi scrive qua: (due caratteristiche) mi sembrano particolarmente adatte a rappresentare la singolarità di ciò che si chiama spiritualità occidentale: la polifonia musicale e la critica sociale. La critica o, piuttosto, l’autocritica sociale e politica e le idee strettamente legate a questa, come la coscienza di sé, l’idea di libertà e di universalità del soggetto, congiunte alla riflessività assoluta del Me, ecco i parametri fondamentali che hanno determinato senza interruzioni il tragitto diacronico del pensiero occidentale attraverso la sua storia (: 25).
Il me è il risultato del circolo di riflessione più stretto dell’Io, memet in latino, ed il Me è il risultato più allargato della sua riflessione sul mondo.
Il ‘mio’ sapere è intenzionato specialmente al goal sul filo linguistico: il me—Me—ME, un continuum di 5000 anni! In altre parole, il me<—Me<—ME (in maiuscolo il sumero) è una sequenza che riassume: la lingua sumero-accadica permea (si noti per-me-A, ‘seme del ME per’) il latino e tutte le altre lingue europee.
Toth ci ha regalato il ‘Me’ inter-me-dio.
Dopo un anno di frequenza a Riflessioni sottolineo ai lettori che l’interesse di ‘questo me’ che scrive è sociolinguistico, id. teonomico (esplicitamente tra parentesi quello religioso, personale, teologico).
Il ME è la parola dei primi sette Dèi sumeri che crea il mondo. Sumer è SU ME ER è ‘mano del cammino del ME’.
Oggi, il mondo non ha memoria di questo filo ininterrotto; con ciò conferma che ME MUR IA è luogo IA di vita-morte MUR del ME: siamo nella morte del ME anche per Toth, che ha riassunto bene metà del cammino.
Infatti, abbiamo tenuto Me, così grafato da Toth, anziché riformularlo ME. Me è una via di mezzo tra il divino-divino ed il divino-terreno esplicita e consapevole:
Dio solo è Tutto, il Tutto che è, e il Tutto che non è –omne quod est, et omne quod non est.
Il soggetto sa l’essere –l’Universo sa se stesso; il soggetto sa il non-essere- il Me sa se stesso, sa ciò che non si trova in nessun luogo nella Natura ma unicamente nella sua propria interiorità e soltanto qui: bellezza, libertà, amore, giustizia, cubo a quattro dimensioni, numero irrazionale, immaginario, numeri trascendenti, Centauro, Pegaso, Minerva, Liocorno (: 34).
Non è esplicito in Toth il ME, il nome interamente divino e non si parla di EME GIR, di lingua sumera, nel suo lavoro. Perciò non eme-rge il passaggio, il meato, iniziato con ASH ME, l’Uno d’origine –il Sole- ed il ME –la sua parola-.
Chiedendo interesse a ‘meato’ diamo inizio, con l’archeologia del linguaggio, allo scavo di -meato < meatus < ME A TUM-.
Riferiamo per esteso nove classi di significato italiano della parola meato, dal lemma del dizionario Battaglia (Salvatore BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, IX libe-med, Torino, Utet, 1975) che terminano opportunamente con «dal verbo meare ‘trapassare’, fr. méat (sec. XVI)» = ME AT >ME Aldilàà Aldiquà (ME TA):
«Meato, sm. Apertura, passaggio, punto di transito, spazio da percorrere; varco, sbocco, condotto, spazio vuoto, vano, cavità, per lo più naturale, talvolta sede di una sorgente, di un fiume sotterraneo, ecc. –Anche: grotta, caverna, voragine.
«2°: tubo, canna, conduttura, gronda. –Anche: foro, buco, fessura.
«3°: Interstizio, poro, orifizio, fessura.
«4°: Spazio intermolecolare di un corpo.
«5°: Per estens. Via di comunicazione, di diffusione di idee; canale d’informazione.
«6°: Figur. Parte più profonda, segreta, impenetrabile, spesso incomprensibile, dell’animo, delle sue facoltà, delle sue operazioni e manifestazioni.
«7°: Aspetto complicato, controverso, misterioso di una questione; lato esoterico di una dottrina, di un sistema.
«8°: Ciascuno dei microscopici cataletti che si trovano nei terreni per lo più di natura granulosa o sabbiosa e nelle rocce e che influiscono sul peso specifico apparente, sulla porosità, sulla capillarità e sulla permeabilità di essi.
«9°: Anat. Ciascuno dei condotti e degli orifizi, per lo più ristretti, che mettono in comunicazione la cavità di un organo con l’esterno o con un altro organo».
Dunque: meato in italiano esiste, anche se poco in uso (: meato auricolare) mentre il verbo di cui è participio passato in italiano è diventato meo-minchione (per lo Zingarelli ’98)- ed era in latino meo, passo.
Meo latina non è passata in meo italiana. Era meo < ME U, ‘passo il cielo’ in sumero. L’espressione sumera ME U collocata in omeo-, simile, < U ME U, ME in mezzo al cielo.
Come U ER U > vero. Un passaggio religioso dal Cielo U al cielo u.
In questo sito prevale l’opinione che il vero vari con i punti di vista. Il testo di sociologia della conoscenza di Karl Mannheim, Ideologia ed utopia, pubblicato dall’editrice Il Mulino di Bologna nel 1957, compie in Italia 50 anni. Ideologia è rappresentazione falsa della realtà in quanto ricostruita in modo parziale –dal me di ognuno–, fuori dal Me nel quale possiamo riconoscerci tutti. La favola dell’indoeuropeo di Giovanni Semerano, pubblicato da Bruno Mondadori nel 2005 la prima volta, identifica questa ideologia. Se vogliamo stare insieme in armonia dobbiamo falsificare la favola come ideologia e recuperare la distinzione tra il vero ed il falso.
Omeo –visto in U ME U– non può non richiamare Le omeomerie di Anassagora, le parti uguali che compongono il mondo. Chi era Anassagora? Un filosofo ionico, vien detto di solito. Chiamiamolo meonio! Ovvero di Anatolia: vi verrà subito in mente che quelle parti uguali sono i ME: U ME u, ME tra il Cielo ed il cielo. Meglio: ME U NI U. Metafisica? ME-TA HI-IS-KA, ‘anima KA gioia HI dell’Essere IS luogo TA del ME’!
Meacula sono le stelle, acula, aghetti, del ME. Immaginiamo la volta stellata: veniva vista come una coperta nera punteggiata da stelle, come forellini di aghi.
MElibeo, vado assaggiando il ME, chiamava se stesso il sacerdote etrusco, Maro, Vergilius che si rivolgeva al principe etrusco Moecenas, ‘tu pranzi col ME’! Ed il mel, il miele, ME di EL non veniva prodotto più dal re delle api, perché –si parva vis componete magnis, se vuoi metter assieme le piccole cose come questa ai regni etruschi sostituiti dalla Repubblica romana, capirai perché parlo del dono celeste del miele, aereo perché EL LIL è il dio dell’Aria. E semel, una volta sola, è ‘essere di EL ME’.
Al di là della coperta nera: l’empireo. Che cos’era creduto l’empireo?
Aethereae arces, igneae arces, dimora principale dell’etere, del fuoco dal momento che arx, arcis si sillaba ar x, sole luce (x = GH luce). Dell’empireo, empyrius, empyria, empyrium, un ME ( < EM) di fuoco.
Il meatus è parola latina che significa passaggio dal Cielo al cielo.
Ex oriente lux. La luce della filosofia, nel senso che amo assegnare a questo termine, è un lusso (luxe). Senza alcuna utilità apparente, molto cara e tuttavia molto ricercata, la filosofia è l’ ‘alta moda’ (haute couture) dello spirito occidentale e s’impone con la stessa ineludibile necessità (: 107).
La metafisica chiama la metamorfosi.
Metamorfosi? ME TA MUR PHU SIS, ‘luogo del ME vita-morte dell’Essere del Cielo-cielo’ [si noti PHU S]. Approfitto per segnalare che questo Riflessioni ha inserito, un po’ di soppiatto, Apuleio gnostico, che ognuno può ancora leggere completo. Che più di mille libri sulla gnosi non abbiano fatto cenno su Apuleio come sacerdote gnostico di Iside è un fatto che ben rappresenta la metamorfosi della realtà passata, realizzata nel Me dall’ideologia.
Metempsicosi?, metempsychosis dal gr. metempsychousthai ‘passare da un corpo ad un altro’, comp. di meta- e psyché anima (riferisce lo Zingarelli ’98); più precisamente: ME TEM = ME TE ME, il ME incontra il ME (l’EN ME qualora si scelga ME TEN). Come in tempus < TE ME SHUP, dove il ME è il cuore di Te Shup [si noti SHUP in relazione con PHU S], e come il ME è il cuore di ER ME TE, il dio della comunicazione.
Mercurius era MER KUR I US, cuore del cammino del ME sentiero morte.
Hermes = HE ER MES, ‘cammino dall’Anticielo dei ME’.
Che cos’erano i ME?
Marie Louise THOMSEN (Marie-Louise THOMSEN, The sumerian language, 2001 Akademish Forlag, Copenaghen) enuncia il ME come un pronome del tipo ‘io sono’:
1° soggetto sing. … –ME EN
2° soggetto sing. … –ME EN
3° soggetto sing. … –ME
1° soggetto pl. … –ME ENDEN trovato ME EN DE
2° soggetto pl. … –ME ENZEN trovato MEN ZEN e ME EN ZE
3° soggetto pl. … –ME ES
La nostra mente (mente < TE MEN –secondo la Lettura Circolare della Scrittura Sumera, richiesta da una Civiltà della Vita fondata sull’archetipo DA DUE UNO. Possiamo dire in parole povere che per cominciar a contare avevano bisogno di due, sessi, mani…) riconosce facilmente il ME in terza persona ed i ME al plurale, chiamati da HER MES. Si confonde, invece, con ME EN -à MEN uguale sia per la prima che per la seconda persona.
La scarsa autocoscienza degli utenti del ME non giustifica certo la lettura sbagliata dei moderni che la bollano come aliena!
L’insieme moderno ‘me’, l’insieme europeo –qualifica provvisoria dello spazio della spiritualità occidentale di Toth– Me, e l’insieme sumero ME possono combinare in semel come lo Zingarelli combina questa con in simul purché la nostra mente si apra.
Che TOTH, il dio egizio della conoscenza, apra anche l’altro occhio!
Carlo Forin