PRESENTAZIONE
Siamo al secondo volume sulle bellezze di una stagione irripetibile del cinema italiano, segnato in modo indelebile da Gloria Guida e Edwige Fenech, ma non ci sono state soltanto loro. Il cinema di genere degli anni Settanta è stato un momento che non può tornare, ci ha lasciato pellicole orribili e geniali, spezzoni di trash puro e lampi di follia, storie indelebili nella memoria collettiva e immagini ripetitive di docce interminabili. Il cinema di genere ha massacrato l’horror americano, il poliziesco di lusso, il western hollywoodiano e ha prodotto metri di pellicole a poco prezzo che ci hanno fatto passare lunghi pomeriggi invernali nei cinema di terza visione. Merito degli sceneggiatori, di registi folli e geniali, di caratteristi di lusso, di comici come non ce ne sono più.
Tutto vero. Merito dei tempi e di un pubblico di bocca buona che cercava soltanto emozioni a poco prezzo. Mi rivedo ragazzino che rido a quattro ganasce davanti a Franco e Ciccio e alle loro smorfie, un po’ più grandicello invece faccio il tifo per Tepepa e Tomas Milian nelle terre del confine messicano. Maurizio Merli invece mi sta poco simpatico e pure Luc Merenda non mi fa impazzire, troppo perfetti e inappuntabili per i miei gusti… ma i loro film sono azione pura da gustare sino in fondo. Al tempo nemmeno sapevo chi fosse Umberto Lenzi e non mi sognavo di pensare che quei film violenti li scriveva Dardano Sacchetti. E andavo al cinema con il mio pacchetto di semi stretto in una mano e le noccioline di scorta nel giaccone a vento. In Italia i pop corn non li avevano ancora portati, le noccioline si chiamavano arachidi tostate e le vendeva una signora fuori dal cinema insieme ai semi di zucca. Tutto fatto in casa, capitava che ti davano i semi bruciacchiati e le arachidi poco cotte, adesso mica succede più. Me la ricordo ancora la signora quando tuffava un bicchierino d’alluminio nel contenitore di legno e ci consegnava i semi che ci avrebbero tenuto compagnia per due ore, tra sparatorie e inseguimenti. Adesso quel cinema così bello me l’hanno chiuso quattro amministratori comunali che di cultura ne sanno niente, accidenti a loro. E vale a poco stare qui a recriminare.
I cinema di terza visione per quel che so li hanno chiusi un po’ ovunque. Manca il pubblico, dicono. Adesso il cinema di genere lo fa la televisione. Sarà pure vero, ma che tristezza! E pensare che io alla televisione ci guardo niente, l’unica cosa che faccio programmo il videoregistratore alle ore più assurde, quando passano le pellicole degli anni Settanta, e il giorno dopo me le rivedo. Magari, se sono spaghetti-western o poliziotteschi chiamo pure mio figlio che ha sette anni e va pazzo per Franco e Ciccio, come me quando avevo la sua età. La commedia sexy invece no, quella non è roba per lui, quella la guardo insieme a mia moglie che di solito si diverte e ogni due scene mi fa: «Ma davvero questi film facevano arrabbiare le femministe?». E poi continua incredula: «E li censuravano pure?». E ancora: «Ma è davvero c’era chi si scandalizzava?». Io la guardo e sorrido.
Ricordo i tempi della mia adolescenza, quando si faceva la fila per vedere Alvaro Vitali che spiava dal buco della chiave la Nadia Cassini o la Carmen Villani di turno. Rammento il sapore di proibito che emanavano quelle pellicole innocenti e pure il nostro bisogno di trasgredire. Le femministe si arrabbiavano. Ma a noi non ce n’è mai importato niente delle femministe. Un culo di Lilli Carati valeva bene una messa!
E allora completiamo l’opera e vediamo di parlare di altre protagoniste dei sogni erotici di un’intera generazione, anche perché adesso sono proprio i giovani che cercano quelle pellicole e si emozionano davanti alle stesse cose che emozionavano anche noi. Chissà perché a questo punto della storia mi viene sempre a mente una novella di Aldo Zelli, quella dove una vecchia innamorata chiede al compagno di quei tempi di dire qual è il sapore del tabacco che sta fumando. Lui nasconde le lacrime e risponde che sa di rimpianto. E allora bisogna che lo dica che pure io davanti ai vecchi film della mia adolescenza, visti di notte sulle televisioni private o nei cinema di terza visione, sento il sapore del rimpianto del tempo passato e penso che è solo per questo motivo che li guardo ancora. Ma quando vedo ragazzini di vent’anni che vanno in visibilio per Lino Banfi, Renzo Montagnani e Orchidea De Santis, mi ricredo. No, gli anni Settanta sono stati davvero una stagione irripetibile del nostro cinema di genere e se mi guardo indietro sono contento di averla vissuta sino in fondo, quella stagione. Sono stato uno spettatore di cinema innamorato di Carmen Villani, Ely Galleani, Marisa Mell, Barbara Bouchet, Nadia Cassini, Malisa Longo, Femi Benussi, Eleonora Giorgi e chi più ne ha più ne metta.
E adesso che mia moglie non ci vede perché è in cucina che prepara la cena ve le racconto una per una tutte le donne della mia adolescenza.
Gordiano Lupi