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Le quotidiane ferite alla laicità dello Stato  
Dalla condanna del giudice Tosti all’offensiva clericale contro la 194
11 Dicembre 2005
 

«In un’aula ghetto allestita “senza crocifisso” e destinata appositamente ad uno “sporco” imputato non cattolico, lo scorso 18 novembre è stata scritta una delle pagine più epiche della giustizia italiana». Lo dice il giudice di Camerino Luigi Tosti, che così commenta la sentenza di condanna a suo carico a sette mesi di reclusione per omissione di atti di ufficio. La storia del dottor Tosti, ai lettori di Notizie Radicali è ben nota, avendo documentato ampiamente il senso della sua iniziativa, e anche le minacce e le intimidazioni che ha subito e subisce. Tosti è stato giudicato dal tribunale dell’Aquila perché dallo scorso 9 maggio si rifiuta di celebrare le udienze a causa della presenza del crocifisso nelle aule di giustizia; ha rifiutato di percepire lo stipendio; ha chiesto al ministero di Giustizia di provvedere e comunque di intervenire. Ne ha rimediato una condanna a sette mesi.

Come l’ha presa Tosti? Il commento è venato di umorismo e sarcasmo: «Si è finalmente inflitta una giusta ed esemplare condanna a chi, pretendendo di affiancare al sacro simbolo del crocifisso i propri falsi simboli (il candeliere a sette braccia ebraico, ndr) ha manifestato con sconfinata arroganza l’assurda pretesa di godere degli stessi diritti e della stessa dignità che la Repubblica pontificia italiana accorda, giustamente, alla sola superiore razza dei cattolici. Plaudo alla totale prevaricazione del mio diritto di difesa e all’imposizione del termine preventivo di “due minuti” che mi è stato benevolmente concesso dal presidente del collegio per formulare ed illustrare le mie richieste».

Tosti poi si rammarica con la stampa per la limitazione del suo diritto di cronaca e di ripresa audiovisiva, che «ha impedito la documentazione della celebrazione del dibattimento nell’interesse della collettività e a garanzia della trasparenza della Giustizia».

Il commento di Tosti poi diventa ottimista, un ottimismo che ci si augura sia premiato dai fatti, anche se per ora, purtroppo, ne scorgiamo poche tracce: «Spero che la mia sentenza di condanna, contro la quale ricorrerò, sia l’inizio di un incendio che risvegli le coscienze dei sudditi italiani che non intendono più tollerare l’emarginazione e la discriminazione che parte dei cattolici attua ai danni degli atei, degli agnostici, degli ebrei, degli islamici, dei buddisti, degli evangelici, dei valdesi, dei testimoni di Geova e di tutti coloro che si identificano in religioni diverse dalla loro. Spero che i quaranta giorni per il deposito della motivazione della condanna siano sufficienti per giustificare la violazione dell’articolo 9 della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo, che sancisce che “ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione: questo diritto importa la libertà di cambiare religione o pensiero, come anche la libertà di manifestare la propria religione o il proprio pensiero individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato: per mezzo del culto, dell’insegnamento, di pratiche e compimento di riti”».

Tosti poi ha voluto ringraziare quanti gli hanno espresso solidarietà e simpatia. Non molti a dire il vero: «Ringrazio i deputati Enrico Buemi e Marco Pannella, per l’appoggio morale e la stima che mi hanno dimostrato con la loro presenza fisica a L’Aquila. Ringrazio infine il Dio dei cattolici per aver offerto a mia moglie e a me l’opportunità di conoscere Marco Pannella e di stringere la “zampa” di questo leone radicale, che è riuscito contro la volontà della maggior parte degli italiani, a rendere più libera e dignitosa l’esistenza di tutti gli italiani».

Non ci è parso – forse si era distratti? – di aver visto e di aver potuto registrare particolari prese di posizione, dopo la sentenza. Certo non dall’Associazione Nazionale dei Magistrati, solitamente loquace e in questa occasione sintomaticamente silenziosa: in tutte le sue articolazioni, correnti, gruppi. Neppure giuristi e commentatori ci hanno confortato con il loro giudizio, commento, e opinione. Ancor più meritevole e meritoria, dunque, giunge la presa di posizione del professor Nicola Fiorita, docente di Diritto Pubblico all’università di Firenze. «Si può notare», osserva Fiorita, «che questo provvedimento è destinato ad infliggere una nuova ferita al principio di laicità dello Stato, avallando quegli orientamenti che tendono a realizzare una pericolosa identificazione tra valori cattolici e valori della società, tra principi della morale cattolica e principi fondamentali dell’ordinamento statale, tra simboli di una confessione religiosa e simboli della Repubblica. In questo contesto, è evidente che l’esito della controversa giudiziaria che coinvolge il dottor Tosti non può che avere un valore generale, perché ad essere condannato in primo grado non è solo il giudice Tosti del tribunale di Camerino, ma anche un principio, quello dell’uguaglianza, che rappresenta il valore ultimo su cui si fonda ogni società moderna». Meglio non si sarebbe potuto dire.


Intanto, “quelli” di là dal Tevere si stanno muovendo contro la legge 194 sull’aborto, di concerto e in piena armonia con il ministro della Salute Francesco Storace. Era del resto prevedibile, si era messo nel conto che il prossimo obiettivo delle gerarchie vaticane sarebbe stata la 194. Così ecco lo sgangherato e furibondo attacco dell’Osservatore Romano: «La legge 194», si legge, «è stata mal applicata, fino ad ora, nella sua integralità, ne è stato violato lo spirito…La legge, nata per legalizzare l’aborto, oltre le compromissioni, le intrinseche negatività e contraddizioni, dovrebbe avere quale tendentenziale obiettivo addirittura la prevenzione dell’aborto stesso. Si è ritenuto che l’unica forma di prevenzione all’interruzione volontaria della gravidanza fosse la contraccezione. Ed in tal senso i consultori familiari invece che centri di vita sono stati, in larga parte, purtroppo, meri dispensatori di certificati per l’aborto. Si rimane perplessi per chi si scaglia contro quanti hanno auspicato la presenza di volontari del Movimento per la Vita nei consultori. Questa ipotesi, che ha suscitato polemiche tra centro-destra e centro-sinistra è prevista dalla legge 194 che indica un’esigenza profonda del collegamento organico tra strutture pubbliche demandate alla rimozione delle cause di aborto e quel volontariato che, in povertà di mezzi, ha dimostrato in questi trent’anni di attività di svolgere un servizio di altissimo valore sociale».

Il brano e la prosa dell’Osservatore Romano si commentano da soli, e la pena di riportarlo è per un valore documentale, di cui sarà bene cercare di non smarrire la memoria. Ad altre polemiche, dello stesso tenore e della stessa grettezza converrà prepararsi: che non mancheranno, e tra breve. E come non sorridere a quel: «povertà di mezzi», di cui disporrebbero il Movimento per la Vita e le associazioni “sorelle”?

Ad ogni modo, come s’è detto, è l’annunciato inizio di una ben più poderosa e massiccia offensiva che muoveranno la gerarchia vaticana e i loro alleati, quelli che Gaetano Salvemini definiva «i laici in gonnella», e che più propriamente Pannella al tempo del referendum sul divorzio definì «zuavi pontifici». Erano, a ben vedere, gli stessi di oggi. Allora ci fu una resistenza e una offensiva autenticamente laica, liberale e libertaria. Ci piacerebbe vederla in azione anche oggi.


Gualtiero Vecellio

(da Notizie Radicali, 23 novembre 2005)


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