Non mi sei mai piaciuto. Neppure i primi tempi, quando tutto sembrava un’avventura. Con le tue arie da rivoluzionario e quelle pose da intellettuale. Io lo sapevo che le cose rischiose le lasciavi per gli altri, facendo la cresta sulla gloria di chi la guerra la combatteva davvero. Protetto e tranquillo. A veder morire chi ci credeva. Fortunatamente con me sei sempre caduto male.
In ogni occasione sapevi scegliere l’amico giusto. Tra gli yankee no. Ma quelli non contano. Non piacciono neppure a me. Cosa vuoi farci, sono cubano anch’io. Però sono avanero. Non un guajiro come te. So ballare come un negro, sono pazzo come uno spagnolo, però più simpatico. Corteggio le donne come un italiano. Mi getto senza pensare in tutte le avventure. Prendo una zattera e fuggo via per il mare. M’innamoro e subito mi perdo. Tradisco. Mi ubriaco. Fuggo da chi mi vuol comandare. Perché noi avaneri siamo fatti così. Non ci va a genio chi dà troppi ordini.
Per questo non mi piaci. Non sei mai riuscito a incantarmi. Neppure quando avevi le palle e adesso chissà che fine hanno fatto. Non ti è rimasta nemmeno la voce. La barba è grigia e il sigaro si vede sempre meno. Le divise militari sono in soffitta da quando hai messo il vestito buono. Ma io non ci casco. Non ci sono mai caduto. Perché so che non puoi cambiare. Per questo sono scappato via. Per questo ho preso quella zattera di legno. I tuoi soldati sparavano e io gridavo da lontano: “Andate a farvi fottere, bastardi!”. Perché anche i servi non mi sono mai piaciuti. E i tuoi sgherri sono solo dei servi. Con il coltello rivolto verso il popolo. In ogni momento. Non mi sei mancato. Non mi sei mai mancato. E non mi mancherai.
Vorrei solo sapere cosa ci sei venuto a fare a Miami. Dopo tutto quello che ho passato. Dopo tutto quello che ci hai fatto passare. Come potevi sperare che non ci avrei provato. Ho vissuto per questo. Ho sempre avuto un solo desiderio. Fartelo volare via dalle labbra quel maledetto sigaro. Quel puzzolente Cohiba. Folla che sgomita. Donne che gridano. È lui. È lui. Bimbi che sorridono, ma non siamo all’Avana. Non è Piazza della Rivoluzione e le bandiere non le hanno distribuite i tuoi servi. Come quando ci obbligavi a manifestare. Come ai tempi delle comiche sfilate. Venivano i poliziotti e ci buttavano per strada. E chi non ci andava finiva in guardina.
Non mi sei mai piaciuto. Per questo sono qui. Per non vederti più. Perché un giorno possa riabbracciare i miei figli. Perché le palme di Miami mi hanno stancato. E anche questi maledetti yankees. Sono sempre stato bravo con il fucile. Ero un cecchino di alta precisione. Mi hai mandato in Angola e ho fatto strage di negri. Non per te e per le tue rivoluzioni. Solo perché se non sparavo io mi ammazzavano loro. E ho dovuto scegliere. Adesso scelgo di rivedere la mia gente e di sparare il colpo che ci libererà. Da te e dalle tue idee. Dai ricordi scellerati. Da un esilio senza fine.
Il vento d’agosto mi porta il sapore del mare. Le palme e i grattaceli lontani. Miami. L’Avana è soltanto un ricordo. Non ci sarei mai venuto, se tu non mi avessi costretto. Adesso rimpiango le mie spiagge e la mia gente. Il sapore del riso con i fagioli. Il sorriso delle mie donne. Mulatte dalle forme abbondanti e creole maliziose, che ondeggiano curve mozzafiato su gonnelline cortissime. Lavoro e ricordo. Il denaro adesso lo trovo. Con fatica, ma lo trovo. E ne mando un po’ a casa, dove è sempre più dura.
Mattino d’un giorno d’estate. Le automobili qui sono grandi e moderne e gli autobus non fanno rumore. Non perdono i pezzi per strada. E ho nostalgia anche di quello. Di quando facevo il meccanico all’angolo di qualche incrocio per poter ripartire. È dura la vita in esilio. È dura doverti pensare. Avere una foto davanti. Sbiadita dal tempo, ingiallita. Un sigaro stretto tra i denti. E fare sempre il medesimo sogno, da anni. Solo che dopo sono sempre più triste. Perché il sogno finisce. E io non riesco a spararti. Non riesco a fartelo volar via dalle labbra quel sigaro puzzolente. Maledetto sigaro. Maledetto Cohiba. Maledetti ricordi.
Gordiano Lupi