2 novembre “Commemorazione dei Defunti”. Non ce la faccio. Non riesco a concepire una vita che finisce nella tomba e che non ha altro in cui sperare. Scusate, ma il senso della Vita innerva ogni neurone del mio cervello e ogni fibra del mio corpo. Mi ribello, ma accetto, accolgo, maledico questa inevitabile storia di declino e di fine. Abbasso la testa. Eppure sento che qualcosa mi sorregge, mi sostiene di fronte al dramma inevitabile della morte. Sento il mio cuore che batte più forte e anche i miei occhi si stanno bagnando di calde tenere lacrime. Non è sentimentalismo. Sono emozioni interiori che vanno oltre il particolare. Ti senti parte di quel Corpo Umano che ti comprende, che ti raccoglie in quell’Universo della Vita e della Storia che non ha bisogno di darti un nome importante per contare: conti, vali per quel che sei. Inesorabilmente il tuo essere te stesso è il tuo valore, sei una Donna, sei un Uomo che vali per il tuo essere persona umana nella storia del Cosmo: piccini, inutili, fragili, fallaci ma creature capaci di provare sentimenti di grande profondità esistenziale che toccano il Divino con un gesto, una parola, un sorriso d’Amore. È qui che si gioca tutta la storia umana, nel saper Amare. Si perché l’amore come parola in se dice tutto e niente. Ma è il saper amare che conta. E ognuno sa amare a modo suo. È la sua caratteristica che ha valenza: come te non ama nessun altro e solo te puoi amare e puoi amare così. L’altro, anche se non intende subito e con i suoi sensi, può ben comprendere con i sensi del Cuore, dell’Anima, della propria spiritualità che lega persona a persona in un mondo di relazioni quasi magico, colmo di bellezza e splendore, di soavità e desiderio di Gioia e di Eternità che va ben oltre le nostre piccolezze, le nostre “finitudini”, la nostra caducità, il nostro morire...
Così, tutti gli anni ci ritroviamo qui ad ossequiare i nostri Cari. Un giorno tutto per loro. Fatto a posta per loro. Ma quanti modi, quanti pensieri in questo giorno? Quanti ricordi, belli e dolorosi insieme ci tornano alla mente, di loro: di babbo, mamma, fratelli, figli, zii, amici, parenti. Eppure, nonostante questo giorno ci aiuti ad avere la consapevolezza che questa vita non ha che una fine in un sepolcro, il nostro corpo fisico finisce lì inerme, a volte deturpato dalla vecchiaia o dalla malattia o, peggio, bello e giovane per chi ci lascia nel pieno della vita per un incidente..., nonostante questo non sappiamo perdere la Speranza che ‘dopo’ questa morte ci sia un’altra Vita…
Allora forse si diventa tutti un poco più buoni: sia perché sappiamo questo, sia perché si rinnova il nostro affetto per chi – e tutti noi abbiamo qualcuno in un cimitero del mondo… – ci è morto e non è più con noi e condividiamo con gli altri viventi – chiunque essi siano ‘fratelli nella mortalità’ – questo legame con qualcuno che ci ha preceduto nell’esperienza della morte. È come se i nostri Cari defunti fossero tutti, tra loro, ‘parenti’. Finisce tutto così? O può rinascere qualcosa?
E chi può dire di non avere pensato anche solo per un attimo ad una ‘Vita oltre la vita’, ad una Vita immortale, oltre questa vita mortale?
Come privare questo me stesso di una Speranza oltre la speranza: io, che cosa sono?
Come rinchiudere nel sarcofago della mia mortalità l’insondabile bisogno di Vita che promana da questo mio essere vivo nel mondo? Che cosa faccio, io qui?
Come scacciare il grande Desiderio di eternità che sembra alimentare il senso profondo della mia Vita, al di là del tempo, al di là dello spazio, in una dialettica infinita tra il mio essere qui ed ora ed il mio essere Vivente per i secoli eterni? Dove andrò a ‘ricominciare’ il mio Tempo?
Ma poi non è tanto il pensare a noi. Sì, forse, anche questo. Quanto invece lo sperare questo per loro, per i nostri Cari che sono lì nella nuda terra, nel freddo loculo. Loro, i nostri Cari, quelli che se ne sono andati dall’esperienza di questo nostro mondo che non è più il loro. Ma loro, dove sono andati a finire? Forse è importante non chiedere alla fantasia di cavalcare chissà quale sogno, ma di fare esperienza nel sentire come i nostri cari Defunti ci stanno vicino nonostante siano scomparsi fisicamente da questa terra. Sentirli, vuol dire averli vicino in maniera diversa, non più fisica, ma spirituale con la loro Presenza che si fa per noi affetto, aiuto, forza, sostegno, carica, memoria intangibile e sublime. Entrare in contatto con loro, parlare con loro come se fossero ancora qui non è follia è storia dell’essere in comunione spirituale – di cuore – con loro. Come se quel loro modo di essere trasformati, da semplici viventi a Viventi, gli permettesse di non abbandonare la terra, ma soprattutto di non abbandonare noi coloro che amano e che stiamo camminando sulle loro orme di questa storia umana zeppa di tante angosce ma anche ricolma di tante gioie profonde.
È proprio un mistero, questa nostra Vita, questa nostra Morte. Un mistero già qui tra noi e ancora di più con loro, con quelli che abbiamo amato e che ci hanno amato con coraggio, forza, sincerità, con dolcezza. E ora riposano altrove…
Questa nostra terra è inzuppata di miserie e di grandezze, di sangue e di morte come pure di gioie e di speranze che ci sospingono continuamente ad andare oltre. Quell’oltre che non è solo il superamento della dimensione fisica del nostro esistere, ma quanto del nostro ‘morire’, già qui l’uno vicino all’altro: saper riuscire ad accogliere l’altro per come è, un piccolo morire a noi stessi. Che ci aiuta a saper ascoltare il suono della Vita che passa con serenità. Senza odio e senza rancori. Dove il silenzio di una Voce che si fa Fede ci pervade il cuore e l’anima, in profondità per guardare oltre la tomba, in un arcobaleno di speranza e di fiducia, in un abbandono totale all’Eterno...
È lì che andiamo ad incontrare nel Mistero della Vita e della Morte i nostri Cari defunti, quelli che non dimenticheremo mai e che portiamo eternamente nel nostro cuore.
Ecco, è qui in questo ricordo che si fa Memoria. Dove si consuma ogni giorno – e oggi più che mai – la storia più feconda del nostro esistere e dove non potrà finire questa mensa della vita terrena. Ma ci schiude quell’abisso pieno di Luce che è la Vita al di là del tempo e della Storia.
Un caro e affettuoso augurio di un giorno di Memoria per i vostri Cari, guadagnati a nuova Vita.
Piero Cappelli
P.S. - Vi faccio partecipi delle strofe che ho dedicato alla mia cara Mamma Rina nel giorno della sua morte.
20 febbraio 2006
Al tesoro della mia cara mamma,
Rifulgi come stella luminosa nel firmamento dell’Amore..
Ti sei adagiata nel mio cuore dolcemente per infondermi coraggio e forza…
Sei presente nella profondità della mia anima risorgendo ogni giorno per donarmi il meglio di te…
Niente e nessuno ci separerà: il Bene che ci unisce rifiorisce ogni attimo e rimane per sempre…
Ora tu vivi mamma nella Gioia eterna, dove il Sole della Vita risplende senza tramonto…
È lì che mi aspetti insieme a babbo per vivere uniti nell’Eternità di Dio…
Il mio amore è nato dalla vita che tu mi hai dato: grazie mamma!
il tu’ bimbo, Piero