La notizia, innanzitutto. Un sacerdote di Genova, don Marino Bruno, insegnante di religione e parroco della chiesa di Santa Maria delle Nasche, attraverso le colonne del settimanale cattolico Il Cittadino lancia una vera e propria scomunica: «Halloween», scrive, «è pedofilia esercitata in campo morale, spirituale, mentale, senza violentare il corpo».
Halloween è una festa molto diffusa nel mondo anglosassone, e da qualche anno ha preso piede anche in Italia: dove a festeggiare sono soprattutto gli adulti; negli Stati Uniti e nei paesi di lingua inglese la tradizionale visita ai defunti è diventata la festa delle zucche, con bande di ragazzini che bussano alle porte di casa con lo slogan: “Dolcetto o scherzetto”.
Anche se non è stagione, don Bruno può benissimo aver preso il classico colpo di sole; nulla di grave. Ma se la scomunica riceve l’imprimatur dell’arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, le cose mutano. Bagnasco, nel corso di un incontro riservato con i sacerdoti del seminario arcivescovile tenuto prima della partenza per Santo Domingo e Cuba, ha dato disposizione che il contenuto dello scritto di don Bruno venisse diffuso e affidato a tutti i parroci perché ne diano ampio risalto nella predicazione ai fedeli. Del resto il testo dell’articolo era stato approvato, prima della pubblicazione, dal direttore dell’Ufficio catechistico della Curia don Bruno Sopranzi.
Don Bruno (e con lui la chiesa genovese) dunque inviteranno «i genitori e gli educatori cristiani ad evitare ogni manifestazione legata ad Halloween… a fare un’obiezione di coscienza… a non festeggiare Halloween». I commercianti che si riconoscono negli insegnamenti della Chiesa cattolica vengono sollecitati a boicottare il marketing legato ad Halloween: «Noi siamo cristiani, non festeggiamo Halloween, potrebbe essere la risposta. Noi siamo cristiani, potrebbe essere la frase da ‘obiettore di coscienza’ di pasticcieri, giornalai, cartolibrari, di fronte alla domanda del cliente che chiede: ma non avete nulla per Halloween?».
L’articolo di don Bruno è un’epifania di scempiaggini: «C’è un abisso tra questa ricorrenza e il Carnevale: i mandanti di questo carnevale d’ottobre sono gli stessi che stanno cercando di bombardare, con stile politically correct, la religione in sé e quella cattolica in particolare…esoterismo, lobby politiche e filosofiche che lavorano per svilire il senso del sacro e il rispetto che gli si deve e che hanno quali prede preferite i bambini».
Insomma: la festa delle zucche sarebbe pericolosa come l’adescamento dei pedofili. «Halloween è solo un gioco, viene detto da troppi; ma ci rendiamo conto di quale messaggio si ricolma la mente dei bambini in conseguenza a questo gioco? Il messaggio che confusamente passa è che in quella notte bisogna travestirsi in modo tale da far paura, perché si fa la parte dei morti che devono spaventare le persone. Qui c’è ben di più rispetto ai vari credi religiosi o filosofici: è in gioco l’equilibrio psicologico del bambino sulla vita e sulla morte».
Ma davvero, ovunque siano, i nostri cari, i nonni e i padri, gli amici e tutti coloro cui abbiamo voluto bene, si possono sentire offesi perché dei ragazzini mascherati vanno in giro casa per casa a “minacciare” “dolcetto o scherzetto”? Ma davvero, ovunque essi siano, le persone che si sono incamminate prima di noi in quel viaggio senza ritorno, possono dolersi del fatto che noi, qui, si sorrida e si cerchi un momento di svago? Ma davvero, ovunque essi siano, i nostri cari dovrebbero sentirsi soddisfatti e appagati nel vederci tristi, immusoniti, tetri; è davvero questo che crediamo vogliano da noi?
È esattamente questo che ci dicono gli uomini della Chiesa cattolica. Non è solo don Bruno a sostenere quelle scempiaggini, e non è solo Bagnasco a sottoscriverle. Anni fa il cardinale di Palermo Salvatore De Giorgi se ne uscì dicendo che «due feste liturgiche tra le più care al nostro popolo e alla nostra cultura cristiana, sono state contaminate da un rito consumistico e carnevalesco, di importazione americana, che non ha nulla in comune con le nostre tradizioni».
Un rito, quello di Halloween, che «costituisce un’offesa all’autentica pietà verso i defunti e un ulteriore segno di cedimento alle invadenti espressioni colonizzatrici della globalizzazione».
Perbacco! Ma come si possono concepire corbellerie del genere? Si potrà dire, credere e pensare che raramente è accaduto di sentire un così straordinario concentrato di stupidaggini?
Dal momento che la mamma delle cretinate è sempre gravida, è anche accaduto che un assessore alla pubblica istruzione di Gela, militante del Partito dei Comunisti italiani di Oliviero Diliberto abbia avuto, un giorno, una bella idea: un milione di compenso a quelle scuole che avessero rinunciato, e anzi avessero boicottato Halloween. Anche agli occhi di chi, tetragono, non prova un filo di imbarazzo a qualificarsi come “comunista” è “peccato” che dei ragazzini chiedano pasticcini, dolciumi, spiccioli; e che degli adolescenti ne approfittino per spassarsela un po’. E perché tanto fastidio? Perché si tratterebbe di una sorta di inquinamento del nostro essere e del nostro spirito; ci corromperebbe e distoglierebbe da più sane tradizioni nostrane.
Tornano in mente così sciovinismi che si credevano morti e sepolti. Per intenderci: quelli che costringevano a assurde traduzioni di nomi anglosassoni, come capita di trovarne quando si rivedono i film western di John Ford, o si sfogliano i primi albi della Walt Disney: dove per non “corromperci”, si finiva con il battezzare Donald Duck in Paolino Paperino, e Michey Mouse diventava Topolino Michelino.
Sarà, il nostro, un eccesso di malizia; ma in queste ricorrenti “denunce”, in queste “crociate”, si scorgono tutti i segni evidenti di uno spirito antiamericano più o meno latente e più o meno inconscio che, come un fiume carsico, si manifesta poi nelle forme più impensate. Siamo pieni di feste “straniere” e “laiche” che si mescolano con le “tradizioni” cristiane. Eppure ci si scaglia solo contro Halloween.
Come sia, per personale antidoto contro questa ennesima manifestazione di intolleranza clericale, per la prima volta chi scrive esibirà alle sue finestre la famigerata zucca illuminata. “Dolcetto o scherzetto” sarà la parola d’ordine. Soprattutto: ci lascino campare!
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 26 ottobre 2007)