Senti, senti, questa cosa non la sapevo proprio. Ci voleva il vecchio Carlitos per farmi capire come va il mondo, pensare che io credevo funzionasse diverso, ma le sorprese sono dietro l’angolo, ci si deve aspettare di tutto, stare preparati anche al peggio, ché prima o poi questo peggio dovrà pur arrivare.
Il popolo a Cuba elegge e propone i suoi candidati, scrive Carlos Lage Dávila sul Granma di oggi. E lui di mattina presto è andato a votare con tutta la famiglia nel seggio numero 1 della circoscrizione 92 di Plaza de la Revolución. Lage continua spedito e dice che i candidati sono proposti dalla popolazione, ma tu guarda che non me n’ero accorto, forse mi sono perso qualche passaggio, che razza di distratto che sono. A Cuba i candidati mica vengono proposti dai partiti come nel sistema borghese, no, da noi decide il popolo. Tu lascia stare se per popolo s’intende il partito che è al governo dal 1959, sono sottigliezze borghesi, il partito rappresenta il popolo, questo lo sappiamo tutti, non c’è bisogno di starlo a specificare.
Cazzo, oggi hanno votato più di otto milioni di cubani! ha detto Lage, o meglio cazzo non l’ha detto ché lui è una personcina raffinata, però era così contento che mentre parlava a Tele Rebelde gli rideva il faccione. Le elezioni e la democrazia a Cuba sono un problema d’essenza e non di apparenza. È un atto che non viene preceduto da una città con tutti i muri coperti da manifesti e foto di candidati sorridenti, ma da biografie di persone proposte dal popolo. Ha concluso. Che bello vivere in un mondo dove non sporcano i muri della città con le foto dei candidati, ma durante libere riunioni del cidierre ti presentano tanti bei candidati comunisti e li fanno scegliere al popolo.
I nostri candidati vengono eletti al Poder Popular e sono fondamentali nello sviluppo della Rivoluzione, un duro compito che li impegna parecchio nel dire alla gente che loro provano a fare qualcosa ma non possono fare niente per colpa degli yankees e d’uno stramaledetto embargo. I delegati fanno una vitaccia dura, lavorano giorno e notte stile Che Guevara, sono un anello fondamentale della catena rivoluzionaria. Ecco, ora ho capito perché mi sono venuti a prendere a casa la mattina presto e mi hanno portato a votare con un bel pullman.
Mica lo sapevo che era una cosa così importante! Se lo avessi saputo mi sarei preparato, invece di farmi trovare ancora mezzo addormentato e con la faccia da lavare, magari avrei preso un bel caffè forte e sarei andato a votare da solo, insieme al mitico Carlitos che c’ha portato pure la famiglia. Grazie di esistere vice presidente Lage, senza di te non saprei come fare, ché pure oggi mi rassicuri sulla salute di Fidel, dici che sta bene e sta scrivendo una delle famose riflessioni. Uno come me cosa vuoi che comprenda, passo le giornate a vagabondare per L’Avana senza un cazzo da fare, ogni tanto leggo il Granma e accendo la tele, ti vedo e mi s’infiamma il cuore d’ardore rivoluzionario, comprendo che vivo nel migliore dei mondi possibili solo quando ti sento e mi spieghi come funzionano le cose, come procede la vera vita di noi cubani.
Proprio sto messo male, devo farmi vedere da un medico, mi capita sempre più spesso di non capire troppe cose, di vivere in un limbo, come scollegato dalla realtà. Per fortuna che c’è il Granma. Per fortuna c’è un vicepresidente efficiente e rivoluzionario. Per la prima volta comprendo che sono io a scegliere chi mi governa. Non me n’ero mai accorto. Com’è strana la vita…
Alejandro Torreguitart Ruiz
(traduzione di Gordiano Lupi)