Venerdì , 22 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Diario di bordo
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
La giustizia nel paese di Alice  
Le cifre del carcere. La denuncia di don Ciotti. Arrestati non convalidati. L’odissea di Gamal e degli altri. Barillà da leggere
'L'uomo sbagliato' nella fiction che Raiuno dedica all'assurda vicenda di Daniele Barillà 
06 Dicembre 2005
 

Record di detenuti nelle carceri italiane. Negli ultimi dieci anni mai così sovraffollate. Nei 207 istituti di pena si è arrivati, secondo gli ultimi dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) a 59.649 detenuti. In sei regioni è stato superato il limite tollerabile. In Campania i detenuti sono 7.356, a fronte di una “tollerabilità” di 6.763. In Friuli Venezia Giulia, dietro le sbarre ci sono 854 persone, contro un limite di 800. In Lombardia sono 8.746 (il limite “tollerabile” è di 8.446). In Toscana i detenuti sono 4.040 (3.943, il “limite”). In Trentino Alto Adige 416 (a fronte di una tollerabilità di 318). In Veneto i detenuti sono 2.696.

In generale, per ogni tre posti letto disponibili, vi sono quattro detenuti presenti. Per gli ospedali psichiatrici giudiziari la situazione più grave è quella di Reggio Emilia: 140 posti disponibili, e 194 detenuti presenti, con un indice di affollamento in generale del 138,57 per cento. Tra i 190 istituti che ospitano sezioni maschili, 143 sono sovraffollati. Vivono in pratica, in condizioni non regolamentari – cioè fuorilegge – 47.320 detenuti su 53.780.

In quindici istituti il sovraffollamento è superiore, percentualmente, del 200 per cento: cioè per ogni posto disponibile ci sono due detenuti. Nel carcere siciliano di Ristretta si tocca il picco massimo di sovraffollamento con un indice del 281,25 per cento, seguito da Busto Arsizio, con il 250 per cento. Seguono Rovereto (240 per cento); Varese (235 per cento); Firenze (234 per cento); Rovigo (231 per cento); Bergamo (227 per cento); Treviso (224 per cento). E ancora: Padova (220 per cento), Sondrio (214 per cento), Bari (214 per cento); Taranto (212 per cento); Latina (208 per cento); Brescia (207 per cento); Pistoia (204 per cento).

La situazione non cambia di molto se si guarda ai penitenziari femminili: su un totale di 2.843 detenute, 1.523 vivono in condizioni non regolamentari. In due istituti il sovraffollamento è superiore al 200 per cento, cioè per ogni posto disponibile ci sono due detenute. Si tratta degli istituti penitenziari di Forlì (240 per cento) e Vercelli (219 per cento).

La situazione, già grave – e, come si è detto, “fuorilegge” – è ulteriormente aggravata dalle condizioni di salute dei detenuti. Qui si raggiunge il collasso. Tra le malattie più diffuse in cella l’AIDS (il 30 per cento dei detenuti italiani è affetto dal virus dell’HIV); in aumento anche il fenomeno della tossicodipendenza: sono 15.558, il 27,7 per cento, i “tossici” che affollano le carceri italiane.

Meno diffuso invece il fenomeno dell’alcolismo, che coinvolge il 2,4 per cento, circa 1.335 detenuti. Poco più di mille detenuti sono anche malati di varicella, malattia che la scorsa estate ha colpito in diverse carceri. Dall’inizio dell’anno, poi, ci sono stati una trentina di suicidi in carcere.

Il 36 per cento dei detenuti in Italia è in attesa di giudizio. Il 57,6 per cento di loro sono imputati giudicabili, il 29,8 per cento “appellanti”, il 12,6 per cento ricorrenti.

Poco più di un terzo i detenuti stranieri: 17.783, cioè il 31,5 per cento del totale. Il numero più consistente, 4.015, è di nazionalità marocchina; a seguire gli albanesi (4.015), i tunisini (1.953); i rumeni (1.367); e gli algerini (1.289).


LA DENUNCIA DI DON LUIGI CIOTTI

«Nelle carceri italiane, secondo le stime dell’associazione medici penitenziari, ci sarebbero cinquemila detenuti malati di AIDS, che non dovrebbero essere in cella». È la denuncia di don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele. «Chi nelle carceri è ammalato è due volte detenuto», dice Ciotti, spiegando che il dato fornito dall’Associazione Medici Penitenziari è una proiezione sulla base dei test che vengono effettuati. Entrando in un carcere, si sottopone al test dell’HIV solo il 33 per cento dei detenuti. Di questi, nel 2005 sono risultati positivi in 2.038. «Facendo le debite proporzioni sarebbero cinquemila quelli che sono rinchiusi in carcere. In Italia spesso il diritto di pena prevarica il diritto di salute. Esiste anche il problema dei detenuti extracomunitari malati di AIDS, che iniziano le terapie durante il periodo di detenzione e poi, se vengono espulsi dall’Italia, non possono continuare le cure nel loro paese».


CREMONA: DA SETTE MESI DIECI INDIANI ATTENDONO CONVALIDA ARRESTO

Dal giugno scorso dieci indiani coinvolti in una maxirissa avvenuta a Bordolano, attendono che i giudici di Cremona possano convalidare il loro arresto avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 di giugno. Nove di loro erano finiti in carcere. Uno nel reparto di neurologia per le lesioni riportate nel corso degli incidenti. Arrestati e condotti in carcere dal giorno dell’arresto, per una serie di problemi “tecnici” si sono visti rinviare l’udienza di convalida dell’arresto. Se ne parlerà – se non ci saranno altri “problemi” – il 26 gennaio prossimo.


DIECI MESI DI CARCERE PER UN ERRORE

Quasi dieci mesi di carcere tra Italia e Regno Unito, e poi assolto. Questa la disavventura giudiziaria in cui è incappato Francesco Bruno, un camionista di 52 anni che lavorava per un’azienda di Arcore per conto della quale ha fatto numerosi trasporti di merce in Inghilterra: da Londra a Manchester, fino a Birmingham. Il 18 gennaio scorso l’uomo fu prelevato dai carabinieri nella sua abitazione e portato in carcere sulla base di un provvedimento emesso dall’autorità giudiziaria inglese, nel quale lo si accusava di associazione per delinquere finalizzato al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Qualche tempo prima un altro camionista era stato arrestato per aver aiutato tre albanesi accusati di omicidio a lasciare l’Inghilterra. Malgrado avesse sempre respinto il coinvolgimento, Bruno fu portato, dopo l’accoglimento da parte della Corte d’Appello di Milano della richiesta di estradizione, in Gran Bretagna e chiuso nel carcere di Wanswort, dove gli sarebbe stato consigliato di confessare la sua colpa. «Io non l’ho mai fatto», dice Bruno, «perché non c’entravo nulla con quegli episodi». Dopo essersi visto respingere una istanza di libertà provvisoria, l’uomo è stato processato il 14 ottobre e assolto con formula piena. Dopo la lettura del dispositivo Bruno è stato prelevato dall’aula e senza passare dal carcere per prelevare i suoi documenti e le sue cose personali, venne condotto al centro della città e liberato, vestito da detenuto e senza un soldo in tasca. Per fortuna l’uomo è riuscito a mettersi in contatto con un fratello che abita a Londra e che lo ha raggiunto, portandolo al consolato italiano. Lì finalmente ha potuto avere un vestito normale ed è potuto rientrare in Italia. «Ora sono qui, senza lavoro perché in seguito a quelle storie sono stato licenziato».


GAMMAL E GLI ALTRI: ODISSEA DA SOLITI SOSPETTI

Autunno 2002. Tre egiziani, vengono arrestati ad Anzio, con l’accusa di far parte di una cellula affiliata ad al Qaeda. Seguono diciassette mesi di carcere. Tre gradi di giudizio. Sentenza: assoluzione definitiva. Ma quello che emerge in aula è inaspettato e inquietante. Qualcuno ha cercato di incastrare quei tre egiziani che nulla hanno a che vedere con l’estremismo islamico?

La storia. Gli imputati sono due pescatori, El Gammal e El Zahed, e un ambulante, Shalabej. Tutti con regolare permesso di soggiorno in Italia da molti anni e con famiglia in Egitto. I loro guai con le forze dell’ordine cominciano nell’ottobre del 2001, un anno prima dell’arresto, quando la segnalazione di una fonte confidenziale spinge i carabinieri a perquisire la loro casa, in cerca di armi o esplosivo. Non ne trovano. Ma ci sono tre videocassette con sermoni religiosi in arabo critici verso Occidente e Israele. Niente di eversivo, ma com’è che umili immigrati leggono scritti così impegnati? Non importa che abbiamo un diploma superiore; per uno di loro, El Gammal, ritenuto il più sospetto, scatta un grave capo di imputazione: «Atti mirati a esporre lo Stato italiano a incidenti diplomatici e al pericolo di una guerra con Israele». I tre sono costretti dai vicini a cercarsi un’altra casa ad Anzio. Ma gli elementi a carico di El Gammal sono fragili. L’unica certezza è che è un musulmano osservante e frequenta con assiduità la moschea. L’imputazione viene archiviata. I carabinieri non mollano, e scoprono la nuova casa dove i tre vivono. La cosa per alcuni mesi non ha seguito. Poi però nuovamente la fonte confidenziale segnala tre possibili indirizzi di covi arabi sospetti. Uno dei tre, quando si dice il caso, è l’indirizzo di El Gammal. Nuova perquisizione. Nell’intercapedine tra scaldabagno e soffitto si scoprono una pistola e sette panetti di tritolo. Scatta l’arresto. I tre negano tutto. Segue un anno e mezzo di carcere preventivo. Poi il processo. La difesa dimostra che quel materiale potrebbe essere stato messo da altri, da un precedente inquilino o da qualcuno che si è introdotto furtivamente nell’appartamento. La dimostrazione viene fornita dallo stesso avvocato difensore, che penetra dalla finestra dell’appartamento e riesce a provare come sia facile farlo. I testimoni inoltre cadono in numerose contraddizioni. Finalmente la svolta. El Gammal rivela di essere stato avvicinato dai carabinieri che gli avevano proposto di diventare un loro informatore e confidente, raccontando loro cosa avveniva all’interno della moschea. El Gammal aveva però rifiutato. I carabinieri naturalmente negano e la loro parola pesa di più di quella di un extracomunitario. Però El Gammal aveva confidato quelle pressioni ai suoi due amici, che lo avevano seguito a distanza mentre si incontrava con i carabinieri. Si scopre che assieme ai carabinieri c’era anche un pezzo grosso della polizia, che ascoltato dal tribunale a porte chiuse, conferma la versione fornita dall’egiziano. I tre vengono assolti in Assise. Condannati a cinque anni in Appello, ma solo per la detenzione di esplosivo, non per il reato di terrorismo. La Cassazione assolve definitivamente.


BARILLÀ, L’ODISSEA DI UN UOMO SBAGLIATO

Per farsi incastrare, Daniele Barillà aveva «scelto in periodo peggiore: era il 1992, stava scoppiando Tangentopoli, e di una storia di trafficanti di droga, i tribunali non sapevano che cosa farsene. Così la giustizia imboccò la scorciatoia, che finì con il portare un innocente in carcere. Una tomba da cui Barillà sarebbe uscito soltanto sette anni e mezzo dopo, con un’azienda fallita, un padre morto di crepacuore, una fidanzata scappata». La drammatica storia di Barillà è diventata un libro, L’uomo sbagliato (Albatros-RAI Eri, euro 14).

La storia. È la vigilia di San Valentino, siamo a Nova Milanese, quartiere dormitorio alla periferia di Milano. La sera è umida e fredda. Barillà sale su una Tipo amaranto per andare dalla fidanzata. Non lo sa ancora, ma sta firmando la sua condanna. Quella sera stessa, infatti, la polizia conduce un’operazione contro una banda di trafficanti. Uno di loro, un “pesce” piccolo, ha una Tipo amaranto. Una quantità le automobili pedinate; poi un cambio di strada di troppo, gli investigatori perdono di vista per qualche minuto, il pedinato; così Barillà si trova al centro di questa incredibile vicenda. Barillà è un piccolo imprenditore, con una condanna per traffico di stupefacenti. Poca roba, ma sufficiente per farne un sospetto ideale. Arrestato, l’allora Italo Ghitti, all’epoca magistrato del pool di Mani Pulite, convalida la detenzione scrivendo che quell’arresto «non casuale, ma frutto di specifici precedenti accordi la presenza di Barillà e la funzione svolta dallo stesso».

Solo dopo sette anni viene fuori che è stato tutto un drammatico errore. Sette anni di indizi trascurati, alibi ignorati, testimonianze a favore snobbate; era sufficiente controllare le targhe: quella dell’automobile del vero spacciatore era diversa da quella di Barillà. Ma nessuno ci ha pensato, ci ha fatto caso. Alla fine però l’ostinazione di Barillà e dei suoi difensori viene premiata, e finalmente si riconosce che l’uomo è stato ficcato dentro a forza in una storia di cui nulla sapeva, a colpi di “pressappoco”. Viene liberato, ancora non ha ricevuto tutto il miliardario rimborso che lo Stato gli ha riconosciuto e gli deve. Sono passati solo tredici anni.


Gualtiero Vecellio

(da Notizie Radicali, 5 dicembre 2005)


Foto allegate

Daniele Barillà
Articoli correlati

  Ottenuta la pubblicazione dei dati sulle carceri
  "Ferragosto in carcere"
  Ferragosto in carcere. Domani 15 agosto a Volterra con Donatella Poretti
  Carceri assassine: è avvenuto oggi il primo suicidio del 2014
  Solliciano: “Ci appelliamo a Comune e Regione perché certi di attenzione”
  Carceri. Che fine ha fatto il ddl Alfano?
  Amnistia/Carceri. Raccolte le firme per la convocazione straordinaria della Camera dei deputati - Il sindaco di Roma Walter Veltroni aderisce alla Marcia di Natale
  Pannella si rivolge a Prodi per una grande marcia di Natale per l'amnistia, la giustizia e la libertà
  Carceri. Regione Toscana istituisca urgentemente garante detenuti
  Una storia di “giustizia” ordinaria, Giuseppe Misso
  Rita Bernardini. Signor presidente del Consiglio, si faccia un giro nelle carceri italiane…
  La lettera del Comitato Marcia di Natale
  In una scuola di criminalità il sovraffollamento è sempre l'emergenza
  Carcere di Arezzo. Dopo l'ispezione del 14 agosto e la rivolta del 15, nuova ispezione il 18 agosto
  Valter Vecellio. Ancora un tentato suicidio in carcere. Il flop del vaccino virus A/H1N1
  Carceri. Appello ad autorità locali perché visitino Sollicciano
  Roberto Fantini. Ancora suicidi nelle carceri italiane
  Amnistia, giustizia e libertà: così il Garante dei detenuti di Sondrio
  Carcere Arezzo. Nuova visita ispettiva dopo la rivolta e alcuni risultati si ottengono
  Carceri. Tre morti per pestaggi in un mese
  Carcere di San Sebastiano. Ci mancava solo la mancanza d'acqua!
  Siamo su “Scherzi a parte”?
  Alessandro Gallucci. Carceri di Puglia: si continua a morire. Urgente la nomina del garante dei detenuti
  Carcere e carenza di soldi. Interrogazione
  “Detenuto Ignoto”: Basta strage continua! 2010 sia anno di riforme agognate
  Carcere Sollicciano. Grande senso di responsabilità della comunità penitenziaria. Lo scandalo della carenza di organico
  Quando la vita è una “domandina”
  Detenuto autolesionista dato per espatriato da Firenze in Marocco... è in carcere ad Arezzo
  Radio Carcere. Il voto inutile
  Michele Minorita. Carceri: il nulla del ministro Alfano, la demagogia di Lega e Italia dei Valori
  Sollicciano: Senatori Radicali si appellano a Rossi, Renzi e Gheri perché vengano garantiti corsi scolastici
  Valter Vecellio. Fatti e cifre di un’emergenza colpevolmente ignorata
  Guido Biancardi. La Gomorra carceraria
  Rita Bernardini. Car­ce­ri, risolto il pro­ble­ma con la 117?
  Carcere di Volterra. Un istituto che nonostante sia in Italia rispetta la legge e la Costituzione
  Carcere e transessuali. La struttura di Empoli, già pronta, non parte? Interrogazione
  Carceri. Radicali su detenuto iracheno morto per sciopero della fame a L'Aquila
  AMNISTIA. Dalla mezzanotte di oggi una giornata di digiuno a favore di un atto di clemenza
  Vincenzo Donvito. Tossicodipendenza e carcere: L'Italia è un Paese in cui il binomio vuol dire morte...
  Carceri. Tentativi di suicidio e atti di autolesionismo a Sanremo. Interrogazione
  Valter Vecellio. Diario del digiuno. 4
  Valter Vecellio. Carcere, nucleare, morti sul lavoro, terremoto in Abruzzo, dissenso in Cina... nessuna notizia
  Anche Sondrio fra le visite del secondo ferragosto in carcere
  Vetrina/ Maria Lanciotti. Per un impiccato in cella d’isolamento
  Tredicesimo giorno di sciopero della fame di Marco Pannella
  Ferragosto in carcere. Con Donatella Poretti, la delegazione radicale in visita alla casa circondariale di Arezzo
  Staderini e Perduca. Carcere Grosseto struttura vecchia da dismettere
  Caso Cucchi. Ci voleva il morto per modificare una disposizione disumana
  Vetrina/ 1. Centinaia
  Carceri. Il decreto-legge della ministra Cancellieri è in vigore da oggi
  Renato Pierri. Dignità della persona
  Milano. Radicali e MiLeft organizzano una fiaccolata nonviolenta
  Claudia Osmetti. Mettere mano al portafoglio per non farlo alla coscienza
  Vetrina/ 4. Supplizio
  Vetrina/ 2. Letti
  Benedetto Della Vedova. Carceri: quando il controcanto è leghista...
  Rita Bernardini. Ecco perché proseguo il satyagraha
  Il "Palazzo" affossa amnistia e indulto
  Vetrina/ 3. È qui
  Detenuto malato si uccide a San Vittore. Perché stava in quella cella?
  Claudia Osmetti. Abuso cautelare
  Giustizia-carcere. È il sito del ministero di Giustizia? No, è quello di “Scherzi a parte”. Cliccare per credere
  Marco Pannella e Rita Bernardini trascorreranno la notte di Capodanno nel carcere di Padova
  Valter Vecellio. La terrificante situazione carceraria
  Visita carcere Sollicciano di Firenze. Tortura di Stato!
  Carceri. Ferragosto e la necessità di assumersi le responsabilità di un sistema illegale
  Carceri/Prato: suicidio marocchino. Si faccia luce subito
  “AMNISTIA PER NATALE”
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.8%
NO
 29.2%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy