Il Consiglio dei ministri ha licenziato un disegno di legge che prevede l'obbligo di iscrizione ad uno speciale registro per chiunque abbia un'attività editoriale in Internet, dal piccolo sito al blog: “Nuova disciplina dell’editoria e delega al Governo per l’emanazione di un testo unico sul riordino della legislazione nel settore editoriale (disegno di legge 3 agosto 2007)”. Quindi burocrazia, spese e, soprattutto, sanzioni penali più pesanti in caso di diffamazione. Secondo questo disegno, è da intendersi come attività editoriale inventare e distribuire un prodotto anche senza scopo di lucro. A decidere il tutto sarà l'Autorità per le Comunicazioni (Agcom) che ne avrà i poteri su delega della legge.
Il vizietto continua ad esser tale. Ci avevano provato nel febbraio 2002 con la legge comunitaria 2001, ma arrivarono al compromesso attualmente vigente: chi fa informazione on-line non ha l'obbligo della registrazione della testata giornalistica, a meno che non ci si voglia avvalere delle provvidenze della legge sull'editoria del 2001 (un regalo che fu fatto all'ordine dei giornalisti sancendo che non tutti hanno stessi doveri e diritti, e questi ultimi sono solo ad appannaggio di chi si prostra al potere corporativo degli ordini professionali). Ora ci riprovano anche se lo chiamano in modo diverso, ma il problema resta grosso come un macigno contro la libertà di informazione, di lavoro e di professione, cioè l'esistenza dell'ordine dei giornalisti a cui, in un modo o in altro, chi informa deve pagare il proprio tributo e sottostare alle loro regole. È infatti l'ordine che alimenta l'esistenza di un mercato ipocrita del mestiere giornalistico (le gabole degli editori per far lavorare i giornalisti senza sottometterli ai pesanti contratti imposti dall'ordine, sono pane quotidiano), così come condiziona, con la sua ridicola etica professionale, la circolazione delle idee.
Oggi c'è un luogo che sfugge a queste tenaglie, è la Rete, e questo non torna in termini politici ed economici, cioè censura e lettori che lasciano la dalla carta stampata. Ecco quindi la decisione di intervenire con questo registro di iscrizione di serie B. Crediamo che, come fu fatto nel 2002 per impedire l'arrivo dell'ordine corporativo in Rete, altrettanto, e molto di più, andrà fatto anche questa volta.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc