Lo scorso 23 luglio avevo presentato una interrogazione al ministero delle Comunicazioni in cui chiedevo conto del fatto che le Poste avevano messo un balzello di 5 euro per inviare un vaglia e 2,5 per incassarlo in contanti. Il ministero di Paolo Gentiloni non mi ha risposto ma le Poste hanno deciso di abolirlo lo scorso 11 ottobre, anche dietro sollecitazione dell'Autorità Antitrust.
Con l'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), avevo rilevato che, grazie al regime di monopolio in cui le Poste offrono questo servizio, gli utenti più penalizzati erano gli anziani e tutti coloro che non accedendo ad Internet, erano costretti a pagare questo balzello.
Un plauso alle Poste per essere state più tempestive e sensibili del ministero e per aver compreso che era una decisione che ricadeva solo sui soggetti più deboli e indifesi. Ma aggiungo una richiesta, sempre che le Poste vogliano fare le cose “per bene”: sarebbe opportuno restituire i soldi a chi, in questo periodo in cui il balzello è stato vigente, è stato imposto di pagarlo. Del resto, che fosse un balzello ingiusto non lo dico solo io e l'Aduc, ma anche le Poste stesse... e cosa c'è di meglio di pagare spontaneamente per gli errori che si è riconosciuto di aver commesso? Oppure le Poste aspettano che siano gli stessi utenti e chiedere indietro il maltolto, con la consapevolezza che saranno solo alcuni incalliti idealisti a farlo perché, in termini economici, mettere in mora le Poste è una rimessa?
Donatella Poretti