Emma aveva nutrito, fin da piccola, l’interesse per le Arti; leggere le immagini dei libri e capirne il significato, era la sua passione, affascinata dalla maestria di chi, attraverso linee, forme e colori, dava corpo alla realtà e ammaliata da quel mondo apparentemente muto, ma che dialogava con la vita.
L’avevano colpita gli affreschi parietali del mondo antico, che narravano usi e costumi di popoli e la raffinata pittura vascolare, che ne tramandava riti e miti.
Tra le Arti preferiva la pittura e amava scoprire negli elementi rappresentati il rapporto simbolico con la realtà, e ben presto si avvide che gli artisti riflettevano nelle loro opere sia la realtà che l’esistenza stessa dell’uomo.
Il suo primo amore era stato Giotto. Emma vedeva in lui il simbolo di un mondo che cambiava: il suo gesto dialogato apriva le porte alla pittura moderna; la volumetria dei corpi, l’espressione dei volti, il realismo degli elementi, l’umanità dei suoi personaggi rendevano l’Arte uno strumento vivo; l’Arte è verità, pensava, ogni volta che ammirava un dipinto.
Nel tempo, il legame di Emma con la pittura diventava un mezzo per rapportare artisti e correnti alla sua esistenza, da quando aveva scoperto che al di là del contingente, l’Arte è specchio riflesso della vita dell’uomo e della sua interiorità, un filtro per capire e capirsi.
Quel giorno, Emma guardava assorta il paesaggio che si apriva verso l’infinito e cercava di scorgere che cosa nascondesse quella mescolanza di colori che in un contrasto tra chiarore e luminosità, a tratti, evidenziava il profilo di un monte o la linea dell’orizzonte, in cui la terra si confondeva col cielo.
Un senso di sgomento la prendeva, ma gioiva in quel silenzio che avvolgeva le cose come a nascondere il mistero della vita, dell’amore e del destino, che a lei non si era ancora rivelato.
Si sentiva come un viandante che scruta, in prospettiva, la vita, col gioco dell’immaginazione, lì, sull’ermo colle a indagare il mistero dell’infinito e del vago, e sentire l’animo perdersi nell’immensità dell’universo.
Emma adorava vivere in simbiosi con la natura, per carpirne l’intima essenza e scoprirne il mistero in un gioco di luci e ombre.
Era la sua, l’età dell’amore, di un corpo che mutava; era l’età dei sentimenti più puri, quando l’animo anela alla passione, con le pulsioni del cuore, coi desideri nascosti, con il dirompente bisogno dei sensi.
Da lontano le arrivava un suono melodioso di note, che sembravano rispecchiare le emozioni del suo animo e fare eco alle sue riflessioni.
Le Arti, rivelatrici della sfera più intima dei sentimenti, riempivano la sua vita, riflettevano i suoi pensieri e l’attesa di una speranza forse irrealizzabile.
Emma guardava attentamente lo scenario che si apriva davanti ai suoi occhi e che assumeva contorni e significati diversi; la croce sulle montagne, le dava un senso di spiritualità; le bianche scogliere che si levavano maestose a picco, giocavano in luce e colore con un mare appena ondeggiante, punteggiato da una piccola imbarcazione; simbolo del viaggio che l’uomo compie verso mete ignote?, più in là, cinque figure, poste su un promontorio, si contrapponevano a cinque navi che veleggiavano lente sul mare; simbolo dell’età dell’uomo e del trascorrere inesorabile del Tempo?. Le età della vita invitavano Emma a riflettere sul significato stesso dell’esistenza: cosa può fare l’uomo di fronte all’inconoscibile? E in quell’atmosfera sublime, Emma si sentiva piccola, impotente e indifesa e si chiedeva: «Cosa nasconde all’occhio finito dell’uomo l’infinito, lontano e imperscrutabile?».
In quel momento, il suo animo era inquieto e turbato, simile a una tempesta di neve dominata da turbini di vento, da luci insolite e da colori emergenti dal bianco della nevicata, che atterriscono e affascinano.
La visione era sgomenta, ma Emma sapeva che esiste un sentimento che scavalca ogni male e che rende l’animo forte, è l’“Amore” che dona la passione più profonda e l’ebbrezza intraducibile, e come in estasi, s’immergeva nell’infinito dei suoi sogni, in un volo al di sopra delle cose, al di là del tempo e dello spazio dove era certa che avrebbe incontrato il suo amore e sarebbe stata per lui la sposa del vento.
Era l’immaterialità che si concretava nella materialità dei sensi.
Si sentiva presenza viva tra quei personaggi accoccolati sugli scogli, intenti nella contemplazione della natura illuminata da una luce in cui il senso di una spiritualità diffusa univa l’umano al divino; era la luce di luna sul mare che suscitava in Emma dolci ricordi.
Le sensazioni si mutavano in realtà vissute, diventavano vita stessa e si rivide in quel tempo, quando, insieme erano rimasti affascinati dallo spettacolo che la luna creava al di là di un grosso tronco e un pensiero triste la inondava, al ricordo di una felicità perduta. L’avrebbe rivisto? Avrebbe vissuto con lui gli spasmi d’amore, gli abbracci e i baci nell’attesa di un domani che non sarebbe mai venuto? Egli l’abbracciava tenero mentre ella si abbandonava alla dolcezza del momento e i loro sguardi si perdevano verso un punto della vita irraggiungibile, erano gli amanti di Picasso, forti della loro giovinezza o erano gli Innamorati di Courbet, simbolo di sensualità e passionalità? Era l’amore dei sensi!.
E intanto un soffio trascinava via le foglie con un fruscio sommesso e disegnava l’amore perduto nel vento dei sogni e dell’attesa. Era il naufragio della sua “Speranza” ove numerosi pezzi di ghiaccio si confondevano con i resti di legno di una nave ormai distrutta e si stagliavano gelidi su un azzurro sfumato all’ infinito, simboli di una felicità irraggiungibile.
Bisogna mettere da parte le emozioni e le sensazioni che rendono piacevole il ricordo di un momento sublime? L’uomo non deve arrendersi; a una visione cupa e amara della vita si contrappone sempre una dolce e tenera speranza.
Tali pensieri, Emma rivolgeva a se stessa, mentre pensava a un amore dimenticato o forse mai esistito! Ma già la speranza prendeva campo nella certezza che a ognuno spetti una parte di felicità! La luna illuminava le acque del lago, mentre risuonava in lontananza una lamentosa cantilena di fantasmi; suggestione o realtà? La visione delle cose era statica, avvolta da un silenzio assordante, affidata a colori che inquadravano pochi elementi di contorno al raggio che s’immergeva nelle acque al chiaro di luna.
Tutto ora cambiava i contorni di un mondo che finiva! E la Speranza? Emma guardava quell’abbazia nel querceto, simbolo di abbandono e desolazione: gli alberi spogli, quasi privi di vita erano simili a lapidi di un cimitero intorno al rudere di un’antica chiesa abbandonata. Il fascino dell’infinito la prendeva nelle profondità dell’essere e spingeva il suo sguardo oltre il contingente, perché l’animo anela alla scoperta del vero.
Le prime luci dell’alba proiettavano bagliori contro le ombre della notte e in quell’istante, Emma scorse due cigni in un canneto, in un connubio amoroso, e il suo animo si aprì alla speranza di un nuovo giorno di luce: luce di grazia, di amore, di speranza, di pace.
La grande palude all’orizzonte colpiva i suoi occhi estasiati con un gioco calibrato di colori e in quel silenzio, il suo sguardo si fermava in un punto dove la presenza mistica unita ai colori e alla luce del cielo lo guidavano verso l’infinito; i colori sono metafore della vita e ne indicano il senso.
Che cos’ è l’amore? Che cos’è l’Arte? Si chiedeva Emma mentre l’aurora preannunciava il giorno che nasceva e l’animo si predisponeva a nuove attese.
L’Amore è il sentimento della vita che nutre lo spirito dell’uomo e l’Arte ne interpreta le passioni, i sentimenti e le emozioni; l’Arte è verità!.
Il libro era ancora aperto sulle sue ginocchia, mentre Emma guardava rapita quel mondo a cui l’Arte dava un significato, mutevole in rapporto ai sentimenti dell’uomo.
Quante volte aveva sognato che il suo amore arrivasse a lei come un cavaliere azzurro in groppa a un cavallo bianco e che ponesse fine alle sue attese ma quel mondo a colori non si era ancora realizzato; restava ad Emma un mondo di passioni, il grande Amore che lei nutriva per le Arti, sostegno alla sua vita e ai suoi sogni; ora le bastava una linea, una forma, un colore e la sua fantasia creava incantevoli storie d’amore e di passione.
Anna Lanzetta
Artisti e immagini di riferimento:
Caspar David Friedrich, Greifswald, 1774- Dresda, 1840:
-Viandante in un mare di nebbia, 1817-18
-La croce sulle montagne, 1807 ca.
-Le bianche scogliere di Rugen, 1818 ca.
-Le età della vita, 1835
-Luce di luna sul mare, 1822
-Mare di ghiaccio (Il naufragio della “Speranza”), 1824
-Abbazia nel querceto, 1809
-Cigni in un canneto alle prime luci dell’alba, 1832
-La grande palude, 1832
William Turner, Londra, 1775-1851
-Tempesta di neve, 1818
Oscar Kokoscha, Pochlam, 1886-Villeneuve, 1980
-La sposa del vento, 1914
Edvard Munch, Leten, 1863-Ekely, 1944
-Chiaro di luna, 1895
Pablo Picasso, Malaga, 1881-Mougins, 1973
-Gli amanti, 1922-1923
Gustave Courbet, Ornans, 1819-Vevey, 1877
-Innamorati di campagna, sentimento della giovinezza, 1844
Vasilij Kandinskij, Mosca,1866-Neully-sur-Seine,1944
-Il cavaliere azzurro, 1903