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Piero Cappelli: Chiesa e linguaggio
19 Ottobre 2007
 

Corpo Mistico, Grazia e Comunione dei Santi. Un patrimonio dimenticato? È sempre più frequente non ascoltare, durante un’omelia o una conferenza teologica, la spiegazione di certi concetti essenziali alla nostra Chiesa Cattolica Romana. E precisamente parlo della Grazia, della Chiesa come Corpo Mistico e della Comunione dei Santi.

E se vogliamo dirla tutta, posso dire che questo patrimonio della nostra fede sono andati via via sempre più in disuso nel linguaggio dei nostri preti come anche spesso dei nostri vescovi. E poi non si parli dell’anima, dell’inferno, dell’anticristo… E perché questo? Con il Concilio Vaticano II è successo che il cosiddetto ‘aggiornamento’ della dottrina e della Chiesa è stato tradotto come abbandono di certi concetti considerati ‘sorpassati’ e ‘stantii’ come se facenti parte di una Chiesa andata in pensione. Quando Papa Giovanni e dopo di lui anche Paolo VI hanno affrontato la questione dell’aggiornamento non hanno mai inteso cancellare dalla terminologia e dalla catechesi degli argomenti così importanti, ma sarebbero dovuti essere ‘riespressi’ e riproposti’ ai fedeli secondo un linguaggio più consono al momento storico e alla rinnovata impostazione teologico-pastorale della Chiesa secondo il Concilio. Ed invece è successo che molti preti e vescovi ‘moderni’ hanno abbandonato certi concetti – come preoccupati di essere tacciati e giudicati come conservatori o addirittura come anticonciliari – ed altri per reazione si sono come isolati dalla comunità ed hanno portato con sé dei fedeli tradizionalisti permettendo di fatto una emarginazione all’interno delle chiese particolari… Ciò è avvenuto sull’onda lunga della critica ‘modernista’ alla società cosiddetta ‘borghese’ a partire dagli anni ’70 e che ha visto riverberi anche in casa cattolica. Oggi, a distanza di un trentennio sembra che le cose si siano invertite e risulti invece che le persone non rifiutino ma accolgano con favore la valorizzazione degli aspetti più spirituali della propria vita. Infatti in un recente sondaggio dell’ottobre scorso, fatto in Italia a cura dell’Istituto per gli studi sulla pubblica opinione, è risultato che il tema dell’anima ha una sua notevole consistenza religiosa: che le persone abbiano un’anima è d’accordo addirittura il 90% della media del campione nazionale; che «l’anima continua ad esistere nell’al di là» vale per il 60% degli intervistati e che l’anima è la nostra «essenza, la nostra identità» lo accetta l’84%; ed «è quella parte di Dio che è dentro di noi» lo ritiene il 77% degli italiani adulti.

Qualcuno considera necessario che un’enciclica debba far riportare all’attenzione dei fedeli di tutto il mondo l’importanza di questi ‘concetti’ essenziali alla concezione razionale e misterica della Chiesa e della vita spirituale dei suoi fedeli battezzati.

Rileggendo la Mistici Corporis di Pio XII del 1943 si può notare come questo ‘sentimento’ di unità e di compattezza e completezza del Corpo Mistico della Chiesa è estremamente necessario per non far degradare la Chiesa ad una bella e poderosa macchina che amministra le cose di questo mondo in senso sociale: che la Chiesa svolga attività sociale e caritativo è importante, ma occorre che queste funzioni di aiuto concreto al prossimo più bisognoso non siano viste come le uniche e le più importanti del nostro essere e sentirsi Chiesa. No, prima di fare la carità dobbiamo saper adorare il Santissimo Sacramento e solo ‘dopo’ saper offrire ai fratelli bisognosi quel pezzo di pane che lo aiuta a vivere come segno dell’amore di Dio; ma se non sappiamo prendere da Gesù l’insegnamento dell’amore non sapremmo nemmeno donare l’amore insieme a quel pane… Santa madre Teresa di Calcutta ci ha raccontato che sua madre le insegnava a fare la carità e le diceva: «quando aiuti qualcuno cerca di far in modo che chi riceve non sappia che sei tu a fargli la carità, perché così possa ringraziare Dio per il dono ricevuto grazie alla sua provvidenza e non te». Questo è per capire come occorre che noi cattolici sappiamo ‘scomparire’ quando facciamo la carità, in qualsiasi modi sia data, per far sì che emerga che non è tanto la nostra bravura, bontà, generosità, quanto il nostro dare è perché è Lui che ci ha insegnato a darci e a darci sempre più totalmente, disinteressatamente fino ad imitarlo come Lui nel dare la propria vita nel dolore, sulla Croce. Quindi è essenziale e prioritario che noi credenti cattolici sappiamo vivere ‘prima’ il nostro essere Comunione, Corpo Mistico e ‘poi’ Chiesa caritatevole: «ama Dio e il prossimo tuo…».

Per cui il Corpo Mistico della Chiesa è quel senso di unità che ci fa’ sentire uniti sotto il nostro Capo, Gesù Cristo e noi membra di questo corpo. La figura ‘corporale’ di questo concetto rende bene l’idea di questo stare uniti ed insieme che fa’ andare oltre quegli spazi sociali della comunità dei credenti. La Chiesa necessita di una dimensione mistica che la rivalorizzi e la rinfranchi rispetto alle altre società del mondo… Quando parliamo della Chiesa dobbiamo sentirla prima di tutto come quella realtà che ci pervade a livello interiore, spirituale, religioso, di comunità che si ama perché lì si vive il Corpo di Cristo nel senso più mistico e più alto possibile nella nostra natura umana.

L’Apostolo dice: «Cristo è il Corpo della Chiesa» (Col. I,18). Quindi se la Chiesa è un Corpo – dice l’enciclica di Pio XII «è necessario che sia un Corpo uno e indiviso» (MC, cap. I). E questa unione di tutte le membra, tanto da essere un solo Corpo con Cristo, concentra nell’Eucarestia il momento esaltante della Chiesa come essenza e come vita. A questo momento di rinnovo memorabile dell’originaria ‘esperienza’ di Gesù che si dona nell’ultima cena, occorre sentirsi ammessi con pienezza attraverso il riacquisto della Grazia mediante il sacramento della Riconciliazione. Perché se la Grazia è l’essere-con-Cristo vuol dire assimilare l’umano al divino. Cioè ci rende capaci, la Grazia, di vivere il Cristo come nuovo principio di Vita attraverso il quale ci rende capaci di conoscere Dio e di amarlo come lui ci ama: è un dono ed un potere che ci rende coerenti con l’amore Trinitario.

Vivere questa dimensione escatologica perfetta ed imperfetta allo stesso momento, nel ‘qui ma non ancora’, vuol dire anche anticipare l’esperienza della Comunione dei Santi. Perché la vera Comunione dei Santi come dice il teologo H. U. von Balthasar si realizza dove si concretizza l’amore cristiano di cui Cristo è il vero fondatore. Se quindi l’Amore è nel vissuto della ri-esperienza eucaristica ed il Corpo Mistico è il legame che accomuna i battezzati in Cristo, la Comunione dei Santi è ‘l’atmosfera’ in cui si vive questa pre-escatologia come nostalgia di Dio. Dove già i nostri morti, i santi e tutte le creature attendono il ricongiungimento e la completezza finale: la Comunione dei santi e il Corpo Mistico raggiungeranno la perfezione nella Chiesa escatologica dopo la risurrezione dei corpi, quando la Chiesa pellegrina si riunirà alla Chiesa celeste. Ed ecco quindi che anche il concetto di Risurrezione dobbiamo ripresentarlo perché è il culmine di tutta la nostra fede che altrimenti non sarebbe che vana. Oggi come oggi si recita il Credo senza citare più la parte di frase «...discese agli inferi…», che nemmeno nei foglietti ufficiali di guida alla messa domenicale viene riportata. Lì, agli inferi, il Figlio di Dio ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua anima ma dove Lui, però, vi è disceso come Salvatore perché come ci ricorda Pietro nella sua prima lettera (1 Pt 4,6) anche ai morti è stata annunciata la Buona Novella così da completare l’Annuncio di salvezza. È così che l’opera redentrice di Cristo è stata estesa a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi perché tutti coloro che sono salvati sono stati resi partecipi della redenzione. Gesù Cristo, dall’abisso della morte, ha fatto scaturire la Vita.

E questa è la nostra fede quella di credere che la nostra Vita non finisce con la morte ma avrà la Vita Eterna. Vita eterna che già oggi sperimentiamo proprio nella Comunione dei Santi, nello stato di Grazia che ci viene donato dalla Trinità, dalla partecipazione al Corpo Mistico che è la Chiesa.

   

Piero Cappelli


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