Da quanto riferiscono alcuni corrispondenti dei giornali italiani e stranieri, e scorrendo le versioni online (in inglese) dei giornali cinesi disponibili anche qui da noi, si capisce che i cinesi poco o niente hanno potuto sapere sui fatti di Birmania di queste settimane. Nulla, pare, hanno saputo delle prime grandi manifestazioni nonviolente dei monaci buddisti e niente ancora sulla ferocia della repressione militare. I blogger cinesi invece hanno avuto e stanno avendo un ricco dibattito sui fatti di Birmania, e non mancano le critiche verso il regime di Pechino. Lo testimonia globalvoicesonline.org, che è un aggregatore, cioè una sorta di raccoglitore di diversi blog, organizzato per aree territoriali. A quanto se ne sa i blog in Cina sono circa 70 milioni, su una popolazione di un miliardo e mezzo di persone. Per capire quanti sono i cinesi che hanno voglia di partecipare, di dire la loro, di esprimere la propria opinione, occorre riferirsi alle popolazioni che vivono nelle città più industrializzate e moderne, popolazioni che dovrebbero essere quantificate intorno ai 200 milioni. Nelle città cinesi la situazione è nettamente più in movimento, più fluida rispetto alle campagne, dove l'oppressione del regime è più forte e più efficace. Se questa proporzione ha un qualche senso, il numero dei blogger cinesi è molto significativo. Stando inoltre ad alcune segnalazioni di questi giorni sull'uso della rete in Cina, uno strumento molto usato per scambiarsi informazioni sui fatti di Brimania è stato anche Facebook, che è altro dai blog, e che stando ai dati che circolano pare sia molto usato dalle stesse fasce di popolazione cinese.
Lo sviluppo economico che ha travolto la Cina, così come altri paesi delle regioni asiatiche, ha portato con sé alcuni degli strumenti, dei mezzi che riescono a sfuggire in alcune occasioni e per tempi limitati alle strette maglie della censura cinese, con la quale, ricordiamolo, giganti del web quali Google e Yahoo sono scesi volentieri a patti, pur di lasciarsi aprire gli immensi giacimenti di utenti rappresentati da quei paesi. Internet sarà il tramite per qualcosa di nuovo? Staremo a vedere.
Intanto nei giorni che hanno visto l'azione dei monaci buddisti, tutto il mondo ha potuto vedere l'immediato effetto di cronaca e di testimonianza messo in campo da alcuni blogger birmani, i quali per altro sono subito stati messi a tacere. Però i naviganti ricordano, memorizzano nelle loro teste, e anche nei loro computer, memorizzano le foto, i racconti, le testimonianze raccolte dai blogger che hanno potuto essere presenti in Birmania. E la memoria, anche quella digitale, può avere un futuro.
Per chi vuol saperne di più può trovare una vasta raccolta di commenti apparsi sui blog cinesi (in lingua inglese) cliccando qui.
Michele Lembo
(da Notizie radicali, 11 ottobre 2007)