(Europeisti: di fatto o a parole?). (Quirinale: bilancio segreto… in arrivo timide riforme…). Bastano le parole per essere considerati dei veri e autentici europeisti? Per me no. Il giornalista Aldo Rizzo ha recensito sulle colonne de La Stampa (25 agosto ) il libro che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scritto su Altiero Spinelli in occasione del centenario dalla sua nascita (Altiero Spinelli e l’Europa, Il Mulino).
Chi è Spinelli, le ultime generazioni, forse non sanno neppure chi è stato anche perché non l’hanno neppure trovato nei libri di scuola. Per farla breve si può dire, mutuando quanto scritto da Rizzo, che è stato «il fondatore dell’europeismo moderno inteso non più come astratto ideale…ma come progetto concreto di unificazione nella democrazia degli Stati nazionali…».
Riportiamo alcuni passaggi della recensione di Rizzo. Ma, quello che più ci preme è quanto Giorgio Ruffolo (area socialista, nda) scrive nella sua premessa: «Napolitano appare come l’erede ideale (il corsivo è nostro) di Altiero Spinelli». Inoltre, più sotto Rizzo passa in rassegna la posizione correntizia del Napolitano comunista dentro il P.C.I. affermando che «rappresentava l’ala “migliorista” (diciamo noi la destra del partito comunista italiano), tendenzialmente socialdemocratica e fu con Giorgio Amendola il promotore di quella svolta europeista che fu il primo vero gran segno di novità, anche ideologica, ben prima della caduta del Muro di Berlino. E, anche in riconoscimento di questo, Spinelli accettò di essere (candidato, nda) eletto nelle liste del P.C.I ai Parlamenti italiano ed europeo».
E l’eredità Spinelliana, Rizzo la accredita a Napolitano anche per un’altra ragione. Per il fatto che insieme a Ciampi è considerato il «difensore del progetto europeista, senza fughe dalla realtà (il corsivo è nostro), ma consapevole che, se si perde quell’ideale, o si diluisse in semplici accordi intergovernativi, gli italiani, soprattutto, non avrebbero un serio avvenire».
Veniamo a noi.
Spinelli è stato in carcere in epoca fascista e proprio dal confino nell’isola di Ventotene ha scritto il famoso Manifesto del 1941 con chiaroveggenza europeista di cui Napolitano ne parla come l’opera di un «grande visionario», proprio per questa sua prospettiva profetico-politica che ha avuto. Anche se poi non del tutto realizzata nemmeno fin’oggi per ciò che potremmo dire con una parola, Stati Uniti d’Europa.
Definire il nostro Presidente della Repubblica come« l’erede ideale» di Altiero Spinelli ci sembra veramente una forzatura, un’esagerazione, cari Ruffolo e Rizzo. Anche se il termine “ideale” ha tutta l’aria di un complimento, ma senza meriti concreti… però è sempre un merito…
Perché, non è tanto il fatto che anche Napolitano abbia pensato all’Europa ai tempi del P.C.I. e ci pensi ancor oggi parlandone nelle sue esternazioni. E fa bene. Ma tra il dire ed il fare – ricorda il proverbio – c’è in mezzo il mare. Noi speriamo che questo mare si restringa, proprio con riferimento a quello che potrebbe ancora fare il presidente Napolitano nel tempo che ne resta del suo settennato, affinché questo nostro Paese possa essere sempre più vicino a quell’Europa dello Spinelli che lui decanta molto.
E come?
Iniziando da ‘casa sua’ che dovrebbe diventare sempre più ‘casa di tutti gli italiani’, il Quirinale di Roma, la sua residenza abituale, ora come ora.
E se parliamo di realtà concrete, possiamo subito affermare che rispetto a ciò che di europeo – da parte di Napolitano – abbiamo visto finora solo pochi accenni. La trasparenza politico-amministrativa che vige nei meandri della nostra Repubblica, è un’inezia rispetto a quella che è applicata concretamente nei vari stati europei (quelli di antica tradizione…). E che pure viene pretesa dalla stessa Europa comunitaria e istituzionale ad ogni occasione: dai semplici concorsi ai grandi atti di respiro pubblico. Si pensi che la stessa Regina d’Inghilterra pubblica sul sito imperiale i dati del suo bilancio. Per far vedere ai suoi sudditi-cittadini quanto spende, pound per pound, e per quale motivo lo spende. Invece da noi, caro signor Presidente della Repubblica italiana, e lei lo sa bene, i suoi cittadini-sudditi non lo sanno ancora. Ed il suo coraggio, di far trasparire qualcosina da quel costosissimo bilancio di ‘casa sua’, si è fermato dopo poche e ben vaghe voci.
È proprio di queste ultime ore l’annuncio del segretario generale del Quirinale Donato Marra che la spesa in più prevista per quest’anno di 17.000.000 di euro (passando dagli attuali 224 a 241 milioni), saranno a carico delle dotazioni proprie della Presidenza della Repubblica. Perché – spiega – ciò è dovuto all’aumento degli gli stipendi dei dipendenti (d’oro aggiungiamo noi!!), in quanto indicizzati a quelli dei loro colleghi del Senato. Inoltre Napolitano ha annunciato che – per contribuire alla riduzione dei costi della politica – il suo personale, nel prossimo triennio 2008-2010, non avrà l’aggancio automatico agli stipendi dei colleghi del Senato. Anche altri risparmi tra cui il blocco del turn over sul personale. Ma di quanti euro è uno stipendio di un dipendente del Senato?
Caro Presidente, vuol fare un atto che rimarrà impresso nella storia italiana? Pubblichi, come fa Elisabetta II – che in ciò è ben più europeista di lei e al di là dei trattati condivisi –, il bilancio di ‘casa sua’, del Quirinale come fanno i presidenti europei (s’intende ancora quelli doc) pragmaticamente europeisti. Invece di lasciarlo nascosto agli occhi di noi cittadini-sudditi italiani che con le nostre tasse manteniamo i costosissimi rivoli di spesa di quell’istituzione faraonica che lei oggi governa e le cui spese – in costi pubblici – superano notevolmente quelli della Corona inglese.
Se poi, caro Presidente, gli italiani non vedessero quest’atto di trasparenza da parte sua, potrebbero sentirsi delusi ulteriormente, che il presidente Napolitano – visto il suo grande “ideale” europeista – non riesca ad imporre questa legittima trasparenza come nemmeno d'altronde i suoi predecessori sono stati capaci di volere e/o di fare. Ed il povero cittadino, pardon suddito, della strada cosa può pensare? Che il Quirinale sia in mano ad una ghenga di personaggi potenti capeggiati chissà da chi, i quali – proprio per non umiliare ulteriormente i sudditi-tartassati …(sic!) – riescono ad avere la meglio anche sul loro primo ed egregio Inquilino, sempre s’intende, nell’interesse ‘pubblico’...(ri-sic!).
Le notizie del bilancio del Quirinale e il paragone con quello della Regina d’Inghilterra, non me le sono inventate io. Le stanno leggendo milioni di italiani sul libro La Casta che l’omonimo Rizzo, ma Sergio, con Gian Antonio Stella hanno scritto e che sta ottenendo uno strepitoso successo, edizione dopo edizione.
Quindi, cari Signori, Presidente e Giornalista, ci domandiamo perché ancora le belle parole, in questo caro Paese (in tutti i sensi…), non debbano essere sempre più messe di fronte, costantemente, ai fatti o ai non-fatti?
“Ma per una volta, lasciamo andare…!” potrebbe dire qualcuno. Sì, lasciamo pure andare, cari Signori, ma anche queste – nonostante tutto – sono “fughe dalla realtà” in coincidenza di un ideale e di una realtà, molto stridenti. E poi qualcuno si lamenta di Beppe Grillo ?!
Realtà che tocca ogni italiano in due maniere: sia nel sentirsi vittima di numerose ed esose tasse che gli prosciugano il portafoglio spesso per alimentare anche una politica facilona e spendacciona; sia per continuare ad essere trattato ancora oggi, nel 2007 – proprio a cent’anni dalla morte di un glorioso europeista italiano come Spinelli –, come un suddito che un cittadino.
E speriamo che per tutto questo non saremo incriminati per “lesa maestà”… non si sa mai!
Piero Cappelli