Il 28 settembre il Governo birmano in esilio, legittimamente eletto nel 1990 e guidato da Aung San Suu Kyi e poi deposto con un colpo di stato dall’attuale giunta militare, ha diffuso un appello “per la pace e la democrazia in Birmania” con il quale ha chiesto di sostenere la lotta nonviolenta guidata dai monaci buddisti; lotta che in queste ore sta subendo una violentissima repressione con l’uccisione di decine di manifestanti inermi.
Tra le richieste del Governo birmano in esilio vi è quella di «far pressione su Cina e Russia affinché sostengano a pieno una chiara dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condanni l'uso brutale della forza in Birmania e chiedere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di incaricare il Segretario Generale delle Nazioni Unite di avviare un'azione al fine di agevolare la riconciliazione nazionale e una transizione alla democrazia in tale paese».
Inoltre, il Governo birmano in esilio invita ad aderire e a partecipare vestiti di rosso a manifestazioni come la marcia della Pace Perugia-Assisi.
Il Partito Radicale, Radicali Italiani e Nessuno Tocchi Caino, da anni impegnati a sostenere la lotta di Aung San Su Kyi e del movimento democratico birmano in tutte le sedi internazionali, dal Parlamento Europeo alle Nazioni Unite, aderisce pertanto alla Marcia Perugia-Assisi dove sarà presente una delegazione radicale.
Partito Radicale, Radicali Italiani, Nessuno tocchi Caino
DOCUMENTI. Di seguito l’intervento fatto dal Partito Radicale Transnazionale un anno fa, nel settembre del 2006, alle Nazioni Unite a Ginevra, e rimasta inascoltata da parte del Consiglio sui Diritti Umani dell’ONU.
27 settembre 2006
Seconda Sessione del Consiglio sui Diritti Umani del consiglio sui Diritti Umani dell’ONU
Intervento del Partito Radicale Transnazionale sulla situazione dei diritti umani in Birmania
Il Partito Radicale Transnazionale deplora il fatto che lo Special Rapporteur sulla Birmania sia stato impedito di portare avanti in numerose occasioni il proprio mandato dal Governo Birmano. La visita del Sottosegretario ONU Gambari non deve essere usata da nessun Governo per coprire questo comportamento inaccettabile; e il Consiglio sui Diritti Umani dovrebbe adottare delle azioni concrete per convincere Rangoon a cooperare con gli inviati dell’ONU e, cosa ancora più importante, per assicurare il rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani.
Ma accanto a questo, ciò che preoccupa di più è che, nonostante il tono conciliatorio usato oggi dal rappresentante del Governo Birmano qui a Ginevra, l’assalto contro i militanti e i politici democratici continua senza pausa. La continuata detenzione e le restrizioni operate nei confronti del Premio Nobel per la Pace Aung San Su Kyi, una leader che è stata eletta democraticamente e illegalmente deposta nel 1990, dimostra chiaramente la volontà del Governo Birmano di non ristabilire il processo e le istituzioni democratiche in quel paese.
Tutti i Governi democratici presenti in questo Consiglio dovrebbero agire per sostenere le forze democratiche, in Birmania e all’estero, per risolvere una crisi che è ormai tropo lunga, e che il Governo Birmano non ha la volontà di affrontare.
L’adozione di risoluzioni che si occupano specificamente di Paesi, ha aiutato a fermare le violazioni dei diritti umani in molte parti del mondo, e il Consiglio Sui Diritti Umani non deve cedere alle richieste dei paesi non democratici che vogliono impedirne la possibilità di agire.
Dal rapporto presentato dallo Special Rapporteur Pinhero, e da numerose altre fonti indipendenti e credibili, è evidente che le violazioni dei diritti umani contro i popoli indigeni, gli attivisti che si battono per il rispetto dei diritti umani e gli oppositori politici, richiedono l’adozione di una risoluzione sulla Birmania da parte del Consiglio sui Diritti Umani. Ci auguriamo che lo Special Rapporteur la voglia sostenere pienamente.
Matteo Mecacci
Rappresentante all’ONU del Partito Radicale Transnazionale
(da Notizie radicale, 4 ottobre 2007)