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Gordiano Lupi. La storia di Carmen Villani tra canzonette e film erotici
Carmen Villani
Carmen Villani 
30 Settembre 2007
 

 Nata a Ravarino (Modena) il 21 maggio 1944, inizia la sua carriera di cantante nell’orchestra di Fred Buscaglione alla tenera età di 15 anni. Carmen Villani si esprime al massimo come cantante negli anni Settanta conquistando subito una grande notorietà per le sue doti canore ma anche per la sua sensualità e il suo carattere disinibito. Il suo primo successo musicale si chiama “Bada Caterina” e la porta subito in vetta alla Hit Parade italiana. In televisione lavora come conduttrice di numerosi varietà dell’epoca insieme al duo comico Ric e Gian e in coppia con Pippo Baudo porta avanti il varietà della domenica pomeriggio di Rai Uno “Domenica con noi”. La Villani è all’apice della fama come cantante e gira in lungo e largo la penisola arrivando a esibirsi nel 1972 in ben 160 serate musicali.

A partire dal 1975 il suo successo televisivo ebbe un declino e contribuì alla decisione della Villani di sfruttare la sua notorietà interpretando diverse pellicole che restano pietre miliari della commedia sexy italiana. La Villani trova un posto nel genere interpretando una supplente, nel film omonimo e nel sequel apocrifo, sempre alle prese con adolescenti e spasimanti vari. Carmen Villani era moglie del regista Mauro Ivaldi e questa cosa ha favorito il suo passaggio al mondo del cinema, tanto che molti suoi film sono stati girati dal marito. La Villani è sempre stata incuriosita dal mondo del cinema e con il marito ne parlava pure prima di entrarne a far parte, in molte interviste ha affermato di esserne sempre stata affascinata e sedotta. Pare che anche prima di cominciare a recitare spesso si recasse sul set dove il marito lavorava per studiare le riprese e le inquadrature e per vedere come veniva fuori dal niente una storia per immagini. Mauro Ivaldi lavorava per la Fotogramma, una casa di produzione di film pubblicitari, dirigeva piccoli shorts, rapidi filmati per mettere in evidenza un prodotto. Una volta che la moglie decise di passare al cinema però comprese che con lei avrebbe potuto fare ben altro sfruttandone la carica sensuale ed erotica.

Carmen Villani aveva già debuttato nel cinema con il film Un uomo da bruciare (1962) dei fratelli Taviani, una produzione importante che vinse il Premio della Critica a Venezia come Opera Prima. La Bluebell era la casa editrice della colonna sonora del film e la Villani incideva per la stessa casa, si trattò di un’operazione commerciale per lanciare la cantante. Nel film lei cantava lo scadente “Un domani per noi”, interpretava se stessa diretta dai Taviani, ma recitava pure in numerose scene. Nel 1965 risulta anche una sua partecipazione al film di Renzo Russo intitolato Per una valigia piena di donne. La Villani però ha sempre negato e ritiene che il regista è andato a pescare qua e là alcune sue immagini da inserire nel contesto della pellicola. In realtà il film è proprio un collage di situazioni estrapolate dagli spettacoli di tardo avanspettacolo, ci sono alcuni numeri musicali e spogliarelli con Carmen Villani e Ricky Gianko e tra gli interpreti segnaliamo pure Elio Crovetto. Il film è scritto da Russo e dall’umorista Carlo Manzoni. Per rivedere la Villani al cinema dobbiamo attendere il 1973 e nel frattempo la sua carriera di cantante decolla. Passa alla Fonit Cetra, partecipa a quattro Festival di Sanremo, lavora in televisione, fa concerti. La ricordiamo in “La Domenica è un’altra cosa”, “Che domenica amici”, “Canzonissima”, “Senza Rete” e “Un disco per l’estate”. Al cinema passano alcune sue canzoni nelle colonne sonore, cose come “Bada Caterina”, “Il profeta”, “L’ultimo uomo di Sara”. Il primo film girato da protagonista ha un titolo interminabile: Brigitte, Laure, Ursula, Monica, Raquel, Liz, Maria, Claudia e Sofia le chiamo tutte… anima mia (1973) che per semplicità chiameremo Anima mia. Mauro Ivaldi era già marito di Carmen Villani da sei anni, si erano conosciuti quando lei aveva appena 19 anni e si erano sposati tre anni dopo. Da notare che il Dizionario del Cinema di Italiano del Poppi definisce così Mauro Ivaldi (Milano, 1942): «marito della cantante e attrice Carmen Villani, l’ha diretta in alcuni film realizzati fra il 1974 e il 1978, tutti non particolarmente significativi». Il povero Ivaldi viene classificato come “marito della cantante e attrice Carmen Villani” e stroncato di brutto come regista. La Villani veniva dal successo discografico di “Come stai” (cantata a Sanremo insieme a Domenico Modugno e davvero una bella canzone) e non vedeva sbocchi a lei congeniali nel mondo della canzone. Ivaldi, dopo tanta pubblicità, doveva girare per la Tregar il suo primo film che si avvaleva di una sceneggiatura di Castellano e Pipolo. Era una buona occasione. Da notare che nel cast tecnico c’è pure Aristide Massaccesi come direttore della fotografia, le musiche sono di Fanco Pisano, il montaggio di Alessandro Lucidi e le scenografie di Claudio Cinini. Tra gli interpreti spicca Orazio Orlando nel ruolo del playboy protagonista con una donna in ogni porto. La Villani è la futura sposa di Orlando e subisce l’assalto delle fidanzate del futuro marito che la vogliono dissuadere dall’insano gesto. Il film è una sorta di giallo sexy perché a un certo punto la Villani e Orlando vengono coinvolti in una serie di attentati che hanno come unico scopo quello di impedire le nozze. La parte erotica in ogni caso è molto soft e il film si può definire una commedia brillante di impostazione giallo - rosa che spesso sconfina nella pochade. In ogni caso vinse il Premio Totò come miglior commedia dell’anno. Carmen Villani canta pure “Anima mia”, il successo di quel periodo dei Cugini di campagna e in realtà doveva limitarsi a fare quello, poi pare che a cast completato non c’erano più soldi per prendere un’attrice protagonista e lei si prestò per fare un favore al marito che era al debutto. Tra gli altri interpreti ricordiamo: Mario Adorf, Pamela Tiffin, Edmonda Aldini, Gigi Ballista, Monica Monet, Elena Veronese, Angela Covello e Anna Zinneman. Il cast era composto di donne bellissime, più o meno famose, come curiosità c’è da dire che Martine Zeldman era fidanzata con il nipote di Paul Getty ed era il periodo che il ragazzo venne rapito e gli fu mozzato un orecchio per convincere il ricco zio a pagare il riscatto.

L’amica di mia madre (1975) è il secondo film diretta dal marito su soggetto di Mario Di Nardo (che lo produce insieme a Gino Bognani per West Coast) e sceneggiatura di Giorgio Cristallini, Nino Fiore e dello stesso Ivaldi. La fotografia è di Gino Santini, il montaggio di Carlo Reali, le musiche sono di Alberto Baldan Bembo e le scenografie di Giorgio Postiglione. Distribuzione: Stefano Film. Si tratta del vero e proprio esordio nell’erotico all’italiana per la seducente cantante che recita a fianco di Barbara Bouchet ma vince il confronto alla grande. Carmen è la bella e disinibita Andrea che fa innamorare Roberto Cenci sempre indeciso se farsi lei o la Bouchet. Cenci (che adesso fa il regista per Mediaset) sarà una costante di questo tipo di pellicola e anche quando lui mancherà fisicamente tornerà il suo personaggio del ragazzino imbranato a caccia di avventure e di iniziazioni sessuali. Il film è girato in Columbia e ha una bella location esotica, pure se non è certo un capolavoro, né come storia né come umorismo. Tra l’altro promette molto di più di quanto mantiene perché sia la Bouchet che la Villani mostrano poco o niente. Il personaggio di Carmen Villani è quello di una donna libera che si comporta un po’ da maschiaccio ma che sprizza sensualità da tutti i pori. La Villani lo rende a dovere per mezzo di una recitazione sopra le righe e fa di Roberto Cenci il capro espiatorio di tutte le sue esagerazioni. Barbara Bouchet è la vera protagonista e interpreta l’amica parigina che svezza il ragazzo e poi se ne torna in Francia lasciandolo di nuovo nelle mani di Andrea.

Ecco lingua d’argento (1976) è un sequel leggermente più spinto de L’amica di mia madre ed è sempre diretto da Ivaldi che per la sceneggiatura si avvale della collaborazione di Guido Leoni. La fotografia è di Gino Santini, il montaggio di Carlo Reali, le scenografie di Franco Calabrese e le musiche di Alberto Baldan Bembo. Produce la Summit Cinematografica e distribuisce Stefano Film. Gli interpreti sono quasi gli stessi del film prcedente, con la Villani nei panni di Andrea e Roberto Cenci (il suo vero nome è Pace) che interpreta Billy, solo che al posto della Bouchet troviamo Nadia Cassini (la bionda psicanalista Emmanuelle) in uno dei suoi primi erotici e come solito mette in mostra la sua parte migliore. Da segnalare pure la presenza di Gianfranco D’Angelo ed Enzo Andronico. Giusti lo definisce un turistico - esotico e in parte è vero per una ben riuscita ambientazione tunisina (ma si vuol far credere che siamo in Colombia), ma in realtà si tratta del solito film erotico all’italiana neppure troppo divertente. Carmen Villani è la fidanzata di Roberto Cenci che se la fa con Nadia Cassini, lei diventa gelosa e torna a riprendersi il ragazzo. Niente di speciale, davvero. Il cult sta solo nella presenza di due donne splendide come la Villani e la Cassini (in un’inedita veste bionda). Il film al tempo scandalizzò parecchio, più per quel che prometteva che per il suo reale contenuto. Il titolo è ammiccante al punto giusto e incuriosisce, poi c’è una sequenza onirica con la Villani vestita da kapò tedesco che fuma il sigaro e se ne sta seduta a gambe larghe in una posa abbastanza spinta. L’unica scena davvero erotica è la prima sequenza del film con la Villani che guarda intensamente la macchina da presa e chiede di inquadrarle il volto invece delle gambe. Per tutto il resto della pellicola invece ci sono solo innocenti scene comico-erotiche. Nonostante tutto venne bocciato due volte dalla censura e pensare che visto oggi pare un film per ragazzini. La Villani interpreta ancora Andrea, lo stesso personaggio vincente de L’amica di mia madre e lo fa con la malizia di sempre, una sua caratteristica di attrice che sprizza sensualità pure se resta vestita.

Un anno prima la Villani aveva interpretato La supplente (1975), diretta da Guido Leoni che collabora per soggetto e sceneggiatura con Sandro Leoni, la fotografia è di Romolo Garroni, le musiche addirittura di Renato Rascel, il montaggio di Angelo Curi, le scenografie di Luciano Vincenti. Produce la Summit e distribuisce la Euro International Film. Carmen Villani è la professoressa Loredana Cataluzzi e accanto a lei recitano: Dayle Haddon, Eligio Zamara, Gloria Pindemonte e Ilona Staller (che si fa chiamare Elena Mercury) Carlo Giuffrè, Gastone Pescucci, Giusi Raspani Dandolo e molti altri caratteristi. Il film non è molto spinto, soprattutto la Villani si spoglia davvero poco e lascia il compito alle più disinibite Dayle Haddon, Ilona Staller e Gloria Pindemonte. La storia è abbastanza semplice e vede la giovane supplente Carmen Villani prendere il posto della vecchia professoressa Scipioni e attizzare l’interesse erotico di professori e studenti. Inutile dire che questo ruolo di supplente super sexy è costruito su Carmen Villani a imitazione de L’insegnate con Edwige Fenech ed è pure debitrice degli intrighi erotici de La liceale con Gloria Guida. La presenza di Carlo Giuffrè rende la commedia a tratti piacevole e divertente, il bravo comico napoletano è un aitante professore di ginnastica che se la fa con la supplente ma poi cede il passo di fronte al più giovane Stefano (Eligio Zamara). Dayle Haddon nei panni della sorella della supplente va oltre i limiti del consentito e fa vedere tutto quello che la Villani tiene nascosto. Il film fu un successo, pure perché la commedia erotica di ambientazione scolastica andava alla grande ed è inutile fare i moralisti adesso, quel genere di film era proprio ciò che piaceva ai giovani degli anni Settanta.

Lettomania di Vincenzo Rigo è un pessimo film del 1976, anno di grazia per la Villani che interpreta ben tre pellicole. Rigo è un regista dimenticato della storia del cinema, un documentarista che ha diretto solo tre film a soggetto e ben due vedono protagonista Carmen Villani. Livio Musso dà una mano per la sceneggiatura, la fotografia è di Gino Santini, il montaggio di Giancarlo Venarucci, le scenografie di Franco Gambarana e le musiche di Franco Campanino. Produce R. R. International e distribuisce Stefano Film. Carmen Villani recita accanto a Harry Reems, Alberto Squillante, Pietro Tordi, Armando Celso, Rossana Callegari e molti altri caratteristi minori. Harry Reems veniva dall’hard d’autore e aveva interpretato niente meno che Gola profonda e Il diavolo in Miss Jones. Qui gli si chiede di recitare al fianco della bella e disinibita Carmen Villani ma il film non decolla mai e rimane né carne e né pesce. Il tipo di film e la fotografia utilizzata fanno pensare a un hard che non è mai tale, ci sono scene di sesso abbastanza spinte soprattutto nel finale e pare che in alcune abbiano inserito una controfigura al posto della Villani. Tra l’altro la Villani pensava che il film si intitolasse Lei e non Lettomania e che avrebbe dovuto limitarsi a girare qualche scena nei panni della moglie di uno scrittore.

Passi furtivi in una notte boia (1976) in un primo tempo si doveva intitolare Zelmaide e lo dirige ancora Vincenzo Rigo. Non è una pellicola erotica e nel cast ci sono attori come Walter Chiari, Carlo Delle Piane, Pippo Santonastaso, Gianni Cavina e Carlo Croccolo. Tratto dal romanzo Zelmaide, un colpo in tre atti di Giorgio Santi è un buon film scritto da Massimo Franciosa e Mario Garriba. Rigo fa pure il montaggio e confeziona un lavoro dignitoso ma poco visto. Il tenore è quello della commedia rosa dove la Villani non si spoglia quasi mai ma recita a dovere. La storia racconta le gesta di una banda di incensurati che tenta di fare un colpo alla banca del paese.

La signora ha fatto il pieno (1977) di Juan Bosch segna un ritorno all’erotico per la bella starlet. Il film è scritto e sceneggiato da Fabio Pittorru e Sergio Ricci, la fotografia è di Gino Santini, il montaggio di Teresa Rojo e le musiche sono di Stelvio Cipriani. La produzione è italo-spagnola e la versione iberica titola con uno stupendo Es pecado… pero me gusta. La trama racconta del proprietario di una casa farmaceutica che spaccia una mignotta (Carmen Villani) per sua moglie e tenta di corrompere l’onorevole Cralo Giuffrè per ottenere l’approvazione di un farmaco. Accanto alla Villani nei panni di Lola recitano gli ottimi Carlo Giuffrè e Aldo Maccione. Tra gli spagnoli: José Antonio Ceinos, Esperanza Roy e Fedra Llorente. Insolita partecipazione come interprete di Gino Santini, direttore della fotografia di quasi tutti i film della Villani. La bella attrice sostiene che lui era la sua difesa e che sapeva sempre con quale luce fotografarla. Al tempo stesso ha voluto quasi sempre lo stesso truccatore che era Duilio Giustini e senza di lui si sentiva spaesata.

Grazie tante e arrivederci (1978) vede di nuovo il marito Mauro Ivaldi alle prese con la moglie su soggetto di Enzo Milioni e Angelo Fenelli, la fotografia è di Gino Santini, il montaggio di Carlo Reali, le musiche di Alberto Baldan Bembo e le scenografie di Giorgio Desideri. Produce Tanit Cinematografica. Accanto alla Villani recitano Mario Scarpetta, Memmo Carotenuto, Gianfranco D’Angelo, Vittorio Caprioli, Franca Valeri, Gigi Bonos e molti altri caratteristi. Si tratta di una commedia erotica davvero poco spinta. Marco Giusti su “Stracult” racconta di una scena tagliata con i marinai che facevano vedere gli uccelli, ma non si sa quanto sia realtà o leggenda. Carmen Villani innamora il seminarista Mario Scarpetta e gli fa abbandonare i voti: la storia è tutta qui. Pare strano che nel cast non ci sia Lino Banfi perché il film è girato tutto dalle sue parti (come molti altri film del periodo), tra Martinafranca, Trani, Brindisi e Alberobello. Vittorio Caprioli e Franca Valeri risollevano con la loro classe un lavoro poco più che mediocre. Da notare che questo film in un primo tempo doveva essere prodotto da Sergio Leone, lo ha detto la stessa Carmen Villani a David Pulici e Manlio Gomarasca che la intervistarono per “99 Donne”. Il periodo d’oro dell’erotico all’italiana stava finendo e molte case di produzione chiudevano i battenti, non restava che affidarsi all’estero o produrre in proprio. Cominciavano i tempi duri per il cinema italiano.

L’anello matrimoniale (1979) sempre di Mauro Ivaldi vede il marito di Carmen Villani nella doppia veste di regista e produttore accanto alla José Frade spagnola. Ivaldi per risparmiare cura anche le scenografie. La sceneggiatura è del regista con la collaborazione di Augusto Caminito, la fotografia di Manuel Merino, il montaggio di Carlo Reale e le musiche sono di Roberto Soffici. Il cast vede la Villani accanto a Ray Lovelock, Amparo Munoz (una stupenda ex Miss Mondo), Manuel Sierra ed Enzo Cannavale. Sempre di commedia erotica molto soft si tratta, ma questa volta ci sono delle sterzate verso il drammatico e secondo Manlio Gomarasca si tratta di una delle migliori interpretazioni di Carmen Villani. Pure secondo me il film è ottimo, ben recitato, erotico quanto basta, ma pure in grado di raccontare una bella storia d’amore tra moglie e marito dopo una scappatella coniugale conclusa con il ritorno a casa. Carmen è innamoratissima del marito (Lovelock) ma perde la testa per un vicino di casa (Manuel Sierra) e - con il consenso del coniuge al quale dice sempre tuta la verità - va a letto con lui e mette su una storia basata solo sul sesso. Questa sorta di Ultimo tango a Parigi al contrario non può durare e alla fine la donna si accorge che l’amante è un pozzo di diefetti, mentre il suo unico vero amore resta il marito. La moglie insoddisfatta di Manuel Sierra è la stupenda quanto inespressiva Amparo Munoz, che si spoglia in una torrida scena di sesso, ma che perde alla grande il confronto con la più sensuale Carmen Villani. Il film è passato di recente sul canale satellitare Happy Channel e devo dire ancora resiste all’usura del tempo. La Villani si mostra molto nuda in diverse scene piccanti e disinibite, forse questo è uno dei film più sexy della sua carriera. Il film ottenne diverse critiche positive, soprattutto perché si tratta di una garbata presa in giro di usi e costumi sessuali del momento storico. Poi ci sono le belle musiche di Roberto Soffici che valorizzavano il lavoro. Un film da riscoprire e rivalutare.

La supplente va in città (1980) è diretto da Vittorio De Sisti che tenta la carta di bissare il vecchio successo de La supplente, ma non ci riesce. Lo spettatore si sente preso in giro perché il titolo non c’entra niente con la storia e serve soltanto a evocare nell’immaginario collettivo il vecchio film di Guido Leoni che andò molto bene. Non per niente gli spagnoli lo intitolarono De craida a señora che era più pertinente, pure perché la storia è tratta dalla commedia Da serva a padrona. Il soggetto è di Domenico Calandruccio e Roberto Natale, mentre alla sceneggiatura hanno collaborato anche Vittorio De Sisti, Jaime Comas e Paolo Mercuri. La fotografia è di Raul Perez Cubero, le musiche sono di Stelvio Cipriani, il montaggio di Anita Cacciolati e Vittorio De Sisti e le scenografie di Jaime Perez Cubero. Produzione italo - spagnola. Come abbiamo già detto si tratta di un finto sequel de La supplente, ma in realtà è la storia della Villani che arriva a Roma e si vendica con il fidanzato che l’ha violentata, poi si fa assumere come cameriera in una famiglia e si impone soprattutto come amante di tutti. Alla fine diventa la padrona di casa. Il film è scadente ed è l’ultima esperienza di Carmen Villani nel cinema italiano, un mesto canto del cigno per un’attrice bella e maliziosa che sapeva pure recitare ma che ha avuto la sfortuna di rimanere imbrigliata in un cliché da simbolo erotico che non le apparteneva.

Dopo questo film Carmen Villani ha girato quattro pellicole per la televisione spagnola: Lady Lucifera (1980) di José Larraz, Los lios de Estefania (1983) di Mauro Ivaldi, La casada divertida (1983) di Mauro Ivaldi e Una spia enamorada (1983) sempre di Mauro Ivaldi. Si tratta di commedie classiche mai uscite in Italia e la serie doveva continuare sino ad arrivare a dieci, poi Ivaldi venne chiamato a Los Angeles dove avrebbe dovuto girare il suo primo film americano. Purtroppo la sua morte improvvisa ha infranto molti sogni e anche la carriera artistica di Carmen Villani si è interrotta.

La Villani ha detto a Manlio Gomarasca e Davide Pulici che l’hanno intervistata per “99 Donne” che odia veder pubblicati i fotogrammi erotici dei suoi film, sono immagini da vedere in movimento e collegate al resto della pellicola, fuori dal contesto possono risultare volgari anche cose che non lo sono. Il suo film che più ama invece è una pellicola per noi introvabile, uscita solo in Spagna ma fece un grande incasso: Lady Lucifera, storia esilarante di una famiglia di diavoli. Non ha mai avuto nessun imbarazzo a farsi dirigere da suo marito in scene di sesso, si trattava pur sempre di finzione e i suoi film non erano certo così spinti come spesso i titoli e i cartelloni pubblicitari volevano far apparire. L’immagine di Carmen Villani resta nel nostro immaginario di ragazzini come quella di Andrea vestita da kapò nazista con un provocante sigaro in bocca che schizza fuori dalle locandine di Ecco lingua d’argento.

Non è assolutamente vero come pensano molti che la filmografia della Villani si distingue dalla produzione di genere dell’epoca perché l’erotismo è molto meno blando rispetto alle pellicole girate dalla Fenech, dalla Guida e dalle altre attrici della commedia sexy. Sono soltanto i titoli e le leggende messe in giro ad arte che lo fanno pensare, pure se è vero che le pellicole Lingua d’argento e La signora ha fatto il pieno ebbero parecchi problemi con la censura dell’epoca. Ma in realtà viste con l’occhio dello spettatore del 2004 sono pellicole innocue. Carmen Villani era di sicuro l’attrice più ruspante del filone, la meno costruita e non era affatto vero che la sua recitazione era inespressiva come dicevano i detrattori. La Villani incarnò il modello perfetto della ragazza schietta, frizzante, genuina e ironica che non si scandalizzava di nessuna situazione erotica o morbosa.

 

Gordiano Lupi

 

 

FILMOGRAFIA DI CARMEN VILLANI

 

Un uomo da bruciare di Paolo e Vittorio Taviani (1963)

Per una valigia piena di donne di Renzo Russo (1965)

Anima mia di Mauro Ivaldi (1973)

L’amica di mia madre di Mauro Ivaldi (1974)

La supplente di Guido Leoni (1975)

Ecco lingua d’argento di Mauro Ivaldi (1976)

Lettomania di Vincenzo Rigo (1976)

Passi furtivi in una notte buia di Vincenzo Rigo (1976)

La signora ha fatto il pieno di Juan Bosch (1977)

Grazie tante e arrivederci di Mauro Ivaldi (1977)

L’anello matrimoniale di Mauro Ivaldi (1978)

La supplente va in città di Vittorio De Sisti (1979)

Lady Lucifera di José Larraz (1980)

Los lios de Estefania di Mauro Ivaldi (1983)

La casada divertida di Mauro Ivaldi (1983)

Una spia enamorada di Mauro Ivaldi (1983)


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