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Myanmar. Politiche antidroga sono strumento prezioso di controllo e repressione
29 Settembre 2007
 

San Patrignano”, da sempre un campione della politica repressiva sulle droghe, ha ieri elogiato la dittatura del Myanmar per i risultati ottenuti contro il traffico di droga. Negli ultimi anni, le coltivazioni di oppio sarebbero infatti diminuite dell'80%, grazie anche ai finanziamenti delle Nazioni Unite. A parte il cattivo gusto di elogiare le politiche di repressione sulla droga di un regime totalitario che proprio in questi giorni ha puntato le armi sui propri cittadini, è forse il caso di ricordare quali sono i metodi e risultati della Junta birmana:

- arresto di giovani donne che hanno denunciato violenze sessuali dei soldati;

- sospetti narcotrafficanti torturati e uccisi dagli agenti antinarcotici;

- il Governo lascia che alcuni capi del narcotraffico continuino a produrre oppio in cambio di un loro aiuto a reprimere la resistenza;

- eradicazione selettiva, ovvero eradicazione esclusiva dei coltivatori nelle zone in cui operano organizzazioni antigovernative;

- campi espropriati a contadini ora coltivati da ex ufficiali dell'esercito;

- su 22 cittadine dichiarate “liberate da oppio” da Governo e Unodc (l'agenzia Onu sulledroghe), almeno 11 continuano a coltivarlo;

- se una città viene liberata dall'oppio, le altre vicine cominciano a produrre lontano dagli occhi dell'Unodc;

- esodo di massa di contadini dalle aree che rientrano nel progetto delle Nazioni Unite sulle colture alternative a causa dell'imposizione di tasse troppo alte (The Transnational Institute). Secondo l'Onu ed il Governo Usa, sarebbero un milioni i rifugiati nei Paesi limitrofi e all'interno del Paese;

- il Myanmar ha il piu' alto numero di bambini soldati al mondo (Rapporto Onu);

- i bambini soldato partono dall'età di 11 anni (Human Rights Watch);

- il 20 percento dell'esercito è composto di minori (Coalition to Stop the Use of Child Soldiers);

- il Governo è coinvolto nel traffico di esseri umani (Dipartimento di Stato Usa, 2006);

- oltre mille prigionieri politici;

- uso militare della violenza sessuale su donne e bambini come strumento di repressione;

- la produzione di metanfetamine, prodotte in laboratori nascosti, continua a crescere;

- per tre anni consecutivi, la Casa Bianca giudica gli sforzi antidroga della dittatura di Burma «dimostrabilmente falliti», e definisce il Paese uno dei maggiori centri del narcotraffico al mondo;

- lo stesso programma dell'Unodc che oggi finanzia le colture alternative in Myanmar, ha finanziato per anni la dittatura talebana in Afghanistan (oggi il primo produttore di oppio al mondo);

- servizi segreti militari coinvolti nel narcotraffico;

- arresti e tortura dei familiari dei contadini per “incoraggiarli” a scegliere colture alternative all'oppio.

Questi sono solo alcuni dei “successi” della giunta militare, che ogni hanno celebra con un grande falò di sostanze sequestrate e parate militari il suo impegno contro il narcotraffico.

Noi temiamo che la politica antidroga birmana, finanziata dalle Nazioni Unite come già quella dell'Afghanistan, sia un altro prezioso strumento di controllo e repressione di un brutale regime ai danni dei suoi cittadini. Tutt'altro che da elogiare.

 

da Notiziario Droghe Quotidiano


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