La Commissione Affari Sociali ha espresso parere favorevole al decreto ministeriale con cui è stata recepita la direttiva europea per uniformare a livello comunitario gli standard di qualità e sicurezza delle cellule e dei tessuti (2004/23/CE). Nel parere oltre a sottolineare favorevolmente la possibilità della donazione autologa contemplata dal decreto (fino ad oggi vietata dalle ordinanze ministeriali prima Sirchia e poi Turco) si sollecita il Governo perché «si preveda di includere tra gli istituti di tessuti, accreditati e autorizzati, anche le banche di tessuti privati». In pratica sono state accolte le obiezioni che all'epoca aveva sollevato il ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino.
Il decreto firmato dal ministro della Salute Livia Turco era infatti formalmente corretto, come aveva sottolineato il ministro Bonino nell'apporre la sua firma, ma già vecchio. Non cogliendo l'occasione per normare la conservazione autologa delle cellule e dei tessuti, pratica che sarà il futuro della medicina rigenerativa da qui a pochi anni, limitando a regolamentare l'atto della donazione pubblica. Un ulteriore limite politicamente inspiegabile era quello sulla natura giuridica delle biobanche.
La direttiva europea nulla diceva sulla natura giuridica dell’ente che effettua il servizio di banca dei tessuti, sia esso pubblico, statale, privato, profit o noprofit. Il decreto invece contemplava solo il pubblico e il privato noprofit. Una scelta che appariva non condivisibile, arbitraria ed eccessiva rispetto alla normativa che si occupa, come noto, di «norme di qualità e sicurezza» per il funzionamento delle biobanche.
La natura giuridica dell’ente non può essere di per sé garanzia di sicurezza, qualità ed efficienza nell’erogazione di un servizio all’interno del sistema sanitario nazionale, mentre il Ministero della Salute è certamente in grado, anche con gli strumenti normativi forniti dalla direttiva, di valutare qualità, efficienza, utilità e correttezza dell’agire degli istituti di tessuti, attraverso norme oggettive e condivise a livello europeo.
Pertanto, per aderire alla direttiva europea, evitare di creare squilibri nel mercato penalizzando aziende italiane, per non precludere ulteriori possibilità allo sviluppo del sistema di biobanche italiane, la Commissione ha invitato il Governo a rivedere questo punto del decreto.
Donatella Poretti