In questi giorni, un po’ blue a dire il vero, ho passeggiato molto per Parigi affezionandomi alla malinconia: piove da lunedì e fa freddo.
Le foglie volano su per il cielo e i tram scappano via, intirizziti.
Quando succede così, cerco sempre di rifugiarmi in libreria: ne ho trovata una gigantesca e silenziosa a Saint Michel, su consiglio di un amico.
Il mio primo libro francese è un piccolo capolavoro di ironia e sostenibilità: Petit traité de velosophie è un saggio di Didier Tronchet, giornalista parigino.
È il manifesto gioioso dei ciclosofi, per l’appunto.
Tronchet ha abbandonato l’automobile, a Parigi, e si muove solo con la vélo disegnando curve fatte di sogni e incantando, pagina dopo pagina, ogni lettore.
Voglio ripercorrere, ora che ne ho la possibilità, gli itinerari di Didier: raccontarli serenamente da questo Oblò.
Poco importa se fa freddo e c’è vento: chi ama la bicicletta resiste anche alle intemperie.
La bicicletta è democrazia della vivibilità: quando freni al semaforo e accanto a te c’è un altro ciclista, provi istintivamente un moto di simpatia e, spesso, gli sorridi.
Quando ti fermi al semaforo dentro una Smart e, accanto a te, c’è un SUV che romba vendetta, la musica dell’mp3 è troppo alta, squilla il telefonino e… I pensieri sono troppo costretti dentro le lamiere per dispiegarsi in tutta la loro libertà.
Io adoro la bicicletta. E adoro scrivere.
In fondo sono due cose molto simili: quando ti prende la crisi, non c’è verso di continuare. La fatica che ti aggredisce al polpaccio è la stessa di quando pedali un racconto e scorgi, in lontananza, i passi salienti; che prima o poi dovrai scalare.
Scrivere e pedalare sono esperienze di solitudine, ma di solitudine che mira alla socialità.
Alla comunicazione.
E quando la ruota smette di girare e appoggi il piede a terra, anche lo scrittore appoggia la penna sul foglio.
E sogna.
Parigi ha 11 milioni di abitanti, considerando l’interland.
E la Mairie (la municipalità), due mesi fa, ha lanciato il Velib': biciclette comunali sparse per tutta la città. Le puoi usare gratuitamente per mezz’ora, ma anche di più pagando pochi euro. Prendi una bicicletta a Chatelet e la parcheggi in zona torre Eiffel, per montare su un’altra e ripartire.
Velib' ha un grande successo: nelle varie isole si fa sempre fatica a trovare una vélo libera, tanto che il Comune sta pensando di potenziare il servizio.
E poi Parigi ha immensi viali, con kilometri e kilometri di piste ciclabili.
Che meraviglia ciclosofare mentre il vento ti sbatte in faccia: a Sondrio perchè non si fa una cosa del genere?
L’avevo proposto, nel 2003, durante la campagna elettorale.
L’idea era stata battezzata e sepolta come irrealizzabile.
In effetti, organizzare un servizio per un Comune di 20.000 anime deve presentare costi esorbitanti rispetto a quelli, senz’altro contenuti, di una metropoli europea...
Ora ripropongo l’idea e la riproporrò all’interno del Partito Democratico: chissà se verrà presa in consinderazione o se, in ragione della sintesi e della necessaria prudenza riformista, in Valtellina aspetteremo che la prima neve ci ricopra.
Ora vi lascio.
Le nuvole si diradano all’orizzonte: il colle è quasi domato. Inizierà presto una discesa d’inchiostro, a metà strada tra il volo e una corsa sull’acqua.
Con la voglia di andare in fuga ma anche di arrivare in gruppo. Insieme.
Luciano Canova