Oggi si apre a New York la Sessione Ministeriale dell’Assemblea Generale dell’ONU. I lavori di questa giornata saranno caratterizzati, infatti, da un dibattito sul tema dei cambiamenti climatici che sarà aperto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, e a cui hanno già annunciato la partecipazione almeno 150 paesi. Un dibattito dai cui esiti non ci si aspettano particolari novità, in quanto si tratta di un incontro che è in preparazione da molti mesi e la sua preparazione ha seguito la logica – tipica dei lavori delle Nazioni Unite – della ricerca del consenso tra tutti i paesi membri dell’Assemblea Generale. Ed essendo 192 i paesi che hanno dovuto concordare proposte, il minimo comune denominatore che è stato scelto mira a stabilire alcuni obiettivi generali da raggiungere, ad esempio nella limitazione della produzione dei gas serra, ma senza instaurare meccanismi di verifica e di applicazione concreta che invece sarebbe naturale pensare che si possano applicare in presenza di un effettivo consenso unanime.
Un tema che dovrebbe, invece, segnare un elemento di novità per l’Assemblea Generale dell’ONU, in particolare a livello di discussione tra i Presidenti e i Primi Ministri presenti qui a New York, è quello che riguarda la Moratoria delle esecuzioni capitali.
Non appena atterrato all’aeroporto di New York, nella tarda serata di ieri il Presidente del Consiglio Romano Prodi, dopo aver risposto alle domande dei cronisti che lo incalzavano chiedendo un commento sulla scomparsa di due militari in Afghanistan, e dopo aver ribadito che la posizione del governo italiano sulla missione militare in quel paese non muterà, ha ribadito il carattere assolutamente prioritario della battaglia per la moratoria delle esecuzioni per il Governo italiano.
Prodi, che dopo l’intervento di oggi nel dibattito sui cambiamenti climatici, prenderà poi la parola nella tarda serata di domani nel dibattito Generale, attorno alla mezzanotte e mezza ora italiana, ha quindi l’occasione di presentare a tutti i paesi membri dell’ONU quale sia la strategia del Governo italiano su questa battaglia.
La speranza e l’auspicio è che in questo intervento Prodi sappia, da un lato indicare la strada dell’adozione di un testo di risoluzione incentrato sulla moratoria e della sua presentazione da parte di una coalizione interregionale molto più ampia della sola Unione Europea, quali condizioni essenziali ed irrinunciabili per avere successo; e dall’altro, che candidi l’Italia ad essere, anche formalmente, il paese leader di un’iniziativa che non può più essere lasciata nelle mani di una burocrazia europea, che è più preoccupata di garantire il consenso ad ogni costo al proprio interno, che di compiere i passi politici che sono necessari per raccogliere i voti dei paesi che appartengono ad altre regioni e che sono poi i voti essenziali per avere la maggioranza di voti dentro l’ONU.
Matteo Mecacci
(da Notizie radicali, 24 settembre 2007)