La burocrazia francese e quella italiana sono paradossalmente simili ed opposte: espletare una pratica è pauroso in entrambi i Paesi, ma dopo qualche giorno ci si rende conto anche che il motivo è parecchio diverso, nell'un caso espressione di un'efficienza perfetta; nell'altro di una casualità quasi geniale.
Qui, per fare qualsiasi operazione, serve un conto in banca: te lo chiedono per iscriverti al servizio sanitario, per poter essere pagato a fine mese (il che non è del tutto stupido, perché si evitano casi piuttosto spiacevoli... Per chi non avesse capito: “Pronto, sono Valentino Rossi!”).
Serve il conto in banca per la carta dei musei. Per l'abbonamento a Velib (non dico ora cos'è, ma ci dedicherò un post prestissimo!). Per avere il telefonino.
Sto sviluppando una nevrosi ansiotica: anche quando entro in un bar e ordino un espresso, ho il terrore che il barista mi chieda il RIB.
Ah, tempi lontani del mio stage in Popolare!! Lì bastava che arrivasse qualcuno con dieci euro e uno stuolo di dipendenti solerti si facevano in 4 (o anche 3,5%) per proporti condizioni impossibili: niente imposta di bollo, interesse raddoppiato, carta di credito gratis, una cena con Melazzini...
Quello sì che è vero zelo. Qui è una lotta quotidiana.
La mia consulente personale si chiama Sylvie Garnier. Ha il sorriso di una iena.
Per presentarla, è sufficiente questo piccolo spaccato: il primo giorno mi sono avvicinato chiedendole:
– Bonjour Madame, parlez vous un peu d'anglais?
– ABSOLUMENT PAS.
Benissimo. Inizio molto incoraggiante.
Dopo di che è iniziata la trafila: ho dovuto consegnare una montagna di documenti, anche del mio proprietario di casa: il suo passaporto, la bolletta dell'elettricità, del gas, dell'acqua, la lista dei suoi amici, il suo colore preferito, la ricetta della ratatuille...
Stamane, felice come una Pasqua, mi sono presentato trionfante per ritirare il bancomat: Sylvie mi attendeva con occhi grifagni.
– Torni la settimana prossima perché, non avendomi prodotto il contratto di affitto, deve attendere dieci giorni perché i papiers siano validés.
La cosa curiosa è che, quando chiedi il contratto di affitto, ovviamente... Ti chiedono il conto in banca!
Ora scusate, vado a prendere una Bastiglia contro il mal di testa.
Luciano Canova