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Pegah è finalmente libera! 
Ora si attende il pronunciamento della Corte d'Appello
12 Settembre 2007
 

«Pegah è finalmente libera e si trova a casa di amici a Sheffield».

La notizia della liberazione di Pegah Emambakhsh dal centro di detenzione di Yarl's Wood è arrivata nella tarda serata dell'11 settembre 2007 a Matteo Pegoraro, Roberto Malini e Dario Picciau del Gruppo EveryOne. La lesbica iraniana che rischiava la deportazione dal Regno Unito, dove le era stato negato l'asilo come rifugiata, all'Iran, dove la attendeva la morte certa, è stata infatti rilasciata dalle autorità inglesi in seguito alla mobilitazione internazionale guidata dall'italiana EveryOne, in collaborazione con IRQO e Friends of Pegah Campaign, e cui hanno aderito decine di migliaia di cittadini e centinaia di associazioni e organizzazioni per i diritti umani a livello internazionale.

«Ora che Pegah è fuori del carcere possiamo tirare un sospiro di sollievo» dichiara Matteo Pegoraro, leader con Malini di EveryOne. «Queste ultime ore sono state piene di tensione, eravamo preoccupati per la salute di Pegah e ci attendevamo una risposta da Yarl's Wood, dopo le nostre ultime campagne per la sua liberazione».

Su iniziativa del Gruppo EveryOne era nata infatti la singolare campagna “Flowers for Pegah” che, sottoscritta via internet da oltre ventimila persone, aveva portato nel carcere inglese, nei giorni scorsi, quasi trentamila mazzi di fiori indirizzati alla donna, intasando la struttura burocratico-postale del carcere e mandando in crisi gli stessi secondini. Inoltre, nella giornata dell'8 settembre, EveryOne aveva diffuso l'ultimo messaggio di Pegah, proveniente dal carcere di Yarl's Wood: «Cari amici, care amiche, come sapete, sto vivendo giorni molto difficili, senza sicurezze per il mio futuro e con tanto dolore nell'anima. Non posso nascondere che ho ancora paura e che il distacco dai miei amati figli mi dà un dolore che a volte sembra insopportabile. Non immaginate neanche quanto mi sia di conforto sapere che ci siete voi. Non mi conoscete neanche eppure vi impegnate per me, vi esponete per me, lottate per me, mi scrivete e mi mandate fiori meravigliosi. Non mi aspettavo nulla di simile, ormai. Persino molti degli iraniani con cui ero in contatto qui nel Regno Unito, mi hanno abbandonata, quando hanno saputo il motivo per cui ho presentato domanda di asilo. Non li sento più, non hanno più intenzione di frequentarmi. Non immaginavo che esistessero gruppi ed esseri umani come voi. Spero che il futuro mi conceda di conoscere una per una le persone che mi hanno dimostrato tanta amicizia. Sono rasserenata, sono felice di tutta questa protezione, di tutto questo amore che mi infonde energia e volontà di continuare a vivere. Cari amici miei, mantengo freschi i fiori che mi avete inviato. Ne sono così orgogliosa! Qui al centro di Yarl's Wood hanno suscitato un po' di gelosia da parte delle altre donne. Leggo e rileggo le lettere e le cartoline che mi avete spedito. Ho tanto tempo per pensare a quello che mi sta succedendo e, nonostante non mi senta ancora pronta per parlare in pubblico, una volta fuori di qui voglio fare qualcosa per l'umanità. Grazie a tutti voi e a presto. Pegah Emambakhsh».

Nell'arco di due settimane Pegah verrà ascoltata dall'Immigration Court, ossia la Corte d'Appello inglese cui i legali si sono rivolti per una definitiva risoluzione del caso.

«Vigileremo con attenzione» concludono Malini e Pegoraro «rimanendo accanto a Pegah, ansiosi di conoscere la decisione finale della Corte in merito alla sua richiesta di asilo come rifugiata nel Regno Unito».

Il Gruppo EveryOne, che presenterà presto un dossier su molti altri casi simili a quello di Pegah alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo e all'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'ONU, si augura una positiva risoluzione della vicenda, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito a diffondere gli appelli in favore della scarcerazione e della concessione di asilo alla cittadina iraniana.

 

Lamanicatagliata.com


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