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Richard Mason Rocca, uno che non molla mai...
09 Settembre 2007
 

Dici Bargnani e si levano giusti cori di meraviglia. In fondo il Mago è il primo italiano ad avere completato una stagione NBA da buon protagonista dopo essere stato scelto l’anno scorso con il numero 1 dai Toronto Raptors. Guardi Belinelli e pensi a quanto talento fisico e tecnico sia stato dispensato dal cielo a questo ragazzo emiliano che l’anno prossimo raggiungerà nel luccicante universo dei pro americani l’Andrea romano che evoluisce nel Paese della rossa foglia d’acero. Marco andrà a giocare all’ombra del Golden Gate, a Oakland-San Francisco, nella baia più bella del mondo. E nella NBA probabilmente li raggiungeranno Danilo Gallinari e Stefano Mancinelli. L’italian style va forte anche nel basket. Il poker di giovani campioni si poteva pescare tutto insieme al raduno della Nazionale in occasione della preparazione dei Campionati Europei. Andrea, Marco, Danilo e Stefano sono l’anima ruggente della Nazionale, il futuro azzurro.

Richard Mason Rocca è un ingegnere elettronico. Si è laureato nella prestigiosa Università di Princeton. Siede un po’ in disparte. In verità non gli vengono dedicate molte attenzioni, riservate per lo più ai tre+uno moschettieri. Una persona educata, umile e colta. Coraggioso, forte e generoso sul parquet, un combattente, uno che non molla mai. Intelligente sempre, fuori e dentro il campo. Già, perché l’ingegner Mason Rocca, nato a Evanston (Illinois), alle soglie dei trent’anni, è una delle colonne dell’équipe azzurra. Per volere di Coach Recalcati il posto in squadra da naturalizzato (una volta li chiamavano oriundi...) gli appartiene. Rocca gioca sempre contro avversari più forti, più dotati, più alti, più pesanti, eppure... eppure dal confronto esce spesso da dominatore, come quella volta che fermò – ai Mondiali 2005 – il gigantesco (varie misure lo danno dai 225 ai 229 cm) cinese Yao Ming. «Quando sei 2 metri scarsi, non salti 2 cm e giochi centro, devi sviluppare il cervello», racconta in perfetto e fluido italiano. «Non smetto mai comunque di lavorare per migliorare il mio gioco e le scelte che con esso posso fare. L’intelligenza in ogni caso è un elemento determinante del gioco». Come determinante sa essere il suo tiro in gancio, destro o mancino, una soluzione tecnica di cui è un magistrale esecutore e che in Italia non adotta praticamente più alcun altro giocatore.

Un americano nella città partenopea... «Mi sono sempre trovato molto bene a Napoli. Ho appena rifirmato e rimarrò ancora lì. Nutro molte aspettative. Si sta rifacendo la squadra per renderla più competitiva».

La sua seconda pelle è azzurra... «Sono stato ben accettato dal gruppo. Tengo moltissimo alla maglia della Nazionale: è bellissimo indossarla. Per me è un grande onore perché l’Italia è il mio Paese adottivo e continuerà a recitare anche dopo la fine della mia avventura di giocatore di basket una parte importante nella mia vita. Mi immagino, difatti, che mi dividerò fra gli States e l’Italia. Non posso dimenticare che i miei figli sono nati qui e voglio che mantengano queste radici».

Qualche giorno dopo questo colloquio Mason Rocca si è infortunato e ha dovuto lasciare la squadra nazionale. Un vero peccato rinunciare ad un giocatore come lui. A una grande persona quale l’ingegnere di Princeton è.

 

Alberto Figliolia


 
 
 
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