È un momento di rinnovato fervore repressivo. Proibire, incarcerare, militarizzare. Queste le parole d'ordine: dai tossicodipendenti di Trastevere ai lavavetri di Firenze. Ora il ministro della Salute Livia Turco torna a proporre controlli dei Nas, con cani antidroga, nelle scuole italiane. Questo, sostiene Turco, per dare uno strumento educativo in più per presidi ed insegnanti. Ci è difficile comprendere queste motivazioni, specialmente alla luce dell'esperienza americana, dove cani antidroga inferociti e poliziotti con pistole alla mano sono ormai una consuetudine in diverse scuole.
Ecco alcune ragioni per dire no ai Nas nelle scuole:
1. L'evidenza scientifica dimostra che i controlli antidroga nelle scuole non hanno alcun impatto deterrente. Secondo uno studio dell'Università del Michigan, ad esempio, non vi è differenza fra i livelli di consumo di droghe in quelle scuole dove avvengono regolarmente controlli e le altre. Questo studio di quattro anni, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of School Health nel 2003, conclude: «I test antidroga degli studenti non sono un deterrente al consumo... I ricercatori hanno rilevato livelli di consumo di droghe praticamente identici nelle scuole che fanno controlli antidroga e quelle che non lo fanno».
2. I controlli antidroga ledono il rapporto di fiducia studente-insegnante. Diversi studi dimostrano un atteggiamento sempre più negativo degli studenti verso quelle scuole dove avvengono i controlli (vedi ad esempio lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Adolescent Health nel 2003 – nota 2).
3. I controlli antidroga potrebbero spingere alcuni studenti verso l'abuso di alcol e droghe pesanti. Lo rivela uno studio della prestigiosa Joseph Rowntree Foundation (rapporto pubblicato nel 2005 –nota 3).
4. Inviare migliaia di carabinieri e decine di cani antidroga nelle scuole è un'operazione che può costare centinaia di milioni di euro ogni anno. Forse converrebbe utilizzare questo denaro per assumere personale qualificato nelle scuole per educare e consigliare gli studenti, oppure per finanziare attività extracurricolari dopo l'orario scolastico per tenere gli studenti in un ambiente controllato.
5. Uno Stato di Diritto non può coesistere con uno Stato di Polizia. La cultura del “tutti sospetti” è ciò che caratterizza i regimi assolutisti, in cui il controllo del comportamento della collettività è preventivo, e non frutto di indagini mirate, individuali e controllate dalla magistratura. Prima di rinunciare alla inviolabilità della persona e della privacy semplicemente perché “studente”, uno Stato di Diritto deve fornire elementi concreti che giustifichino questa straordinaria intrusione.
6. Il consumo di cannabis non è legato ad una diminuzione del rendimento scolastico, e certamente esso non impedisce agli studenti di crescere e realizzarsi. Il carcere sì.
Prima di prendere decisioni affrettate, seppur apparentemente popolari e consone alla nuova tendenza repressiva in atto, chiediamo al ministro Turco di riflettere bene sulle possibili conseguenze delle sue azioni.
ADUC Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
[1] L. Johnston et al. “Drug Testing in Schools: Policies, Practices, and Associations With Student Drug Use”. 2003. University of Michigan, Institute for Social Research, Ann Arbor.
www.rwjf.org/research/researchdetail.jsp?id=1234&ia=131
[2] L. Goldberg et al. 2003. “Drug testing athletes to prevent substance abuse: background and pilot study results of the SATURN (student athlete testing using random notification) study”. Journal of Adolescent Health 32: 16-25.
[3] Joseph Rowntree Foundation. “Review highlights lack of evidence to support random drug testing in schools”. February 23, 2005.
www.jrf.org.uk/pressroom/releases/230205.asp