L'entrata in vigore, domani 1° settembre, del Protocollo sulla ricerca biomedica addizionale alla Convenzione di Oviedo, diviene ancora una volta occasione per fare propaganda seminando ingiustificati timori sulla ricerca scientifica. Per Luca Marini, presidente del Centro di studi biogiuridici ECSEL e vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) che paventa possibili ricerche su embrioni e donne incinte, si tratta di «un'ulteriore erosione delle garanzie a tutela dell'embrione umano».
Di sicuro c'è un'erosione della legalità e della incapacità di rispettare i termini per il recepimento di una Convenzione fatta nel 1997, entrata in vigore nel 1999 con l'aggiunta del protocollo. L'Italia l'ha ratificata nel 2001 con la legge 145, ma dopo aver fatto slittare il primo termine per emanare i decreti attuativi nel 2003, siamo di nuovo all'inadempienza del nuovo termine lasciato scadere il 31 luglio 2007.
La spiegazione può essere nell'attesa che al Senato si sciolga la matassa del dibattito intorno al testamento biologico. Se il ministro avesse fatto i decreti, avrebbe infatti dovuto prendere una posizione chiara sui trattamenti di fine vita e sul rispetto della volontà del paziente e delle cure, in linea con la nostra Costituzione.
In questa situazione, paventare possibili pressioni di lobby biotecnologiche -da cui Marini sembra essere particolarmente angosciato e perseguitato- per la ricerca su embrioni, è davvero per fuorviare l'attenzione.
La convenzione è chiara, la ricerca su embrioni può essere fatta solo nei Paesi dove è legittimata da una legge, è chiaramente vietata la costituzione di embrioni ad hoc per la sola ricerca, e nel protocollo si specificava la legittimità di una ricerca su donne incinte ed embrioni a patto che fosse stata fatta per comportare benefici per altre donne e altri embrioni.
La cosa che rattrista maggiormente è che, mentre in altri Paesi la ricerca va avanti anche con scoperte incoraggianti, in Italia ci si scandalizza per ipotesi meramente futuribili e non per i 2.500 embrioni sovrannumerari orfani che, invece di destinarli alla ricerca scientifica, sono condannati al macero per crioconservazione “grazie” ad un decreto legge.
Donatella Poretti