Sono la pecora nera della famiglia, credo. Soltanto io non rispetto i riti della santeria e non sono capace di credere in niente. E pensare che ho persino uno zio palero che mi ha fatto da padrino quando mi hanno battezzato. Perché la santeria è una religione strana, devi essere anche cristiano se vuoi farne parte e se non sei battezzato non ti accettano. Io quel che so della santeria l’ho studiato a scuola per via dell’esame di storia delle religioni e ho letto che un tempo era diversa. La santeria veniva dall’Africa, era la religione degli schiavi che camuffavano le loro divinità con i nomi e le immagini dei santi cristiani. Questo perché gli spagnoli non erano proprio un esempio di tolleranza. Anche a Cuba c’era gente tipo Torquemada che per inchiodare qualcuno a una croce o farlo bruciare su di un rogo gli bastava il sospetto che non fosse cristiano. Adesso no. Adesso la santeria è una sorta di miscuglio di cristianesimo e riti africani che non ci si raccapezza più nessuno. A parte i santeri. Lo chiamano sincretismo. A me pare una specie di ajiaco, un minestrone criollo che riunisce sapori diversi. In ogni caso non è affar mio. L’esame di storia delle religioni l’ho superato con il massimo dei voti e adesso credo di non dover più fare i conti con la santeria.
L’unico collegamento che resta tra me e il soprannaturale è lo zio Rolando, il fratello di mio padre. Dice mio padre che quando avevo poco più di tre anni ha scacciato gli spiriti maligni che si erano impossessati di me sotto forma di strani virus.
“Sarà stata una malattia...” rispondo.
“Che malattia e malattia!” grida mio padre “Non c’era medico che ci capisse qualcosa!”.
“Tuo zio è un gran palero” aggiunge mia madre “vanno a consulto da lui da ogni quartiere dell’Avana”.
Che poi un palero è qualcosa di più di un santero. Nella scala gerarchica è un po’ come un cardinale rispetto a un prete. Se mi sentisse mio zio fare certi paragoni alla prossima messa spirituale mi manderebbe qualche spirito maligno a scuotermi sotto le lenzuola per non farmi dormire, però non saprei come farlo capire meglio di così. Mio zio è proprio un palero. Uno che ha autorità e carisma e può fare anche magia nera e cose molto cattive. Ha persino la prenda con le ossa dei morti, una specie di casseruola in alluminio che tiene nello stanzino del cortile. Dice sempre mio padre che molti anni fa Rolando ha fatto morire delle persone con quell’attrezzo infernale. C’era gente che molestava la sua famiglia, volevano togliere la casa alla mamma e renderle la vita impossibile.
“Lo hanno costretto a uccidere” dice mio padre “però lui usa la magia nera soltanto quando non ne può fare a meno”.
“Per fortuna” rispondo.
“Doveva scegliere tra la mamma e chi le voleva male. C’era poco da fare”.
“Ma come si liberò di quella gente?”.
“Provocò un terribile incendio nella loro casa”.
“E non può essere stato un incidente?”.
“Ma quale incidente…” fa mio padre.
“Possibile che tu non creda mai a niente?” aggiunge la mamma.
Possibile sì. Credo solo a quello che vedo. Per questo vado spesso dallo zio Rolando, le cose che fa mi incuriosiscono e sono una buona fonte d’ispirazione per qualche racconto. Adesso mi sono messo in testa di scrivere delle brevi storie ambientate all’Avana. Bozzetti avaneri, credo che li chiamerò. E della santeria devo pur parlare.
Rolando abita dalle parti di Marianao in due stanzette malandate dove accatasta immagini votive, statue di San Lazzaro, pupazzi di Elegguà e tutti gli attrezzi che usa per le cerimonie. Vive solo.
“Un santero non può avere una donna” dice.
Però ne avrebbe bisogno. Vive in un ambiente sudicio e malsano, dorme su di un materasso dove di sicuro banchettanno pulci e zecche. Il bagno ha la tazza senza coperchio e lo scarico dell’acqua non funziona. Per essere un palero è messo male. Per non parlare dell’aspetto fisico. Da quando la moglie lo ha mollato si è lasciato andare ed è ingrassato a dismisura, ha sempre la barba lunga e i vestiti rattoppati e sporchi. Dice che non è importante, che non si vive per apparire. Sono d’accordo sul principio, ci mancherebbe altro. Però a tutto c’è un limite. Avrebbe bisogno di una donna, mio zio. Ma non ne vuol sapere. Secondo me è sempre innamorato di Esmeralda e se tornasse la riprenderebbe subito, perdonandole la fuga e il tradimento. Ma Esmeralda mi sa che non torna e lui si consola con le messe spirituali e le evocazioni degli orishas. Mi chiedo perché non faccia qualcosa per se stesso, se ha proprio tutto questo potere. Un giorno è proprio lui a darmi la risposta.
“Un palero non può usare il potere per scopi personali”.
“Perché?” chiedo incuriosito.
“Sarebbe una cosa molto pericolosa che gli si ritorcerebbe contro”.
“E se hai un problema da risolvere?”.
“Vado da un altro palero”.
“Mi pare la catena di Sant’Antonio” concludo.
Ce ne sono di stranezze nella santeria. Oddio, anche nel cristianesimo non è che ce ne siano meno. Un po’ in tutte le religioni ci sono cose incomprensibili e pare che vadano accettate. La chiamano fede. Sarà che io non sono portato. Tutto qui.
“Zio, raccontami qualche rito importante che hai fatto” gli chiedo un giorno che mi trovo a casa sua.
Lui non si fa pregare quando c’è da parlare di santeria. È il suo argomento preferito. Però se immaginasse che le sue storie mi interessano soltanto per i miei racconti non me ne parlerebbe mai.
“Lo sai che ho salvato tuo padre dalla galera quando eri soltanto un bambino che andava alla primaria?”.
“No. Questa cosa non me l’ha detta nessuno”.
Non è mica vero. Figurarsi se mio padre non mi ha raccontato la storia di quando comprò la carne di cavallo e lo volevano mettere in galera. Però sentirla narrare dalla voce di zio Rolando è tutta un’altra cosa.
“Tuo padre sarebbe finito in galera per almeno cinque anni se non fosse stato per me”.
Poi mi dice che il babbo aveva comprato carne di cavallo da un tale che aveva ammazzato una bestia di proprietà dello stato. Qui non si sbaglia. È tutto dello stato. Lo stato ha potere di vita e di morte persino su cavalli e mucche. Queste sono considerazioni personali che c’entrano poco, le faccio caso mai il racconto lo leggesse uno che non è cubano. Immagino la meraviglia. “Che cavolo di reato sarebbe ammazzare un cavallo?”. A Cuba lo è, come non si possono ammazzare maiali, mucche e tante altre bestie di proprietà dello stato. Quindi teniamone conto e andiamo avanti con la storia.
“Venne da me tua madre a supplicare aiuto. Io confezionai una polvere con ossa di morti sbriciolate, erbe segrete, gusci d’uova e le dissi di andare in tribunale il giorno del processo e di metterla sulle sedie dei giurati prima che entrassero in aula”.
“E cosa accadde?”.
“Tua madre fece quello che le dissi e mio fratello fu assolto”.
“Com’è possibile?”.
“Sparirono le prove del reato e il testimone non si presentò a deporre”.
“Tutto per merito della tua polvere…” faccio io scettico.
Per fortuna lui non si accorge della intonazione sarcastica della mia voce. Rolando è troppo preso dalle cose che sta raccontando.
“Proprio così. Ma ho fatto cose anche più difficili”.
“Racconta. Sono qui per questo”.
Non prendo appunti perché si insospettirebbe. Però mando tutto a memoria. Penso già a come impostare il racconto sulla santeria. Mio zio è il protagonista, malgrado tutto.
“C’era una ragazza di Marianao che aveva una figlia mulatta dal suo primo matrimonio. Lei voleva risposarsi con un ragazzo biondo che aveva conosciuto da poco e venne da me per chiedere consiglio…”.
Questa storia non la so per davvero, penso. E ascolto con attenzione.
Lo zio Rolando va avanti.
“Io le dissi di non sposarsi perché il ragazzo aveva su di sé una maledizione. Insieme avrebbero generato una figlia che sarebbe morta di un grave incidente dopo solo tre anni di vita”.
“E cosa fece la ragazza?”.
“Non accettò il mio consiglio e si sposò lo stesso. Dal matrimonio nacque una bella bambina bionda”.
“E dopo?” domando incuriosito.
“Un giorno le due bambine restarono sole in casa e alla più grande venne voglia di cuocere sul fuoco dei dolcetti di meringa. Purtroppo la fiamma si propagò dal dolce e la bambina spaventata lasciò cadere la forchetta con il dolce proprio dentro un contenitore pieno di alcol. Si sprigionò una fiammata incredibile che avvolse la bambina più piccola. La sorella tentò di salvarla immergendola nella vasca piena d’acqua ma ottenne soltanto di farla morire affogata”.
“E così si avverò la tua profezia”.
“Purtroppo. Morirono entrambe. La più grande pochi giorni dopo in ospedale per via delle gravi ustioni riportate. La madre non si è mai data pace ed è impazzita per il dolore”.
Storie strane, non c’è che dire. Resto dell’idea che sono soltanto un insieme di combinazioni, di voci popolari, di fantasie della gente. Però inquietano a sentirle raccontare. C’è poco da fare.
Si è fatto tardi. Saluto lo zio e me ne vado in direzione Centro Avana a bordo del mio sidecar arrugginito. Storie di santi e riti misteriosi si affacciano alla mia mente. Fanno parte della nostra vita, si risolvono tutti i problemi ricorrendo ai santeri in questo paese. Loro evocano i morti, parlano con i santi, scacciano gli spiriti maligni, predicono il futuro. Se potessi dire che mi pubblicano un romanzo in Italia mi farei predire subito il numero delle copie vendute e i dollari di diritti. Anche se dico di non credere. Anche se penso che siano tutte balle. Ho uno zio palero che vive a Marianao che risolve i problemi di tutti e non può fare niente per me. Ma forse è meglio così. Almeno non dovrò ringraziare nessuno. Neppure uno stupidissimo santo.
Alejandro Torreguitart Ruiz