Un giorno di agosto come tanti, caldo che non si vive, pioggia nemmeno a parlarne, la spiaggia lontana e non ho pesos per andare, ché benzina nel sidecar ce n’è rimasta poca, pedir botella non mi va, mica sono una bella creola dai fianchi larghi, non mi caricano di sicuro. E allora cammino per Centro Avana senza un cazzo da fare, come dice Gutierrez, a parte guardare il culo alle mulatte, donne dai seni piccoli e fianchi immensi, unico motivo per vivere tra l’Atlantico e la follia. E pensare che oggi sarebbe giorno di festa, un po’ come il 26 luglio, ma pure quello è passato sotto silenzio, aspettando il domani e la resurrezione di Godot.
Un manifesto lungo un muro del boulevard, attaccato da chissà quale chivattón, mi ricorda che oggi il Comandante compie 81 primavere. Cazzo, proprio una bella età, arrivarci non sarebbe male e poi invecchiare bene come lui, via, sarebbe pure meglio. Tutto si può dire del Barba, ma non che sia invecchiato male, parlare parla sempre tanto, fa discorsi che non ti dico, la memoria non perde un colpo, la sintesi non l’ha mai fatta, nemmeno ai tempi di Batista, ché lo misero fuori per stanchezza dopo aver ascoltato la storia mi assolverà, non si può pretendere proprio adesso. Ricordo ai bei tempi come si festeggiava il compleanno di Fidel, vero carnevale nel carnevale, prima l’anniversario della rivoluzione e poi via tra salsa e son, apoteosi di feste e parole. Un palco sul Malecón, la tribuna antimperialista, tanti bei torpedoni carichi di gente per il comizio, bambini che ringraziano Fidel recitando Barnet, magari pure l’Indio Naborí, solite palle sullo stato d’assedio, l’embargo, la rivoluzione solida e forte, il popolo in lotta, il periodo speciale, gli eroi prigionieri, insomma, la solita musica. E pensare che adesso mi manca questa messa in scena per le vie di Centro Avana, capita che passando per Parque Central senta soffiare un vento tropicale che pare un refolo di nostalgia. Sono due compleanni che non lo vedo e non so dove sia, povero Fidel. Leggo riflessioni sul Granma ma non è la stessa cosa. Non sono nemmeno sicuro che le scriva proprio lui. Non mi pare il suo stile. Povero Fidel che gli stanno scappando tutti e non sa che fare, non ha più la forza, si dibatte in un letto d’ospedale, cerca soluzioni impossibili e affida al fratello decisioni irrevocabili. Non andremo alle olimpiadi, non faremo i mondiali di pugilato, non vogliamo portare carne fresca agli squali imperialisti. Bravo Fidel, così ti voglio. In forma come sempre, ché gliela faremo vedere noi fino in fondo a questi capitalisti. Tanto il fondo è vicino…
Passeggio e mi guardo intorno. Non è la stessa Avana di sempre. Non è la stessa Avana in festa di metà agosto. Non mi basta la festa dei giovani comunisti. Non mi basta il carnevale. Siamo la speranza, dice il manifesto in Centro Avana. La speranza di cosa? Per fortuna è soltanto un titolo, il programma degli eventi per una festa di compleanno senza festeggiato. Fuochi d’artificio, balletto della televisione cubana, animazione per bambini e anziani, carri con mulatte che dimenano i fianchi e tanta musica. Il Comandante è convalescente ma vuole che il popolo si diverta mentre lui se ne starà incollato alla televisione, appassionato di sport come sempre, non mollerà un attimo Tele Rebelde, così concentrato da dimenticare perfino di prendere le medicine. Spero che non gli diano altri dispiaceri, povero vecchio, così malandato e stanco deve vedere la sua rivoluzione distrutta da piccoli disertori che fuggono per un tozzo di pane. Il Comandante è appassionato di baseball, passa giornate intere a vedere le partite, ma da un po’ di tempo a questa parte segue pure il calcio, soprattutto la squadra di Pinar del Rio che ha vinto il campionato e partirà per la Coppa dei Campioni. Speriamo che non scappino pure loro. Il pugilato no, quello non lo guarda più, ne ha avuto abbastanza in questi ultimi tempi, troppe riflessioni e troppe delusioni. Meglio tornare al baseball, primo amore. Dicono che in punto di morte si rivede il passato e io mi figuro Fidel ricordare una mancata carriera da lanciatore negli Stati Uniti. Sarebbe cambiata la storia. Fidel giocatore di baseball e Bush giocatore di golf. Forse sarebbe stato meglio per tutti. Vai un po’ a sapere.
Pensando pensando arrivo sul Malecón, tra palazzi screpolati, costruzioni corrose dal salmastro e facciate color pastello su immensi fondali cadenti di intonaco scrostato. Il mare si spinge con forza sul muro in granito, a tratti lo oltrepassa e invade una larga banchina, ragazzini si tuffano tra le onde incuranti del pericolo, turisti passano insieme a ragazze disponibili, sogni che volano al di là dell’oceano, come sempre, pure se al di là del muro ci sono altri problemi, non esiste certo la felicità. Il nostro problema è soprattutto quello di non avere e allora desideriamo cose irraggiungibili, ché se fossero facili e libere forse si sognerebbero meno. Tutte cose che lui non può capire, ma ormai è tardi per tutto, figurarsi per cambiare idea.
Fidel della stirpe dei Titani, grida il Granma a caratteri cubitali. Una pagina intera di auguri. Chissà se ci sono pure quelli del vecchio Barnet. Non mancano i cinque eroi prigionieri dell’impero e sono auguri che valgono doppio, loro sono martiri della resistenza, mica storie. Il titano Fidel ringrazia da un letto di ospedale che nessuno sa dove si trova, motivi di sicurezza, dicono, tanto quello che pensa compare sul Granma giorno dopo giorno, riflessione dopo riflessione. Il fratello lo consulta sempre prima di prendere una decisione e di aprire bocca a sproposito, come gli capiterebbe spesso. Fidel oggi lo vedremo su Cubavision, una specie di commiato in vita, due documentari su momenti felici: Entrevistando a Fidel e Momentos de Fidel, immagini di una vita passata alla guida di una rivoluzione. Povero Fidel che ha ricevuto un solo regalo, un libro sulla rivoluzione cubana, lui che l’ha fatta penso abbia poco da documentarsi.
Continuo a vagabondare sotto un sole che fa sudare. Il Malecón alle spalle, me ne vado verso Playa e Miramar guardando l’oceano, gente che passa, bambini sporchi di terra sotto grandi ceibas in un piccolo parco.
Oggi è il compleanno di Fidel e nell’aria c’è un sapore diverso, come se qualcosa facesse presagire un cambiamento, una novità importante, un motivo per sentirsi ancora vivi su questo lembo di terra. Non lo vedo da un anno, povero Fidel, ricordo solo immagini di un vecchio pallido, magro e sofferente che mi fanno star male. Penso che nel bene e nel male resta parte della nostra storia. Buon compleanno, Fidel!
Alejandro Torreguitart Ruiz
L'Avana, 13 agosto 2007
Traduzione di Gordiano Lupi