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Gordiano Lupi. I bianciardini
Luciano Bianciardi (Grosseto 1922 – Milano 1971)
Luciano Bianciardi (Grosseto 1922 – Milano 1971) 
13 Agosto 2007
 

Luciano Bianciardi

Come si diventa un intellettuale - Un occhio a Cracovia - La tradotta per Mosca - La mamma maestra

I BIANCIARDINI - Stampa Alternativa, pagg. 16, € 0,01

 

Marcello Baraghini resta uno dei pochi veri editori indipendenti del nostro Paese, una persona con le idee chiare che rischia in prima persona per affermare le cose in cui crede, un vero paladino della Letteratura con la elle maiuscola, quella che gli editori del libro sfinito hanno da tempo perduto. Il coraggioso editore di Stampa Alternativa resterà nella storia della letteratura italiana per la geniale invenzione dei millelire, ma anche per essersi contrapposto alla filosofia editoriale basata sul profitto a scapito della qualità. La sua ultima idea controcorrente (portata avanti con la collaborazione di Ettore Bianciardi) sono i Bianciardini, una serie di librettini che contengono i racconti scritti da Luciano Bianciardi e pubblicati in rivista negli anni Sessanta e Settanta. Dal libro sfinito al libro infinito, recita il motto della collana che si presenta come fuorilegge rispetto alle leggi del mercato, affidata alla passione dei lettori che si sostituiscono alla catena distributiva. Si tratta di piccoli libri tascabili in vendita ad almeno un cent e proprio per questo non seguono la logica della distribuzione libraria, ma vanno richiesti scrivendo a almenouncent@riaprireilfuoco.org. Il Foglio Letterario aderisce alla campagna per il libro di qualità, incentiva la lettura e la riscoperta di Bianciardi regalando un Bianciardino per ogni libro acquistato sul sito www.ilfoglioletterario.it. Basta con la promozione (dovuta) e passiamo ai testi.

Come si diventa un intellettuale completa il discorso aperto con il numero zero della collana ed è un racconto ironico pubblicato su ABC nel maggio 1966. Bianciardi è sferzante come sempre. Qual è l’accusa più frequente che muovono i letterati al collega appena appena più prolifico di loro? “Scrive troppo”, dicono. “È un poligrafo”. Parrà strano, ma nel mondo delle lettere il peggior peccato di uno scrittore consiste nello scrivere. Grande Bianciardi che mi ha tolto le parole di bocca. Quante volte avrei voluto dire la stessa frase a tanta gente che starnazzava accuse, se avessi letto prima una cosa così geniale…

La mamma maestra è un piccolo capolavoro di minimalismo, l’ultimo scritto prima della morte, datato 14 novembre 1971, un racconto di formazione nel quale l’autore miscela realtà e fantasia per costruire un gioiello narrativo perfetto, una storia che si legge con trasporto e nostalgia. Una maestra resta tale per tutta la vita e non è facile convivere con una mamma - insegnante anche a casa, nel quotidiano, sopportando rimbrotti e pretese in ogni momento del giorno. Bianciardi ricostruisce uno spaccato interessante della vita di provincia in Toscana e condisce il racconto di espressioni tipiche della Maremma, oggi in disuso, ma che non vanno dimenticate.

La tradotta per Mosca è la storia di un viaggio a Mosca in treno, carrozze di seconda classe e albergo supereconomico, per fare un reportage che verrà pubblicato su Il Giorno nell’ottobre 1963. Un intellettuale di provincia passa il confine e si trova a fare i conti con usi e costumi di un Paese troppo diverso, tra le trovate goliardiche dei compagni di viaggio, la voglia di trasgredire e la passione per il calcio. Notevole esempio di stile e ancora una volta racconto zeppo di toscanismi che faranno la gioia di un pubblico non troppo giovane.

Un occhio a Cracovia è un racconto del 1967, forse meno accattivante e perfetto rispetto ai precedenti, ma in ogni caso da leggere, soprattutto per la descrizione di Pitigliano: un paese che compare all’improvviso, sospeso a picco sopra uno strapiombo di roccia d’un rosso ferrigno, colore al quale par che non sia estranea l’assenza di fognatura in paese e l’abitudine di rovesciare dalla finestra i vasi da notte. Non solo. In poche pagine troverete illustrata molto bene la problematica ebraica, raccontata come sa fare uno scrittore vero, comprensibile, popolare, lontano anni luce dalle costruzioni artificiose tipiche di squallidi emulatori di Proust che è bene tacere per non pubblicizzare troppo.

Correte a ordinare i Bianciardini! Collezionateli! Diffondeteli!

Luciano Bianciardi non è soltanto il più grande scrittore maremmano del ventesimo secolo, ma è un patrimonio culturale immenso della letteratura italiana.

Il libro infinito cerca sostenitori e le idee di Marcello Baraghini ed Ettore Bianciardi vanno incoraggiate per schierarsi al loro fianco nella dura lotta contro i troppi libri sfiniti che infestano le librerie italiane.

 

Gordiano Lupi

 

 

(Articolo comparso in prima pubblicazione su Books and Other Sorrows di Francesca Mazzucato)


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