Il dissidente cubano Francisco Chaviano, considerato il prigioniero di coscienza più vecchio di tutta l’America Latina, è stato scarcerato venerdì 10 agosto dopo aver scontato 13 anni di detenzione. Il caso di Chaviano, 54 anni, è stato per anni all’attenzione della Commissione dei Diritti Umani dell’ONU e della Commissione Interamericana della OEA. La scarcerazione è avvenuta con la formula della “libertà condizionata” ed è stata dettata da motivi di salute.
«Sono di ritorno dall’inferno», ha dichiarato Chaviano dalla sua casa di Jaimanitas, un quartiere a Est dell’Avana. «Se Dante avesse conosciuto il Combinado del Este (la prigione dove era rinchiuso, nda) non avrebbe dovuto far ricorso all’immaginazione per scrivere l’Inferno».
Chaviano, professore di matematica dell’Istituto di Chimica dell’Avana è stato arrestato il 7 maggio 1994 e condannato a 15 anni per aver rivelato segreti riguardanti la sicurezza dello Stato e falsificato documenti. La condanna è stata diramata da un tribunale militare dell’Avana nell’aprile 1995.
«Sono stato rinchiuso per cinque anni in una piccola cella senza vedere uno spiraglio di sole, per due anni sono stato in totale isolamento e non ho potuto ricevere alcun tipo di visita, infine per quattro anni non ho potuto vedere mia moglie. Si è trattato di un accanimento crudele che si è esteso pure alla mia famiglia, a mia moglie e ai miei figli», ha raccontato l’oppositore al Nuevo Herald di Miami.
Chaviano ha detto che questi anni di prigionia hanno minato la sua salute. Il dissidente soffre di un tumore al polmone in rapida crescita e di una cardiopatia ischemica, due malattie ad alto rischio per la sua vita. Negli ultimi anni di prigione è stato ricoverato in ospedale in varie occasioni per crisi respiratorie e cardiache.
«Il deterioramento dei miei polmoni lo devo a loro (al governo nda)… a Cuba la galera uccide», ha raccontato Chaviano. Le condizioni in cui il prigioniero veniva tenuto non erano salubri e non hanno giovato alla sua salute. Chaviano ha aggiunto che non andrà in esilio, ma continuerà la sua lotta per un Cuba democratica all’interno del paese.
«Questo paese è un disastro, un disastro totale», ha detto.
«La povertà economica è sotto gli occhi di tutti», ha aggiunto.
Prima del suo arresto Chaviano era Presidente del Consiglio dei Diritti Civili di Cuba, un’organizzazione che si occupava delle libertà civili e che ha denunciato la penetrazione di agenti della Seguridad del Estado all’interno del movimento dissidente. Chaviano era uno dei 73 prigionieri di coscienza cubani registrati da Amnesty Internacional, quello di maggior permanenza in un carcere occidentale per motivi politici. A Cuba, secondo statistiche ufficiali, si contano ancora oltre duecento prigionieri politici e chissà quanti sono i desaparecidos.
«Riceviamo la buona notizia della scarcerazione, però denunciamo la continua violazione del codice penale del 1987 in merito ai casi di scarcerazione anticipata», ha detto Elizardo Sánchez, Presidente della Commissione Cubana dei Diritti Umani e di Riconciliazione Nazionale. Secondo la legge cubana, Chaviano avrebbe dovuto uscire in “libertà assoluta” il passato 7 maggio. Senza dubbio gli è stata prolungata la prigionia di tre mesi e la scarcerazione è avvenuta in modo “condizionale”.
Un altro prigioniero politico liberato quest’anno, Jorge Luis Garcia Pérez (Antúnez), ha scontato ben 17 anni di reclusione nelle carceri cubane.
AUMENTANO LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI A CUBA
Gli oppositori Martha Beatriz Roque e Vladimiro Roca denunciano un aumento delle violazioni dei diritti umani a Cuba, durante una conferenza stampa che ha avuto luogo a casa di Michael Parmly, capo della sezione di interessi degli Stati Uniti all’Avana. Beatriz Roque e Vladimiro Roca avrebbero voluto tenere una conferenza pubblica, ma il governo ha negato ai dissidenti la possibilità di affittare uno spazio dove poter parlare ai cittadini e alla stampa.
«Esiste una tendenza a confondere la diminuzione dei prigionieri politici con un miglioramento della situazione dei diritti umani a Cuba, ma non è così. In realtà esiste un progressivo deterioramento delle condizioni di vita dei prigionieri politici», ha detto la Roque, presidente della Asemblea para Promover la Sociedad Civil (APSC). Beatriz Roque è l’unica donna del gruppo dei 75 oppositori condannati a Cuba nel 2003 ed è stata scarcerata un anno dopo del suo arresto per problemi di salute. Fa eco alle sue parole Elizardo Sánchez, presidente della illegale (ma tollerata) Comisión Cubana de Derechos Humanos y Reconciliación Nacional, affermando che «il numero totale dei prigionieri politici si è ridotto nel primo semestre del 2007 passando da 283 a 246, però la situazione di repressione e frustrazione non è cambiata». Vladimiro Roca della coalizione democratica Todos Unidos (illegale, ma tollerata) ha ribadito che «il governo continua a violare ogni diritto del popolo cubano».
Alla conferenza hanno preso parte anche alcuni familiari dei prigionieri politici e tra questi Yaraí Reyes, moglie di Normando Hernández, che ha denunciato un continuo peggioramento della salute del marito, incompatibile con il regime carcerario, ma il governo continua a tenerlo prigioniero.
Gordiano Lupi
«La liberazione di tutti i prigionieri politica sia condizione per dialogo con Unione Europea e Italia». Sulla liberazione di Francisco Chaviano segnaliamo anche il Comunicato stampa diffuso ieri dal Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito. (red.)