venerdì, 03 agosto 2007
Del paradosso di Porta Ludovica
Cari amici,
anche questa settimana è arrivata alla conclusione e vi auguro un felice weekend e buone vacanze per chi è in partenza. Il post di oggi fa riferimento ad un delizioso capitolo del Diario minimo di Umberto Eco, intitolato appunto “Il paradosso di Porta Ludovica”: per chi è pratico di Milano, la faccenda è presto spiegata.
In sostanza, se si traccia sulla cartina un quadrato (di qualsivoglia dimensione) a partire da Porta Ludovica e si effettua, successivamente, il percorso a piedi, è dimostrabile che, partendo dal punto A (vedi figura) e seguendo i 4 lati descrivendo l'intero perimetro, non si ritorna al punto di partenza.
Per capirci, se io vado a destra per 20 metri, giro in su di altri 20, poi vado a sinistra di ancora 20 metri e giro in giù per la stessa lunghezza, in teoria dovrei essere tornato al punto di inizio.
Eco dimostrava che così non è laddove un qualche sciagurato pianificatore ha previsto regole urbanistiche quanto meno strane: be', qui a Tirana il paradosso trova ulteriore evidenza empirica.
Dopo aver descritto un quadrato, infatti, in qualunque direzione io decida di andare, quando chiudo il periplo mi sembra addirittura di non essere più in Albania.
Il mistero è presto svelato: l'assessore ai Lavori Pubblici, di mestiere, fa il geometra.
Non euclideo.
sabato, 04 agosto 2007
Black out di riflessioni
Con la mente un po' cloroformizzata, in questi giorni non mi sono mai posto una domanda che, finalmente, ha fatto capolino tra i miei due neuroni: percbé in Albania tolgono l'elettricità 6/7 ore al giorno?
Indagando un po', le risposte arrivano. Negli anni '70, il settore energetico era strutturato come segue: 75% idroelettrico e 25% carbone. Berisha (allora comunista convinto) era tra coloro i quali spingevano per l'abbandono del carbone, in quanto poco profittevole per le casse dello Stato. Dopo la transizione (dal crollo del regime sono passati 17 anni) Berisha, non più comunista ma (quel che conta) sempre più convinto e soprattutto premier, adotta la sua strategia. Risultato: le miniere chiudono e il sistema energetico si basa ora, al 99% (!!!), sull'idroelettrico.
Nel frattempo, arrivano cambiamento climatico, lunghi estati calde, crisi internazionali... E arriva anche la famosa crescita.
Risultato: aumenta vertiginosamente la domanda di energia e si riduce drammaticamente l'offerta (questo nonostante l'Albania, insieme alla Svezia, sia il Paese con più risorse acquifere da falde sotterranee d'Europa).
I fiumi si prosciugano, la pioggia diminuisce, cominciano i black out (prima sporadici, poi sempre più diffusi).
Risultato: la crisi energetica è evidente e lo è ancora di più adesso che anche la Grecia (principale Paese da cui l'Albania importa elettricità) ha dichiarato lo stato d'emergenza.
Non è difficile intravedere nuvole all'orizzonte di questo martoriato Paese e, purtroppo, non sono nuvole cariche d'acqua, ma di vulnerabilità e recessione.
Servirebbe una strategia illuminata (manco a farlo apposta): la diversificazione delle risorse energetiche, la riduzione del peso dell'idroelettrico a favore di fonti rinnovabili, un deciso impegno del governo a rendere efficace ed efficiente la gestione dell'oro blu.
In Valtellina e in Italia la questione, forse, è ancora sufficientemente sotto controllo perché ci sia tempo per intervenire, ma non è difficile immaginare ciò che, anche per il Belpaese, riserva il futuro: senza una politica energetica seria, si va incontro al rischio di diventare vulnerabili.
Non so voi, ma presterò più attenzione al rubinetto e all'acqua che bolle per gli spaghetti: abbiamo sotto il naso ciò che significa una deregolamentazione del servizio idrico. Non possiamo ignorare che l'Italia investe ancora in idroelettrico, un settore che non ha futuro per tante ragioni; non possiamo ignorare che l'Italia l'anno prossimo sarà in debito rispetto agli obblighi del Protocollo di Kyoto (qualcuno si ricorda che questo si traduce in soldi da pagare per i crediti alle emissioni?).
Mi aspetto dal futuro Partito Democratico valtellinese che la gestione dell'acqua rientri tra le priorità delle azioni di governo. Mi aspetto da quello nazionale che le politiche energetiche acquistino vigore e importanza nell'agenda.
Va bene che Kyoto schiaccia Kyoto, ma c'è bisogno di una forza di governo che crei consapevolezza e cultura dell'amministrazione e che non debba sempre fare affidamento sul voto della sempiterna Montalcini.
Del resto, dove c'è acqua c'è Rita...
lunedì, 06 agosto 2007
Power's cut? Take the power for Fran!
Sono piuttosto imbranato con il gentil sesso: in questi giorni, su incoraggiamento di Ilir, ho tentato vari approcci con le ragazze albanesi, giocando, di volta in volta, la carta del turista sprovveduto, del ricercatore impegnato, dell’internauta alla disperata ricerca di una buona connessione.
I risultati, a dire il vero, sono stati piuttosto modesti, nonostante (questo è indubbio) ora conosca molto bene gli orari di apertura del Museo Nazionale, la dislocazione degli internet cafè nel raggio di 2 km e, soprattutto, l’evoluzione del tasso di disoccupazione dal 2001 a oggi.
Ilir sorride ogni volta che torno scornato da una delle mie sortite: come sempre, però, le crisi balcaniche si risolvono con l’intervento dell’ONU.
La settimana scorsa avevo, infatti, appuntamento con tale Fran, dell’UNDP (United Nations Development Progamme) per parlare della mia analisi sulla povertà: mi aspettavo un pomeriggio innocuo con un grigio funzionario a parlare di vulnerabilità e rischio sociale.
Potete comprendere, dunque, il mio stupore nel trovarmi di fronte una ragazza sui 25 anni, incredibilmente graziosa: è inglese e viene da un paesino vicino Oxford che ha il nome molto simile ad uno starnuto.
‘Salute!’ pensavo tra me e me mentre ardevo dal desiderio di un bel raffreddore.
Fran è antropologa e, negli ultimi giorni, Ilir si domanda perché continui ad andare all’UNDP e perché sia tanto curioso delle origini socio-culturali delle minoranze etniche in Albania.
A Fran ho lasciato il mio numero di telefono dicendole che mi piacerebbe molto discutere con una vera esperta, magari di fronte ad un buon bicchiere di vino, del libro Armi, acciaio e malattie (capolavoro dell’antropologo Diamond... Lo so, mi vergogno anche io della scusa).
Il sottotitolo del saggio è Breve storia dell’uomo negli ultimi 13.000 anni e mi piacerebbe molto investigarne i dettagli con Fran per i prossimi 13.000.
Ovviamente non otterrò alcun risultato, ma lei mi ha risposto che, di ritorno dalle sue vacanze italiane, tra 7 giorni, mi chiamerà e sarà un piacere darsi un appuntamento.
UAAAAH!!
7 giorni!!! Che fare??? Mi sento come uno che ha visto la cassetta di The ring.
Come conquistare una giovane fanciulla delle Nazioni Unite?
Forse ho un piano: il modo migliore potrebbe essere quello di rovesciare Berisha e prendere il potere.
Per prima cosa, mi serve un esercito e, al riguardo, ho già cominciato delle trattative con la Francia per l’importazione di armi (ultimamente, Sarkò sembra particolarmente attivo in tal senso).
Una volta fatto ciò, radunerò nutrite schiere di mezzi corazzati nella piazza (Foto 2, in calce) dove, un tempo, svettava il busto di Hoxha. L’impatto psicologico è fondamentale per aumentare i consensi.
Affiderò il comando delle operazioni solo a valorosi soldati... (Foto 3)
...e, alla fine, prenderò il potere. (Foto 4)
Dopo di che attendo una di quelle risoluzioni dell’ONU in cui ci si impegna ad intervenire ma Cina e USA pongono un bel veto incrociato.
Insomma, qualche argomento di conversazione utile mentre il Greco di Tufo decanta e io mi ubriaco degli occhi di Fran...
Luciano Canova