Regia di Alberto Lattuada. Direttore della fotografia: Lamberto Caimi. Musiche originali: Fred Bongusto. Soggetto: Bruno Di Geronimo. Sceneggiatura: Ottavio Jenna, Bruno Di Geronimo e Alberto Lattuada. Intrerpreti: Gigi Proietti, Irene Papas, Thérèse-Ann Savoy, Bruno Cirino, Mario Scaccia, Isa Miranda e Lina Polito.
Un film intelligente e profondo che racconta la passione amorosa di un avvocato intrallazzone (Proietti) per una minorata mentale (Ann Savoy) sullo sfondo di una Puglia tradizionalista e cattolica.
L’avvocato Mazzacolli vuole mettere le mani sulle proprietà di una contessa (Papas) e - aiutato da un nobile locale (Scaccia) - inscena il rapimento della figlia ritardata che aveva chiesto in sposa. La manovra dovrebbe forzare la mano alla contessa, soprattutto per spingerla a concedere l’usufrutto delle proprietà al futuro marito. L’avvocato Mazzacolli si serve di un paio di complici sui quali vorrebbe far ricadere la colpa e la contesa non denuncia niente alla polizia, ma risolve in segreto il problema. Il finale è a sorpresa, anche perché l’avvocato non ha fatto i conti con l’amore, sentimento imprevedibile che modifica idee e situazioni.
Paolo Mereghetti ritiene la pellicola inferiore alle aspettative e troppo debitrice delle grazie acerbe di Terese Ann-Savoy (al debutto italiano), ma secondo noi è un ottimo lavoro che fotografa uno splendido spaccato di provincia italiana e racconta una storia torbida senza farsi prendere la mano da eccessivo voyeurismo. Lamberto Caimi dà un buon apporto come direttore della fotografia e certi squarci di costa pugliese a picco sul mare sono stupendi, così come la descrizione delle feste paesane in onore del santo patrono rappresentano un documentario culturale importante. Il soggetto deve molto a Lolita di Nabokov e alla trasposizione filmica operata da Kubrick, ma Lattuada percorre una strada originale per la vecchia storia dell’uomo maturo che perde la testa per una ragazzina. Prima di tutto inserisce il racconto all’interno di una critica alla borghesia di provincia e ne descrive vizi e difetti come l’arrivismo, il malaffare e la connessione mafiosa tra politica ed economia. Il sesso è la parte principale del film, ma è un valore positivo, come amore senza limiti che riscatta e riabilita, che modifica la vita e fa rinunciare a sotterfugi e meschinità. Gli attori sono tutti molto bravi e ben diretti. Luigi Proietti è in gran forma e interpreta il ruolo dell’uomo maturo che perde la testa per la ragazzina con grande credibilità. Mario Scaccia e Irene Papas sono ottimi comprimari di una storia che vede in primo piano soprattutto la strepitosa debuttante Terese Ann-Savoy. Alberto Lattuada è un regista che meglio di altri sa descrivere il corpo della donna, ma il suo modo di presentare il nudo femminile non è certo pornografico, come hanno accusato certi detrattori. Le farò da padre vive ancora oggi soprattutto per la scelta coraggiosa di Terese Ann-Savoy nel ruolo della efebica protagonista, sensuale e maliziosa nonostante gli evidenti limiti intellettivi.
Gordiano Lupi