I rappresentanti dell’opposizione brasiliana hanno criticato ieri il governo del presidente Lula per aver permesso l’arresto e il successivo rimpatrio dei due pugili cubani fuggiti dai Giochi Panamericani. L’opposizione ha chiesto un’indagine sui motivi che hanno indotto Lula a tanta deferenza nei confronti di Castro e sta cavalcando la contrarietà dell’opinione pubblica per un gesto così poco umanitario. Il maggior partito della destra ha emesso una nota di indignazione e ha accusato il governo di aver utilizzato l’apparato investigativo di Stato per localizzare, catturare e deportare Guillermo Rigondeaux ed Erislandy Lara, che domenica hanno fatto ritorno al loro Paese.
In Brasile si è aperto un dibattito su questo rimpatrio forzato, definito da molti come il primo caso in cui vengono facilitate operazioni di deportazione ai danni di sportivi che cercano la libertà. Il leader del Partido de la Social Democracia Brasileña (PSDB, all’opposizione), Arthur Virgilio, ha denunciato che «Il Brasile ha tradito la sua miglior tradizione democratica con questa deportazione sommaria» e ha annunciato una richiesta ufficiale di chiarimenti rivolta al ministro della Giustizia, Tarso Genro, e a quello degli Esteri, Celso Amorim.
Intanto all’Avana i due pugili sono stati confinati in una casa del governo, hanno visto i familiari, ma non hanno parlato con la stampa, nessuno può sapere quale sarà il loro destino e cosa succederà nel prossimo futuro.
«Da ieri non smetto di guardare la televisione in attesa di nuove notizie perché non voglio perdermi la storia dei due ragazzi. Il Comandante ha detto che la stampa poteva parlare con loro», ha dichiarato un cubano appassionato di boxe in una strada della capitale.
In un articolo pubblicato domenica, Fidel Castro, ha assicurato che i due pugili non saranno arrestati e che a loro verranno offerti lavori decorsi in favore dello sport, secondo la loro esperienza. Di tornare a combattere sul ring non se ne parla proprio: per la rivoluzione cubana due promesse del dilettantismo mondiale sono già pronte per la pensione. Non è la capacità sportiva quella che manca, ma fa difetto la convinzione socialista, merce rara nell’isola, dove il popolo vive sotto un regime di terrore e uno Stato di polizia fa il bello e il cattivo tempo. I due pugili cubani hanno avuto il solo torto di tentare la fuga nel momento sbagliato e, probabilmente, nel Paese sbagliato.
La televisione locale ha annunciato l’arrivo di Rigondeaux e Lara parlando di loro come «gli scomparsi (desaparecidos) dall’albergo dove era alloggiata la delegazione cubana», mentre Fidel Castro, in un articolo pubblicato dal Granma, li ha definiti disertori.
«Cosa vuol dire scomparsi? Come possono essersi persi? Non sono scappati? Non comprendo. Adesso vengono alloggiati in una casa di visita, dopo tutto il caos che hanno sollevato su questa faccenda. A Cuba questi due pugili non sono più niente, penso che a Rio non sono stati aiutati come speravano…», ha detto una lavoratrice domestica di 61 anni del quartiere La Lisa.
Castro ha accolto come una buona notizia il ritrovamento dei due pugili e ha detto che essi non hanno voluto parlare con un inviato della mafiosa impresa pugilistica tedesca Arena Box Promotions.
Ieri sera i familiari del pugile Guillermo Rigondeaux avevano pitturato di fresco la casa del boxeur e preparavano un maialino per arrostirlo alla fiamma durante la festa del suo ritorno.
«Guillermo aveva comprato il maiale prima di partire per Río, pensando di festeggiare al suo ritorno la medaglia d’oro. Di sicuro qualcuno gli ha confuso la testa con qualche promessa, ma di certo lui non se n’è andato da Cuba con l’idea di scappare», ha dichiarato la cognata Marilyn Clavero e poi ha aggiunto: «Rigondeaux vuole parlare personalmente con Castro, per esporre i suoi problemi. In passato lo ha chiesto tante volte e non gli è mai stato concesso. Spero che adesso potrà farlo e sono sicura che il Comandante lo comprenderà».
Non è difficile capire che si tratta della solita intervista di comodo con parole suggerite alla cognata per inscenare una commedia paternalista del bravo governante che sculaccia i figli indisciplinati.
In ogni caso questa deportazione segna un caso che turba le relazioni bilaterali tra Brasile e Cuba. Lo scrittore Elio Gaspari ha criticato a fondo le autorità brasiliane che non hanno facilitato la concessione di interviste della stampa locale prima del rimpatrio.
Il caso di Rigondeaux è un duro colpo per il pugilato cubano, che resta senza campioni olimpici in attività, dopo le ultime tre fughe che hanno avuto luogo alcuni mesi fa in Venezuela. Ai colleghi di Rigondeaux e Lara è andata meglio, perché adesso sono in Europa e hanno firmato un contratto da professionisti. I due pugili catturati in Brasile, invece, sono rientrati nella loro Patria e non sanno niente del destino che li attende. Una cosa è certa. Non combatteranno più un incontro di pugilato.
Gordiano Lupi
Nella foto: I figli del pugile Guillermo Rigondeaux nella casa dell’Avana insieme ai trofei del pugile. La famiglia del campione organizzava ieri una festa per il suo rientro.