Andrea Villani
La notte ha sempre ragione
Todaro Editore, pagg. 170, € 14,00
La sola cosa che stona nel bel romanzo di Andrea Villani è la prefazione di Andrea G. Pinketts. Comprendo poco le cose che scrive il giallista (o noirista?) milanese, inventore di una prosa furbetta fatta di pause e nonsense che pare vogliano dire molto e invece significano niente. La prefazione rischia di ingannare il lettore, che può pensare di leggere un giallo come quelli che scrive Pinketts, robe di detective a caccia del senso della frase o di babbi natale assassini, e invece (per fortuna) Villani è uno scrittore classico che non prende in giro nessuno.
La notte ha sempre ragione è un bel giallo ambientato a Salsomaggiore Terme durante le elezioni di Miss Italia e - senza dimenticare una trama intrigata con finale a sorpresa - inviterei il lettore a non trascurare le parti squisitamente letterarie. Villani segue la lezione di King, parla solo di cose che conosce, vive a Salsomaggiore e raccolta pregi e difetti del suo paese, il lettore ne guadagna e si lascia trasportare in un ambiente che sente vivo e reale. Ottimo l’incipit: Salsomaggiore è una specie di conca. Uno strano animale dormiente tra colline rotonde. Se si arriva di notte, attraverso quelle stesse colline e tra tutte quelle luci, può apparire come una grande città. Potrebbe sembrare Caracas. Invece è un piccolo paese emiliano, per poco non piacentino, in provincia di Parma. Una signorina che si dà arie ma che è figlia di sguatteri. E si potrebbe continuare. Il primo capitolo presenta il vero protagonista del giallo: Salsomaggiore Terme, una cittadina borghese che d’inverno diventa per noia crudele e pettegola, che si apre all’evento dell’anno quando si danno appuntamento personaggi televisivi per l’elezione di Miss Italia. Una cittadina che assiste sbigottita all’omicidio della vecchia Miss Italia, proprio mentre sulla consueta passerella si celebra il nuovo rito e la polizia dà la caccia all’assassino tra incertezze ed errori. La prova del DNA condanna un tipo strano che vive un’esistenza solitaria e notturna, uno che tutti chiamano Belfagor e che avrebbe tutte le carte in regola per vestire i panni del colpevole. La realtà non è mai così facile e il lettore appassionato di gialli e misteri avrà di che sbizzarrirsi. A me che cerco di andare oltre e che soprattutto non amo troppo né il giallo né il noir questo libro è piaciuto parecchio, soprattutto perché è scritto bene. Villani padroneggia uno stile rapido ed essenziale, privo di fronzoli, fatto di periodi brevi e dialoghi rapidi. La tecnica di Villani è ineccepibile ed è così bravo che potrebbe insegnare a scrivere gialli, ma la cosa migliore del romanzo sono le citazioni da Guareschi, i rimandi al passato, al mondo piccolo, ai ricordi giovanili dei protagonisti. Si termina la lettura e ciò che resta impresso non è un commissario furbo o un assassino spietato, ma uno spaccato di provincia italiana che esce prepotentemente fuori da pagine intrise di buona narrativa popolare.
Leggete Andrea Villani ché ne sentiremo ancora parlare. Magari poi capita che Pinketts gli chiede di scrivere una prefazione al suo ultimo noir strampalato. E a mio parere sarebbe pure giusto…
Gordiano Lupi