Che il decreto legge approvato dal Governo per migliorare la sicurezza stradale fosse un provvedimento agostano, di facciata, per dimostrare di essere in grado di far fronte all'emergenza ma senza farlo realmente, lo avevamo già rilevato e –purtroppo– alla prima prova di traffico intenso di week-end ne abbiamo avuto conferma con le stragi che sono state registrate.
Ma come se non bastasse, ad un esame più attento del decreto, anche le norme approvate rispondono intrinsecamente a questa logica del “farsi bello”. Vediamone due.
Gli autovelox (art. 3) devono essere ben visibili e segnalati, non come oggi che di fatto sono un sistema dei Comuni per fare cassa e tendere agguati agli automobilisti, col risultato che incidono poco sulla sicurezza stradale in quanto non sono persuasivi, ma punitivi e in un modo che rende i trasgressori molto più incattiviti nei confronti dell'amministrazione e li stimola a non farsi fregare e a fregare. Quindi, bene questa norma? Troppo facile, perché nella riforma è scritto che «Le modalità di impiego sono stabilite con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'interno». Quando questo avverrà, non e' dato saperlo, e comunque non a breve, mentre “nel breve” continuano le stragi e la situazione è identica a quella che si voleva modificare.
I cartelli nei locali (art. 6) in cui si consumano bevande alcoliche, con le indicazioni sulla pericolosità e le quantità di assunzione? Ottima prevenzione, ma bisogna aspettare tre mesi ché il ministro della Salute emani un decreto che stabilisca i contenuti di queste tabelle. E l'estate se ne va, con il proprio bagaglio, più intenso che in altri periodi, di vite umane spezzate.
Se poi pensiamo che siamo in presenza di un decreto legge che dovrà essere approvato dalle Camere entro 90 giorni e che non sarebbe la prima volta che ciò non accade proprio sulla materia e proprio grazie alla mancanza di coordinamento e chiarezza tra estensori delle norme e autorità che devono applicarle... a cosa è servito tutto questo? A niente, relativamente alla sicurezza. A buttar via soldi pubblici per quanto riguarda la parte erariale della questione.
E pensare che bastava, con le vecchie norme, stanziare un po' di soldi per aumentare il numero degli accertatori e dotarli di più etilometri...
Vincenzo Donvito, presidente Aduc