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Cayo Largo. Un paradiso naturalistico nel cuore dei Caraibi
31 Luglio 2007
 

Cayo Largo è una splendida isola naturalistica, situata nella parte più orientale dell’arcipelago cubano di Los Canarreos, nel mar delle Antille, al largo della costa meridionale di Cuba. È difficile trovare le parole per descrivere la peculiare bellezza delle interminabili spiagge di sabbia bianca e finissima, del mare con acque talmente trasparenti da vedere la vita nei fondali. Camminando tranquillamente sul bagnasciuga si possono vedere poco distanti stelle marine, razze, cipree.

Tra le spiagge più incontaminate e rare del nostro pianeta, tanto da essere classificate dall’Unesco tre le più belle al mondo, ci sono Playa Sirena e Playa Paradiso. Tutta l'area è stata dichiarata parco naturale: la pesca subacquea e la raccolta di coralli sono proibite.

 

Cayo Largo è un posto molto tranquillo, consigliato a chi vuole rilassarsi e vivere in simbiosi con il mare. Non ci sono paesi, in quanto l’isola è esclusivamente turistica. L’unico centro chiamato Marina è abitato dal personale che lavora nel turismo. La maggior parte dei lavoratori proviene dall’Isola della Gioventù e quindi terminata la giornata non dormono nelle strutture alberghiere dove sono ospitati i turisti, ma vengono alloggiati tutti in questo posto. Qui si lavora 20 giorni al mese, 12 ore al giorno, maturando dieci giorni di ferie. Durante il turno di riposo è possibile rientrare sulla propria isola e tornare in famiglia. Alla Marina, oltre agli alberghi per i lavoratori cubani, si trovano alcuni servizi come la banca, la posta e un negozio. Per i turisti è possibile visitare un museo nel quale vi sono diverse fotografie di carattere storico. È curioso sapere che oltre alle immagini del luogo, delle visite di Fidel Castro, c’è anche tra i cimeli una fotografia che ritrae Eros Ramazzotti che è stato lì qualche mese. Vi è poi una fabbrica di sigari e un centro per l’allevamento delle tartarughe.

 

 

ESCURSIONI

 

Per chi non è mai stato a Cuba e vuole vedere com’è, deve spostarsi da Cayo Largo, in quanto i soli cubani che s’incontrano solo lavoratori dei resort. Non essendoci paesi non è possibile vedere come si svolge la vita quotidiana. Le escursioni che vengono organizzate sono:

l’Havana coloniale (vedi “Frammenti da Cuba. Diario di una settimana”, correlazione in calce);

Cinenfuegos: una delle tre più importanti baie di Cuba, si possono vedere dei giovani delfini e lupi marini;

Trinidad: è la tradizione di Cuba, con edifici coloniali quasi restaurati e dipinti in tenui colori pastello. Le grandi finestre che si aprono sulla via ed i lampioni bianchi in ghisa o di ferro battuto contribuiscono a creare un’atmosfera senza tempo, quasi barocca;

Lomaximo: per chi ama la vita di mare è consigliata una giornata in catamarano con sosta alla barriera corallina, visita a Cayo iguana, pranzo a base di con aragosta e sosta nella piscina naturale.

 

 

CAYO LARGO, L’ISOLA DELLE TARTARUGHE

Luglio 2007

 

Durante la nostra permanenza sull’isola di Cayo Largo, abbiamo assistito ad un fenomeno naturalistico unico, assolutamente non previsto dagli itinerari escursionistici. Di sera, verso le dieci ci si avventurava in spiaggia, guidati da un biologo, per osservare la deposizione delle uova di enormi tartarughe, che con il favore della notte, uscivano dal mare e si trascinavano pian piano sulla sabbia.

A Cayo Largo, sono presenti tre tipi di testuggini: la caretta caretta, la pappagallo e la verde, che è la più diffusa nella zona. A luglio, nel periodo nel quale siamo stati lì in vacanza, abbiamo osservato la nidificazione della tartaruga verde, specie minacciata dall’estinzione. Tutti dovevamo stare in religioso silenzio, ad attendere che la tartaruga trovasse la giusta posizione per iniziare il rito. Prima di tutto, trovato il luogo adatto, in genere lo stesso luogo dove lei stessa è nata, poco lontano dall’acqua, inizia a scavare il nido nella sabbia, cioè un buco profondo circa 50 cm poco più grande della sua dimensione. Poi all’interno di esso, usando le pinne posteriori come se fossero delle “palette”, scava un altro buco di 40 cm e profondo 50 cm dove posare il suo carico. Addirittura la nidiata può essere composta da oltre 150 uova! Quando ha finito questa operazione ricopre il buco scavato in precedenza e per circa 50 minuti sposta tutta la sabbia circostante per impedire agli avventori il riconoscimento del nido. Poi lentamente si dirige verso il mare. Tutto questo procedimento dura un paio d’ore.

Per seguire tutte le fasi bisogna essere armati di grande pazienza e riuscire a sopravvivere dall’attacco di terribili moschitos. È molto importante non disturbare la tartaruga quando esce dall’acqua con luci artificiali perché se si spaventa ritorna in acqua senza eseguire la sua missione. Il solo momento nel quale è possibile avvicinarsi con una luce fievole e da dietro, è mentre deposita le uova, dato che entra in uno stato di “trans”. In questo momento viene marchiata con un targhetta sulla pinna anteriore destra, che riporta un codice internazionale, poi segnalato alla banca dati mondiale con tutte le annotazioni relative alle caratteristiche e al comportamento delle tartarughe.

Normalmente le tartarughe verdi che abbiamo visto misuravano attorno al metro di carapace ed erano del peso di 150 Kg. Tutte le mattine quando si scendeva in spiaggia si trovano delle impronte che segnavano un percorso, come se fossero le tracce di pneumatici e degli enormi solchi, che invece erano i segni state lasciati dalle testuggini. Alle sei del pomeriggio arrivavano i biologi del centro di studio e allevamento delle tartarughe per la salvaguardia della specie che si trova alla Marina, uno dei pochi posti abitati dal personale che lavora nelle varie strutture turistiche dell’isola. Ruben e Leonardo, seguiti da una scia di turisti curiosi procedevano prima alla liberazione delle piccole tartarughine che erano nate al centro. I due studiosi, dopo l’osservazione della sera precedente, raccolgono le uova di alcuni nidi a rischio con la partecipazione attiva dei turisti, che sono sempre numerosi e molto interessati, e le portano ad incubare in un luogo idoneo al loro centro, contribuendo in maniera decisiva alla sopravvivenza di questi animali. Le testuggini non ritornano ad occuparsi dei propri piccoli, e le uova abbandonate a se stesse rischiano di non schiudersi per innumerevoli motivi, tra i quali la troppa vicinanza con il mare, l’accanimento dei predatori (granchi e gabbiani) e gli interventi sbagliati dell’uomo.

Le spiagge, dietro le quali ora sorgono strutture alberghiere, un tempo erano vergini e a completa disposizione delle tartarughe. Ora invece le testuggini sono costrette, per deporre le uova, a ritagliarsi uno spazio tra le sdraio e gli ombrelloni dei vari villaggi turistici.

In natura solo il 2% di tutte le nidiate diventano tartarughe che raggiungono il mare, mentre con questo processo artificiale, circa l’80% del raccolto arriva a buon fine, dopo due mesi di incubazione, portando così la percentuale delle tartarughe nate al 20%. In un anno vengono rilasciate circa 10 mila esemplari: oltre l’ 80% di tartarughe verdi, 15% caretta caretta e in piccola pare anche la tartaruga pappagallo. Il lavoro di Ruben e Leonardo è davvero encomiabile. Raccolgono ed elaborano anche una serie di dati che vengono poi inviati alle diverse organizzazioni naturalistiche mondiali, tra le quali il WWF, fornendo delle informazioni essenziali per lo studio di questa specie. Dopo l’orario di lavoro al centro, aperto al pubblico che può visitare le vasche con i vari tipi di tartaruga di diversa grandezza, i due biologi proseguono con passione il loro impegno per le tartarughe coinvolgendo tutti gli interessati dei vari resort presenti sull’isola.

Interessare i turisti fornendo loro anche notizie è fondamentale per sensibilizzate sul problema dell’estinzione di questa specie animale. È molto importante rendersi conto che molti habitat naturali sono messi compromessi dal comportamento scorretto dell’uomo che troppo spesso si dimentica che l’intero genere umano dipende dalla natura. Se tutta una serie di processi naturali subiscono delle variazioni a causa dell’inquinamento dell’ambiente l’uomo deve cercare di porvi rimedio. Il ciclo vitale ha un suo ritmo che non deve essere assolutamente interrotto o scombussolato, altrimenti si causano danni irreparabili non solo alla vita degli animali, ma ne risente la stessa sopravvivenza del genere umano.

 

Paola Mara De Maestri


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