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A. Torreguitart Ruiz. Quando muore un’eroina
10 Luglio 2007
 

Oggi scrive Luis Enrique Gonzales che sono stati inumati i resti mortali dell’Eroina cubana Vilma Espín Guillois e lo scrive proprio così, con la lettera maiuscola. No, non Vilma Espín che va pure bene, scrive maiuscolo Eroina, così, tanto per gradire. I resti dell’Eroina li hanno inumati nel Mausoleo del Secondo Fronte Orientale Frank País, alla presenza del Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, figli, nipoti e familiari. Dev’essere stata una bella cerimonia e già me l’immagino Raúl che parte da casa e se ne va al Mausoleo all’alba, con l’urna delle ceneri di Vilma stretta tra le mani, poi dà il via alla parata e alla cerimonia con tutti gli onori militari. Mica era una cosa per tutti, no, solo un gruppo ristretto di compagni di lotta e di amici ha accompagnato i resti della magnifica rivoluzionaria (il vecchio Luis Enrique scrive proprio così) sino al luogo dove riposeranno per sempre. Doveva essere un bel vedere tutte quelle corone di fiori volute da Fidel, da Raúl, da figli e nipoti, persino dal popolo di Cuba e dalle donne cubane.

Tutto spontaneo, per carità, al punto che io mi sono chiesto come mai mia madre non è andata dal fioraio di Toyo per comprare un mazzo di fiori, così, solo per manifestare pure lei affetto e ammirazione per Vilma. Avrei voluto esserci pure io accanto a Raúl Castro, stretto nell’affetto di figli e nipoti, lo avrei voluto vedere mentre apriva il corteo funebre, con un fiero rigore marziale e la divisa color cacchetta che gli piace tanto. Raúl è un vero eroe della Rivoluzione Cubana e gli eroi sposano sempre le eroine, questo lo so, succede pure nei fumetti di Elpidio Valdés.

Doveva essere uno spettacolo vedere i chili di decorazioni ricevute da Vilma deposti accanto alle sue spoglie mortali, ché adesso lei mica muore, no, finisce dritta dritta nel pantheon degli Eroi della Rivoluzione, magnifica Eroina della Repubblica di Cuba, immortale per sempre, esempio fulgido per indicare la strada al nostro domani. Mi riferisce il vecchio Gonzales - ché fare il giornalista come lo fa lui a me mi prenderebbe male, ma tanto fa col suo e a me che m’importa, come disse mio padre una volta parlando di froci - che il corteo funebre si muoveva accompagnato dalla musica di El Mambí, arrangiata da Frank Fernández. Difenditi dai poeti di regime, mi ha scritto un mio amico poeta l’altro giorno, uno che è scappato in Messico per scrivere le cose che pensa e adesso magari Cuba gli manca e soffre la nostalgia, ma meglio soffrire la nostalgia che la fame mi dice sempre. E io mi difendo, faccio quel che posso, ma qui intorno è tutto un fiorire di Indio Naborí e di emuli di Nicolás Guillén, che se lui li leggesse adesso gli prenderebbe male, povero Nicolás, morto appena in tempo, un attimo prima di vedere com’è andata a finire.

In mezzo a tutta questa musica che diffondeva sogni eroici di Rivoluzione abbiamo visto il prode Raúl in veste di sacerdote, smessi gli abiti del guerrigliero, prendere l’urna con i resti mortali della moglie, mentre i nipoti ponevano fiori sulle tombe di tutti i combattenti sepolti nel Mausoleo vicino a Santiago. E hanno pure deposto una pietra, simbolo della forza della Rivoluzione, vicino a cinque palme a memoria di un incontro tra Fidel e Raúl, quando erano tutti contenti di aver trovato sette fucili ed erano sicuri che avrebbero vinto la guerra. Avrei voluto esserci anch’io, piccolo e rapido come un colibrì, nascosto in mezzo a loro, travestito da prode rivoluzionario ed eroe di una patria che non mi canterà mai tra i suoi morti. Avrei voluto ascoltare le note del silenzio e pure l’inno nazionale, orgoglioso di quelle parole eroiche, ma pensieroso perché stavano sciupando un bel momento con tre salve di fucile sparate da un plotone di donne. Avrei voluto sentire la voce di Vilma, novella Madonna della retorica comunista, madre e moglie integerrima di un marito così poco morale, mentre cantava canzoni per bambini e la struggente Sin ti no puedo vivir jamás, dedicata a Raúl, compagno di tutta la vita.

Non lo so se ce l’avrei fatta a non sorridere, pure se era un funerale e si celebrava una donna che lasciava la vita mortale. Non lo so davvero. Meno male che ho visto tutto in televisione e mi pareva che Raúl fosse davvero convinto di quello che faceva. Compagno di tutta una vita, certo. Senza di te non posso più vivere. Come no? Onori militari a Vilma con le bandiere cubane e gli stemmi del 26 luglio. Onori militari a Vilma che lascia senza una guida la Federazione delle Donne Cubane. Mi domando come farà mia madre da domani, senza un  riferimento certo e sicuro sulla morale comunista. Mi domando come potrà sopravvivere a una perdita così grande. E già che me lo domando glielo vado proprio a chiedere, ché adesso m’è venuto il dubbio e me lo voglio levare, tanto mia madre è in cucina a separare il riso buono da quello cattivo per mettere in tavola la cena.

– Mamma, come farete voi donne cubane adesso che è morta Vilma?

Lei sospende il lavoro di selezione e mi guarda sorpresa. Scuote la testa.

– Alejandro, invece di dire cazzate, perché non esci per strada e vedi di rimediare qualcosa per cena che abbiamo solo riso? – risponde.

È fatta così mia madre. Non vuol dare a vedere quanto le manca la Magnifica Eroina della Patria, ma io lo so che nel profondo del suo cuore è commossa, magari stanotte ha pianto e non ha dormito dopo il discorso di Raúl trasmesso in televisione a reti unificate.

– Va bene mamma, vado. Spero che ti riprenda presto. Tutto passa. –  Sorrido. – Per fortuna alla patria non mancano altre magnifiche eroine…

Mia madre mi guarda come se fossi pazzo. Non sono fuori di testa mamma. Stai tranquilla. Non lo sono proprio. Esco canticchiando nel pomeriggio assolato di Diez de Octubre, tra il profumo di farina della panetteria all’angolo e i venditori di maní seduti sotto i porticati. Lo vedo da come si muove la gente per strada che non è la solita Cuba e persino la fila alla bodega ha un sapore diverso. Quando muoiono le eroine si perde un pezzo di patria. Ma ora basta con le cazzate ché devo pensare alla cena.

 

Alejandro Torreguitart Ruiz


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