Cerca ospitalità in Discorso amoroso, per le temperature estive, questa poesia di Bernart de Ventadorn. Mi è tornata in mente, rispetto a una ricerca compiuta tempo fa, e pensando alla ...punteggiatura del discorso amoroso... per il quale, certo, non troverei affatto fuori luogo una rima d'altri tempi, anche se so che in molti ritengono impensabile scrivere di questi versi, oggi, ma, soprattutto, ritengono (erroneamente) che anche l'orecchio non sia più in grado di goderne.
Ivana Cenci
BERNART DE VENTADORN: “BEN VORREI TROVARLA…”
Ben vorrei trovarla sola, che dormisse o facesse finta
di dormire, per rubarle un dolce bacio, non avendo
l'animo di richiederglielo. Per Dio, signora, quanto
poco godiamo dell'amore! Vassene il tempo e noi
perdiamo il meglio. Dovremmo corrispondere con segni
d'intesa, e poiché non ci vale l'ardire, ci valga
almeno l'astuzia!
Bernart de Ventadorn (1130-1140 - 1190-1200) fu trovatore, compositore e poeta, probabilmente figlio di un fornaio, cresciuto presso il palazzo dei duchi di Ventadorn, nel dipartimento francese del Corrèze (Limousin), ed è considerato il più famoso dei poeti e trovatori provenzali. Nato in una famiglia modesta, fu istruito all’arte della poesia dal suo protettore e maestro, il signore Eble III, detto il “cantante” e compose i suoi primi versi per la viscontessa di Ventadour, riportandone la conseguenza di essere cacciato dal castello. Trovò rifugio e dimora successivamente presso altre corti signorili, infine presso quella di Eleonora d’Aquitania, che seguì forse oltre-Manica, dopo il suo matrimonio con Enrico Plantageneto e per la quale scrisse canzoni d'amore di grande bellezza, probabilmente per superare con il suo merito poetico la distanza sociale che lo separava da questa grande signora, di cui era innamorato. Se riprende motivi comuni alla poesia della maggior parte dei troubadours: la natura e soprattutto l'amore, se ne discosta con un tratto tutto originale, lasciando posto nei suoi versi alle sensazioni personali, il che conferisce alla sua poesia accenti di verità introvabili nei troubadours suoi contemporanei. La poesia è in effetti per lui più l'espressione di un sentimento reale che non un lavoro formale. Ha lasciato testi commoventi e ricchi di immagini, capaci di esprime in una lingua semplice sentimenti molto intensi. Poco apprezzata dai dilettanti di poesia cortese che ponevano la tecnica poetica al disopra dell’espressione dei sentimenti, la sua opera dovette attendere l'epoca romantica perché egli fosse riconosciuto uno dei più grandi.